Per la squadra statunitense di sci di fondo la scorsa stagione si è rivelata un’altra annata di grande crescita, culminata con la storica conquista della generale di Coppa del Mondo da parte del proprio esponente di maggior profilo, la trentenne nativa del Minnesota Jessie Diggins.
Jessie oltre alla sfera di cristallo ha portato negli States anche il primo successo a stelle e striscie raccolto nel Tour de Ski. Unico neo per lei, non aver ottenuto medaglie ai Mondiali di Oberstdorf, sfuggitele per pochi secondi nella 10km a skating e al fotofinish nella staffetta femminile. Oltre alla fondista di Afton, gli Stati Uniti del fondo hanno avuto l’esplosione ad inizio stagione della trentatreenne Rosie Brennan, capace di indossare il pettorale giallo fino al Tour de Ski, per poi però vedere la propria condizione calare proprio sul più bello in vista della rassegna iridata.
Accanto a loro il movimento condotto dal direttore del cross-country Chris Grover e dai coach Whitcomb e Cork ha visto crescere di livello una nuova giovane generazione con Gus Schumacher e Hailey Swirbul una spanna sopra gli altri.
Il ventennne di Anchorage ha superato ogni più rosea previsione novembrina consegnataci dal suo personal coach Jan Buron, ottenendo già due top 10 in Coppa del Mondo e dimostrando che presto potrà davvero lottare ad armi pari coi migliori al mondo nelle gare distance. Grandi miglioramenti li ha mostrati, sopratutto nel primo periodo, la ventitrenne Swirbul, capace di centrare il primo podio in carriera fra le senior nella 10km a skating a Davos e ottenendo la prestigiosa selezione come quarto membro della 4x5km iridata. Questa giovane e rampante nuova generazione di fondisti statunitensi, a cui possiamo aggiungere gli altri nomi in rampa di lancio come Sophia Laukli, le talentuose junior Kendall Kramer, Sydney Palmer-Leger e la diciassettenne Ava Thurston in campo femminile, Hunter Wonders, il figlio d’arte Will Koch e l’altro Alaskan Zanden Mc Mullen avranno ora il difficile compito di emulare Jessie Diggins nel panorama “Made in USA” e sostituire Sadie Bjornsen, Sophie Caldwell e Simi Hamilton, che si sono ritirati al termine dalla scorsa stagione, e garantire continuità di rendimento e magari un ulteriore step in avanti ad un movimento sempre più in salute.
In merito a ciò, chi sarà chiamata a sostituire Bjornsen e Caldwell all‘interno dell’affiatato ed unito team USA è la nativa di El Jebel, nel centennial state del Colorado, Hailey Swirbul che ci ha raccontato quali saranno le future dinamiche all’interno della sua squadra ora che le due veterane hanno appeso gli sci al fatidico chiodo, le proprie aspettative per la sua prima stagione olimpica, lo “state of the nation” del fondo statunitense e le difficoltà che hanno i fondisti americani nel dover rimanere lontano dai propri cari e dagli amici per quasi cinque mesi nei quali sono forzati a gareggiare sempre in Europa.
Guardando indietro alla passata stagione, hai ottenuto il primo podio in Coppa del Mondo a Davos, sei rimasta in Europa per quasi tutto il periodo di gare, ottenendo poi la selezione per Oberstdorf. Sei soddisfatta della tua prima stagione, quasi full time, nel massimo circuito dello sci di fondo?
