È quasi più teso nell’affrontare un’intervista rispetto a una gara. Artem Maltsev ci attende gentilmente nella hall dell’Albergo Dolomiti, mentre prima di lui intervistiamo Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani, i suoi nuovi compagni di squadra. Francois Ronc Cella e Retivykh lo prendono in giro, mentre è seduto preoccupato per la lingua inglese. Ma alla fine, senza paura, come quando affronta gli avversari in gara, prende coraggio e si lascia intervistare, portando con sé un tecnico della squadra, soltanto per essere certo di comprendere bene tutte le domande. Fa piacere constatare la sua grande disponibilità, anziché trincerarsi dietro un più semplice no.
In fin dei conti Maltsev ha tanto da dire. In un gruppo ampio come quello russo deve sempre battersi per ottenere un posto in squadra in Coppa del Mondo e nei grandi eventi, che avrebbe con certezza in quasi tutte le altre squadre, ma a 28 anni appena compiuti, il russo sente di avere la maturità giusta per presentarsi alle sue prime Olimpiadi e fare bene. I risultati dell’ultima stagione hanno fatto crescere la sua autostima, grazie anche ai primi due podi in Coppa del Mondo ottenuti a Davos e Val Müstair, sempre in quota e in una 15 km in skating. Di questo abbiamo parlato con lui nell’intervista che ci ha rilasciato alcune settimane fa a Lavazè, prima di andare a Forni Avoltri e imporsi sugli skiroll nella 15 km in skating valida per i Campionati Italiani.
Ciao Artem e grazie per la disponibilità. Come sta procedendo la preparazione?
«Quest’anno l’allenamento è molto duro, perché stiamo effettuando molti raduni in alta quota, come ai 1800 metri di Lavazè, che è più o meno la stessa altezza che troveremo a Pechino. Veramente difficile per me che non sono abituato».
Vieni dalla migliore stagione della tua carriera, nella quale hai anche ottenuto i primi due podi individuali in Coppa del Mondo. Pensi che questi risultati possano darti maggiore consapevolezza e fiducia?
«Nella passata stagione ho fatto molti progressi e questo mi ha spinto ad allenarmi ancora di più questa estate, perché abbiamo alle porte la stagione olimpica. Insomma penso di poter fare ancora meglio nella prossima stagione. I due podi ottenuti possono aiutarmi, perché quando sei lì sopra, senti qualcosa dentro di te che vuoi rivivere».
Che effetto fa fare parte di un gruppo internazionale come quello di Cramer?
«È una bella esperienza. Già lo scorso anno avevamo avuto l’opportunità di incontrarci più volte con gli italiani durante alcuni raduni sulla neve. Già sapevamo che sono atleti molto forti. Ora ci alleniamo insieme e credo sia qualcosa di molto positivo avere in squadra Pellegrino per migliorare nelle sprint e Defa che è molto competitivo nelle distance. Siamo una bella squadra e combatteremo per il vertice nella prossima stagione. Ora siamo amici, ma durante le competizioni invernali lotteremo (ride, ndr)».
Ritieni sia per voi possibile battere i norvegesi?
«Penso di si, perché no? (ride, ndr)».
Nella passata stagione hai vinto la medaglia mondiale in staffetta, quando non avevate in squadra Ustiugov. Pensi che con lui abbiate maggiori speranze di vincere l’oro alle Olimpiadi?
«Non è semplice parlare della staffetta, in quanto abbiamo una grande concorrenza nella squadra russa, nella quale tutti gli atleti ambiscono a far parte del quartetto olimpico, senza dimenticare che già qualificarsi per le Olimpiadi non è facile. Però, rispondendo alla tua domanda, credo che in quell’occasione sia tutto possibile, in quanto ai Giochi ci sono tanti fattori che possono condizionare il risultato, compreso lo stress che è assai diverso rispetto a un evento normale».
Quanto è difficile conquistare il posto nella squadra russa, non soltanto per i Giochi ma anche per la Coppa del Mondo?
«In ogni stagione nella squadra russa bisogna sempre lottare già a novembre per riusicre a qualificarsi per la Coppa del Mondo. Come ho detto prima, la concorrenza è grande. Quest’anno poi sarà ancora più difficile entrare nella squadra olimpica, perché a Pechino avremo soltanto otto posti per gli uomini. Vedremo cosa riusciremo a fare, ma ciò mi spinge soltanto ad allenarmi ancora di più. La concorrenza è motivante, mi aiuta a ottenere risultati».
In estate la nazionale russa è divisa in tanti gruppi di lavoro. Quando poi vi ritrovare in inverno, riuscite a creare uno spirito di squadra?
«Certamente, ci sentiamo una sola squadra. Per noi non è un problema allenarci separatamente in estate. Facciamo un percorso diverso fino all’inverno, ma siamo tutti amici e in Coppa del Mondo siamo un’unica squadra».