Entrambi non amano allenarsi in quota, ma in vista delle Olimpiadi di Pechino faranno un’eccezione ma in maniera molto diversa. Johannes Klæbo ed Emil Iversen faranno tanti giorni di allenamenti in quota come non hanno mai fatto in precedenza, ma uno dei due cercherà comunque di limitarlo al massimo.
I due fondisti norvegesi non hanno mai amato allenarsi in quota, addirittura Klæbo aveva ammesso di non averlo mai fatto fino ai Mondiali di Seefeld. In vista dei Giochi di Pechino, dove si gareggerà a 1700 metri, sono stati costretti a cambiare idea, seppur con piani diversi. Klæbo dovrebbe fare circa 100 giorni in quota quest’anno, tra gli 80 ed i 110, mentre Iversen non supererà i cinquanta giorni.
A Dagbladet, Klæbo aveva già rivelato la sua intenzione in un’intervista rilasciata un mese fa. «Non c’è dubbio che avrò tanti giorni in quota. Devo farlo se vorrò andare veloce alle Olimpiadi. Ci saranno molti viaggi, ma ovviamente molto dipenderà anche dall’evolversi della pandemia di covid-19. Non amo viaggiare e correre rischi, ma dobbiamo recarci in quota».
Klæbo ha già pianificato il suo primo campo di allenamento in quota nel mese di giugno. Iversen invece ha un’idea diversa: «Non credo di essere pronto mentalmente e fisicamente, penso che farlo già a giugno avrebbe nel mio caso più risultati negativi che positivi. Ma è solo una mia teoria» ha affermato a Dagbladet.
In passato Iversen aveva totalmente escluso il lavoro in quota, ora si è convinto che qualcosa sia necessario fare. «Prima non sapevo nulla sull’effetto dell’altitudine. Ci sono molto modi per risolverlo. Per me sarà importante capire com’è allenarsi duramente in quota e successivamente acclimatarmi prima delle Olimpiadi. Ma non farò un raduno in quota durante l’estate. Se Johannes completa cento giorni di quota, vedremo chi avrà preso la decisione migliore, visto che sulle distance siamo abbastanza simili. Vedremo se sbaglio».