“In linea di massima lo sono. Da una parte ho ottenuto buoni risultati anche se è stata una stagione difficile a causa del Covid e delle restrizioni. E’ difficile stare lontano da casa per cosi tanto tempo, è stata questa una grande sfida per me. Non sapevo bene cosa aspettarmi da questa mia prima stagione a tempo pieno in Coppa del Mondo, cosi sono un pò anch’io sorpresa dai buoni risultati che ho ottenuto nel primo periodo di gare. Poi dopo il Tour ho avuto un pò di alti e bassi in termini di risultati. Speravo di sentirmi meglio durante i Mondiali di Oberstdorf, non è stata una grande settimana per me, ma allo stesso tempo ne sono felice perchè ho imparato molto lì e ora me lo porto con me per le successive stagioni che andrò ad affrontare.“
Eri assieme a Jessie Diggins il giorno in cui ha ricevuto la sfera di cristallo in Engadina. Come avete vissuto quella giornata storica voi sciatori americani?
“E’ stato incredibile per tutti noi. Non penso che per noi come nazione fosse immaginabile che questo accadesse anni fa. La mia generazione ha visto la genesi di ciò grazie e Kikkan e Jessie, Rosie e Sadie che hanno dimostrato ciò che era possibile fare in Coppa del Mondo anche per una fondista americana. Ed ora per la mia generazione e per tutti i nostri govani connazionali che solo sognavano di arrivare ai vertici del fondo, abbiamo visto che questo successo è un esempio di ciò che possiamo fare anche noi. Ma non è stata sorprendente la vittoria della sfera di cristallo per Jessie, perchè lei è una atleta così attenta e una incredibile fondista. Sono rimasta anch’io molto entusiasta quel giorno nel vedere il suo sogno diventare realtà, ma non mi ha sorpreso molto alla fine, sapevo che questo storico giorno per il fondo statunitense sarebbe arrivato vedendola allenarsi così duramente.”
Hai vissuto e ti sei allenata un’intera stagione assieme a Jessie. Quali sono le cose principali che hai imparato e “rubato” da una leader così importante del Team USA?
“Penso che Jessie porta un atteggiamento così positivo allo sport, e che da lei si ha una grande opportunità di imparare nuove cose. Lei ha avuto un grande impatto su di me come giovane atleta. Ci ha dimostrato dove anche noi giovani possiamo arrivare in futuro. Lei dà sempre tutto, mette molto di sé e dà sempre il suo cuore nelle gare, è molto competitiva e ama vincere. Mi ispira molto anche quando vi sono momenti difficili da affrontare. Jessie è sempre una persona felice e anche nel privato è cosi come appare davanti alle telecamere.”
Quanto è difficile vivere per più di cinque mesi lontano da casa, famiglia e amici come siete costretti a fare voi sciatori americani? L’anno scorso hai voluto dividere la tua stagione in due parti per ammorbidire un po’ questa situazione.
“Questo è un aspetto molto difficile per ogni membro della nostra squadra, sebbene lo viviamo tutti in modi differenti. Per me è stata un esperienza molto difficile da superare. Per esempio quando sei in hotel devi seguire sempre la stessa routine: mangiare-allenarti-gareggiare-dormire, ed è difficile avere giorno dopo giorno il controllo della tua vita durante questi periodi nei quali sei lontano da casa. Ma allo stesso tempo penso che noi abbiamo una possibilità unica di legare come team, di creare una squadra molto unita e affiatata. Credo proprio che in questo modo tutti assieme noi abbiamo creato una reale cultura di squadra, atleti-allenatori-skimen. Il vivere quasi cinque mesi on the road è per tutti noi una grande ed ulteriore sfida ma penso che nella scorsa stagione l’abbiamo gestita piuttosto bene durante l’intera annata. Sarebbe comunque bello che la Coppa del Mondo facesse più tappe nel nord America in futuro. Io provengo dal Colorado e qui abbiamo tracciati anche più interessanti rispetto ad alcune località che troviamo in Europa e lo stesso si può trovare in Alaska dove io mi alleno e spesse volte ho gareggiato nel superTour americano.”
Quali sono i tuoi programmi pensando alla prossima stagione olimpica?
