In Norvegia, la revoca del divieto all’utilizzo della camera ipobarica è stata accolta con grande entusiasmo da molti atleti, ma tra i fondisti la reazione è stata più distaccata. Se da una parte i fondisti riconoscono l’importanza di aver aperto a questa possibilità, mettendosi al pari con gli altri paesi, dall’altra non hanno tutta questa fretta di provarla.
Ne sono un chiaro esempio le fondiste della nazionale norvegese, che in questi giorni si sono ritrovate a Knattholmen di Sandefjord, un posto bellissimo vicino al fiordo, ad appena pochi metri sopra il livello del mare, per un allenamento. A VG, Therese Johaug ha dato un giudizio positivo alla possibilità di utilizzo della camera ipobarica, ma ha ammesso che non ne farà uso nella stagione olimpica.
La campionessa norvegese ha esordito dicendosi contenta del fatto che la Norvegia si sia messa al pari con le altre nazioni, anche perché lei ha sempre avuto degli ottimi feedback dopo dei periodi passati ad allenarsi in quota. Ma ha poi aggiunto: «Possiamo discutere se sia merito della quota o il fatto che sono stata tre settimane fuori, allenandomi e rilassandomi. È il paccheto completo che è importante: quota, relax ed esercizio fisico».
Johaug non intende però sperimentare la camera ipobarica prima delle Olimpiadi. In fin dei conti non l’ha mai fatto nella sua carriera ed i risultati li ha sempre ottenuti. «A sette mesi dalle Olimpiadi, ritengo sia del tutto inappropriato iniziare ad utilizzare la camera ipobarica. Non so come reagirebbe il mio corpo. Queste cose vanno provate quando non c’è un evento importante».
Anche se lei non userà questo strumento, Johaug sostiene gli atleti che vogliono farlo e sarebbe curiosa in futuro di provare. «Penso che prima sarebbe meglio avere un po’ di esperienza in più su come reagisce il tuo corpo. Sicuramente sarebbe stato interessante provarci, ma non ci ho pensato molto».
Al contrario di Johaug, che spesso si è allenata in quota nel corso della sua carriera, organizzandosi anche privatamente, la sua giovane compagna di squadra Fossesholm non ha ancora sperimentato alcun allenamento in altitudine, dal momento che lo scorso anno la squadra norvegese non ha mai lasciato la propria nazione durante la preparazione. «Prima di prendere una posizione sulla camera ipobarica, voglio provare ad allenarmi in quota. Prima delle Olimpiadi, l’allenamento in quota è ciò che mi serve, quindi non farò subito uso della camera ipobarica. Sono molto curiosa e non vedo l’ora di allenarmi in quota per vedere come reagisco a quel tipo di allenamenti».
Non così attratta dalla camera ipobarica anche Maiken Caspersen Falla, la cui idea a riguardo è interessante: «Non credo sia completamente dimostrato che abbia un effetto. In quel caso devi allenarti all’interno della camera ipobarica, sarà molto noioso pedalare e correre lì dentro per 14 giorni per ottenere l’effetto della quota. Penso che la mente giochi un ruolo importante ed è più bello allenarsi all’esterno. Ma come parte di una fase di acclimatazione, la camera ipobarica è interessante».
L’allenatore Ola Vigen Hattestad non ha mai utilizzato la camera ipobarica, nemmeno quando allenava la Slovenia, pure se in quella nazione è consentito: «Non sono sicuro se lo sci di fondo la utilizzerà. Quest’anno è completamente irrilevante. Ma in futuro, penso che possa essere utile quattro o cinque giorni come acclimatamento ai raduni ad alta quota».
Molto netta la posizione dell’esperto allenatore della squadra femminile, Ole Morten Iversen, reduce dai tanti trionfi del suo gruppo: «Avremmo anche potuto restare senza di essa. Non credo che la Norvegia avrebbe vinto più medaglie se la camera ipobarica fosse già stata autorizzata».