Spinge a tutta sull’ultima salita, taglia il traguardo, osserva il tabellone e legge quel numero uno: Matteo Tanel è campione del mondo dell’individuale in skating. L’azzurro del Team Robinson non riesce nemmeno a lasciarsi andare, respira, cerca di recuperare da un ultimo giro fatto a tutta velocità. Tutti i media si avvicinano, ognuno vuole rubare un’immagine, una sua parola o un’espressione, ma il neo campione del mondo ferma tutti, chiede un momento per sé. Come non concederglielo, dopo tutto il lavoro fatto in questi anni, quei sacrifici che soltanto lui e chi gli sta attorno conoscono? Matteo si siede, prende la giacca e si copre il volto, vuole tenere soltanto per sé questo bellissimo momento. Poi rialza la testa, Galassi corre ad abbracciarlo e incredibilmente il primo pensiero di Tanel è chiedere al compagno come sia andata la sua gara. Poi i sorrisi, le emozioni da condividere con la famiglia, le foto, la cerimonia floreale e le tante interviste.
Tanel si è quindi fermato a parlare anche con Fondo Italia, pur faticando ancora a esprimere fino in fondo tutte le emozioni che sta provando.
Ciao Matteo, complimenti per questo fantastico risultato. Puoi descriverci il momento in cui hai passato il traguardo e ti sei reso conto di essere campione del mondo?
«Ho guardato il tabellone, ho letto il numero uno, ho realizzato che era il mio tempo ed è stato un momento bellissimo. Sono veramente contento, sono emozioni forti. Avevo qui il mio tifo di casa, mio nonno, la nonna, la mia fidanzata, tutti quanti, il Team Robinson, il mio staff e la gente della Val di Fiemme che faceva il tifo per me. È stato veramente emozionante, mi tiravano su durante la gara. Ho capito cosa prova un ciclista al Giro d’Italia quando trova il pubblico che lo sostiene. È stato veramente bello ed emozionante».
Una volta tagliato il traguardo, mentre noi media ti abbiamo subito raggiunto cercando di rubare ogni attimo del tuo post trionfo, hai deciso di sederti e coprirti il volto con la giacca.
«Volevo godermi la vittoria anche un po’ privatamente, perché non devo per forza rendere pubblico ogni mio momento. Volevo tenere qualcosa anche per me, perché ho cercato tanto questo successo, ho preparato questa gara e volevo anche un po’ godermi il successo da solo, senza rendere tutto pubblico».
Ci puoi parlare di quel fantastico ultimo giro?
«Sono stato di poco dietro nei tempi praticamente per tutta la gara, ma quando sono arrivato all’ultimo chilometro, mi hanno detto tutti che ormai me la stavo giocando. Sentivo di averne ancora, ho fatto tutta la gara allo stesso ritmo, ma in quel momento sono riuscito a dare ancora qualcosa in più. Devo dire che stavo abbastanza bene».
Vincere un titolo mondiale in una gara nella quale erano al via atleti come Spitsov e Chervotkin, rende tutto ancora più speciale?
«È bello, significa che sto andando bene. Inoltre la loro presenza è positiva per tutto il movimento, anche perché crescono le attenzioni e si alza anche il livello. Inoltre diventano più anche le motivazioni di noialtri che sulla carta siamo meno forti, ma sull’attrezzo specifico possiamo dire la nostra».
Quanto lavoro è presente dietro a questo risultato?
«Tantissimo. Siamo abbastanza coccolati da parte della FISI, dei nostri allenatori, del presidente che crede in questa disciplina. Siamo un bel gruppo, parliamo sempre tra noi, ci diciamo tutto e siamo tranquilli perché il lavoro paga».