“Il prossimo anno, per me sarà molto interessante in quanto sarà la mia prima stagione olimpica e sarà una sfida per me vedere come affrontare le pressioni e le aspettative che mi sono posta, di competere al meglio e mostrare miglioramenti rispetto alla passata stagione. Il mio piano al momento è quello di rimanere in Europa per il primo periodo di gare e fare il Tour de Ski che fortunatamente è più corto. Poi probabilmente tornerò negli States per riposare, ricaricarmi un pò e poter prepararmi poi al mio meglio per le Olimpiadi. Ovviamente l’obiettivo è quello di arrivare al massimo della forma, sia fisica che mentale a Febbraio.”
Per le principali testate giornalistiche, i più importanti network televisivi e per i tifosi statunitensi, i giochi olimpici sono l’evento principale nello sport. Ti senti sotto pressione o ti stai preparando con un’attenzione particolare sotto questo aspetto?
“Questo sarà un punto interessante da affrontare per me. In quanto qui per le Olimpiadi improvvisamente tutti vogliono un pezzo di te. Negli Stati Uniti è difficile avere degli sponsor negli altri tre anni, ma durante l’anno olimpico succede che tutti vogliano lavorare e supportare la tua attività. E’ un evento di alto profilo qui negli Stati Uniti e ciò lo si è anche visto recentemente con i Giochi di Tokio 2020. In passato molte persone che incontravo mi dicevano spesso che volevano vedermi alle Olimpiadi oppure che verranno sicuramente in loco se andrò alle Olimpiadi. E questo è pazzesco, perché le stesse persone poi non hanno per noi la stessa attenzione in occasione delle gare di Coppa del Mondo che vi sono ogni settimana. La maggior parte delle persone in USA non dà molta molta importanza allo sci di fondo eccetto quando vi sono le Olimpiadi. Questo sarà una sfida per me, per la pressione che vi sarà. Per me sarà importante imparare a gestire me stessa psicologicamente con la pressione, mantenere un buon equilibrio e sapere che io valgo di più dell’avere una medaglia olimpica, se questo poi non dovesse accadere.”
Quali sono i tuoi principali punti di forza nello sci di fondo e in quale aspetto senti di dover lavorare di più?
“Penso che il mio punto di forza sia la parte bassa del mio corpo e il saper usare bene le mie gambe per condurre al meglio gli sci specialmente nello skating. Io comunque amo molto la tecnica classica. Invece ho bisogno di migliorare in alternato in quanto il mio double poling è ancora insufficente e ho bisogno di lavorare sulla forza nella parte superiore del corpo.”
Raccontaci un po’ della situazione del cross-country negli USA. Credi che interesse, passione e investimenti degli sponsor nella nostra disciplina, stiano crescendo rispetto a dieci/quindici anni fa?
“L’interesse per il fondo qui sta crescendo esponenzialmente. Molto è da accreditare ai successi delle nostre figure di alto profilo come Jessie, Sadie o Rosie che sono capaci di ispirare i ragazzi più giovani nel realizzare i loro sogni, in quanto ora sono consci del fatto che anche gli sciatori americani possono arrivare al top mondiale. Negli States vi sono sempre più ragazzi che si stanno affacciando al fondo e i nostri programmi che iniziano fin dalle elementari sono sempre più efficenti. Ciò che è interessante è che col Covid lo sci di fondo è esploso nella nostra nazione perchè con la pandemia molti ragazzi avevano più tempo libero e hanno potuto apprezzare meglio il solo fatto di fare attività all’aperto. E lo sci di fondo è una perfetta disciplina per sperimentare ciò nel modo migliore .Qui vi sono sempre più persone sui tracciati da fondo, il nostro sport sta decisamente crescendo molto. E in futuro nuovi talenti americani arriveranno nelle posizioni di vertice a livello internazionale.”
Oltre ad essere nella squadra americana di fondo, sei anche una studentessa all’Alaska University. Come gestisci lezioni, esami, allenamenti e gare?
