L’intervista che non avrebbe mai voluto affrontare, le frasi che non avrebbe mai voluto pronunciare, la notizia che non avrebbe mai voluto svelare. È stata una mattina emotivamente difficile per Linn Svahn, che ha svelato di non poter prendere parte ai Giochi Olimpici di Pechino, a causa dei problemi alla spalla causati dalla caduta avuta lo scorso anno nella batteria della sprint di Ulricehamn. Due mesi dopo, la giovane sprinter svedese, che ha già in bacheca una coppa di specialità, ha deciso di svelare tutto ai media.
Nell’intervista all’Expressen ha parlato tanto del suo stato d’animo e di come ha vissuto questi mesi da febbraio a oggi, anche dell’errore di non operare subito, per il quale però non ha voluto criticare lo staff medico svedese, prendendosi le proprie responsabilità.
«Ieri mi sono sdraiata sul pavimento, ho abbracciato il mio cane e ho pianto – ha raccontato Svahn nella bella intervista all’Expressen – probabilmente è stata la prima volta che ho pianto così in due o tre anni. Sapevo che raccontandolo e rendendo la notizia pubblica, l’avrei resa ufficiale. Per me è stato difficile dirlo prima, me la sono tenuta dentro due mesi, soltanto poche persone a me vicine ne erano a conoscenza. Non lo sapevano nemmeno le mie compagne di squadra. È difficile veder scomparire i tuoi sogni. Mi ci è voluto un po’ per accettare questa situazione: che ora sono in una fase in cui devo soltanto guarire e non posso essere in forma per la stagione. Prima di parlare e rendere pubblica una cosa, devo avere le idee chiare, essere convinta di ciò che penso. Ho dovuto accettare la notizia prima di renderla pubblica. Non ero pronta a parlarne prima. E tutti lo hanno capito. Ma il prossimo fine settimana inizia la stagione, quindi sembra ovvio parlarne ora».
Svahn ha quindi parlato del suo problema alla spalla: «Posso sollevare una tazza di caffè, ma sicuramente non una padella. La caduta di Ulricehamn ha causato alcuni problemi alla spalla, io ho provato a fare in modo di recuperare e questo ne ha causati altri. Non sapevamo che fosse rotta. Se lo avessimo saputo subito, probabilmente sarei stata seduta qui oggi in una posizione completamente diversa. Perché allora avremmo scelto di rimediare subito».
La fondista svedese è consapevole che la situazione è stata gestita male, ma non ha voluto accusare nessuno: «Se potessi tornare indietro nel tempo, farei tutto diversamente. Ma non è possibile guardare indietro e prendere le decisioni giuste. Avrei dovuto essere anch’io più attenta, interpretare meglio i segnali e rendermi conto che qualcosa non era al cento per cento. Non fare affidamento soltanto su una risonanza magnetica. Questo è un insegnamento che porterò con me in futuro. È chiaro che è frustrante come è stata gestita la situazione. Il mio strumento è questo corpo. E poi sono dipendente dagli altri, perché non sono un medico esperto, ad esempio, sulle spalle. Allo stesso tempo, non è possibile sedersi ora ed essere arrabbiati e delusi. Altrimenti non andrei avanti. Ma, naturalmente, penso che ci siano cose che andavano fatte in modo diverso, e su questo siamo d’accordo. Per Andersson (ex medico responsabile della nazionale svedese di fondo, ndr) si è scusato. Non sono arrabbiata con lui. Entrambi abbiamo agito nel modo sbagliato».
Nonostante l’infortunio alla spalla, Svahn era riuscita a partecipare alla sprint mondiale di Ulricehamn, anche se era subito chiaro che non fosse in condizione. Eppure la svedese, fuoriclasse assoluta, era arrivata anche in semifinale. «Penso che molti atleti d’élite siano come me: se hai un obiettivo per il quale hai combattuto a lungo, diventi piuttosto maniacale. Ho quindi escluso tutto il resto, come i segnali di dolore e di avvertimento, sono andata dritta per la mia strada. A ragionarci ora non avrei dovuto prendere parte al Mondiale. Anche perchè la Svezia ha solo quattro posti e a casa sono rimaste atlete come Anna (Dyvik), in grado di arrivare in finale e prendere una medaglia. E tu hai una responsabilità verso gli altri, se non sei al cento per centro, forse è qualcun altro che merita di prendere il posto. Ma credevo davvero seriamente di poter correre per l’oro quel giorno. Non avevo altri pensieri oltre a quello. Nessuno avrebbe potuto farmi non partire ai Mondiali».
Se c’è una caratteristica che contraddistingue Linn Svahn e la fa anche amare ai tifosi è la sua grinta. Ecco quindi che la svedese già guarda avanti: «Devo parlarvi della mia prima telefonata che ho fatto dopo l’operazione? Volentieri. Ho chiamato il mio allenatore Ola (Ravald), che è la mia roccia quando c’è tempesta, e gli ho detto: “Ola. Vinceremo tutto ai Mondiali. Il Mondiale di Planica 2023 è la prima cosa a cui ho pensato».
Accettato di non poter competere in questa stagione, Linn Svahn ha iniziato a ragionare su come rendere anche questa situazione un’occasione per crescere. Essere costretti ad allenarsi in un altro modo può aiutarla a svilupparsi sia fisicamente che mentalmente. «Per i Mondiali del 2023 non punto solo sulla sprint. Guardo anche un po’ oltre, come penso alla stagione successiva che non avrà alcun Campionato del Mondo. Voglio rimodellare me stessa per essere molto competitiva in tutto quell’inverno. Voglio essere in grado di sfidare i migliori sciatori in ogni format di gara e lottare per vincere la classifica generale della Coppa del Mondo in quella stagione. Mi stimola già solo a pensarci».
Svahn non affretterà il recupero, anche se spera di poter competere già la prossima primavera: «Lo spero. L’obiettivo principale è essere integri e senza dolore, naturalmente, ma un obiettivo intermedio è essere in grado di competere un giorno o l’altro quest’inverno. Ad esempio, i Campionati Svedesi di Bruksvallarna ad aprile. Ma parteciperei soltanto se non fosse rischioso. Se recupererò al cento per cento? Ne sono sicura, totalmente convinta».
Sci di Fondo – Linn Svahn dopo la delusione olimpica: “Le cose andavano gestite in modo diverso, ma ora penso a vincere tutto a Planica”
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