La passata stagione è stata fortemente condizionata dall’emergenza covid, soprattutto nel mese di dicembre quando i grandi team del nord Europa, Norvegia, Svezia e Finlandia, decisero di non prendere parte alle tappe di Davos e Dresda.
Ma come hanno reagito gli atleti coinvolti? Se in Norvegia, almeno pubblicamente, gli atleti sembravano essere compatti e d’accordo con la decisione presa dalla loro federazione, lo stesso non si può dire per gli svedesi.
Nella serie documentario di SVT sulla stagione 2020/21 della squadra di sci di fondo svedese, che sta avendo molto successo in patria, è stata mostrata la reazione della squadra quando il responsabile del fondo svedese, Daniel Fåhraeus ha comunicato alle atlete del gruppo femminile la scelta presa, attraverso una videochiamata di gruppo. «Abbiamo deciso di riunirvi tutte qui per comunicarvi quanto abbiamo deciso giusto un paio di ore fa – esordì il dirigente svedese – non parteciperemo alle prossime due tappe di Coppa del Mondo».
All’interno del gruppo svedese scese il silenzio, interrotto ancora dal dirigente: «Sappiamo che molti di voi non saranno d’accordo, ma la salute è più importante ed è il motivo per cui abbiamo preso questa decisione».
La prima atleta a parlare fu quindi Moa Lundgren, molto critica: «Questo è il nostro lavoro, il nostro modo di guadagnare. E ora voi veramente ci state togliendo la coperta».
Daniel Fåhraeus rispose, cercando di far comprendere nuovamente le motivazioni della scelta: «Capisco se qualcuna di voi volesse dare un pugno al muro o a me. Ma veramente facciamo questo per la vostra salute, non importa quanto sia difficile da accettare. Stiamo parlando di una malattia mortale. Non potrei guardarmi allo specchio se qualcuna di voi si ammalasse seriamente».
La chiamata si chiuse con il dirigente che chiese alle atlete se qualcuna volesse intervenire ed Ebba Andersson prese la parola: «Credo che semplicemente siamo rimaste senza fiato».
Più tardi nell’episodio, Linn Svahn si è dimostrata critica nei confronti della decisione dei dirigenti svedesi: «Posso pensare che sia la decisione sbagliata per varie ragioni. La prima è quanto sia giusto nei confronti degli atleti. Quando le grandi potenze decidono che non è giusto per loro gareggiare».