“Non è una cosa semplice da gestire al meglio. Io mi laureerò nel prossimo Dicembre in ingegneria civile dopo un lungo viaggio durato cinque anni. Prima del Covid non era semplice trovare le giuste opzioni coi professori per frequentare al meglio le lezioni e ricevere le giuste istruzioni quando io ero col mio team nei ritiri o a fare gare in Europa. Paradossalmente quando il Covid è arrivato ho potuto continuare al meglio coi corsi on line e gli esami. In tutti questi anni non e’ stato semplice conciliare la scuola con gli allenamenti, le gare, i viaggi e i training camps ect. e ci ho sempre messo molto di me stessa in tutte queste anche frenetiche situazioni. Inoltre questa estate sto anche frequentando un tirocinio in ingegneria ma sono tutte esperienze di vita che vanno vissute e sfide che vale la pena affrontare nel corso della nostra esistenza.”
Sfortunatamente le tue compagne di squadra Sadie Bjorsen e Sophie Caldwell si sono ritirate alla fine della scorsa stagione. Ti senti più sotto pressione ora all’interno della squadra? Credi di poter migliorare ancora come hai fatto la scorsa stagione?
“L’assenza di queste due grandi sciatrici sarà un argomento interessante all’interno del nostro team. Le dinamiche cambieranno, in quanto metà del nostro gruppo più anziano si è ritirata in una sola stagione agonistica, e loro lasceranno un grande buco al nostro interno in quanto erano sempre incredibilmente positive e di supporto verso noi giovani. Al momento non sento la pressione di essere a così alto livello come lo erano Sadie e Sophie, in quanto sento di poter solo dare il meglio di ciò che sono in grado di fare e di non dover essere ad un livello scritto sulla carta o di dover ottenere questo o quel dato risultato. Ma sicuramente loro due ci mancheranno molto nelle prossime stagioni. “
Sei la fondista americana di maggior successo a livello junior. Quanto sei orgogliosa di te? Consideri questo solo un punto di partenza per ulteriori vittorie a livello senior?
“Non so dirlo con precisione. In Coppa del Mondo c’è un modo di gareggiare diverso e un livello incredibilmente alto di fondiste con cui confrontarsi rispetto alle gare junior. E’ molto diverso trascorrere cinque mesi in Europa rispetto alle due settimane che si facevano a livello giovanile. E penso che tutti i vari fattori, come adattarsi al nuovo circuito senior e confrontrarsi con le pressioni che vi sono a questi livelli, siano differenti. Per esempio molti miei risultati ottenuti a livello junior sono stati una sorta di sorpresa anche per me, io non mi aspettavo di ottenere tutte quelle medaglie, molte persone attorno a me sono rimaste anche loro sorprese. Penso sia differente quando tu poi ti fai un certo nome a livello internazionale, riuscire a mantenere quel livello, dato che poi hai tu stessa nuove aspettative. Molti pensano che se tu sei brava a livello junior, poi lo puoi essere anche da senior, ma non è cosi scontato e semplice questo passaggio. Io spero solo di proseguire la mia carriera al meglio che posso ed aiutare la squadra e la mia nazione al massimo. Questo al momento è il mio obiettivo, piuttosto che il raggiungimento di una determinata vittoria.”
Chi pensi che vincerà per primo? Tu il Tour de Ski o tuo fratello Keegan il Tour de France?
“Mio fratello ha avuto alcuni problemi fisici all’inizio di stagione ma ora ha fatto bene nel giro del Portogallo e io sono molto contenta per lui che ora la sua carriera nel ciclismo si stia sviluppando bene. Io voglio rimanere umile e dico che lui vincerà per primo in quanto conosco fin da piccola la sua dedizione e tutto il lavoro che ha fatto per diventare un professionista. Io avrò tempo per il Tour de Ski. (ride, ndr)”
Sci di fondo – Hailey Swirbul e la via aperta da Jessie Diggins: ”Lei ci ha mostrato dove possiamo arrivare”
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