Tensione, gioia, suspense, rabbia, sorpresa e tante altre emozioni sono state vissute da Johannes Klæbo ed Emil Iversen nel giorno della 50 km di Oberstdorf. Klæbo si era imposto sul traguardo e aveva già indossato il pettorale di campione del mondo, prima del ricorso della Russia e la squalifica arrivata per mano dei giudici, che a quel punto consegnavano l’oro ad Emil Iversen. Quest’ultimo, quasi in imbarazzo, non sapeva come comportarsi davanti ai media, se gioire per quella medaglia d’oro e comunque per la sua prima medaglia mondiale, oppure criticare la decisione di squalificare il compagno di squadra, che nel frattempo aveva abbandonato il campo gara e si era recato in hotel.
In un’intervista a Dagbladet i due fondisti norvegesi hanno raccontato ciò che è avvenuto successivamente lontano da telecamere ed occhi indiscreti, quando anche Iversen, dopo aver ricevuto la medaglia, rilasciato interviste e fatto anche il servizio fotografico, è tornato in albergo.Iversen è subito andato a bussare alla porta di Klæbo perché aveva voglia di parlare con lui e conoscere le sue impressioni sulle emozioni contrastanti di quel pomeriggio. «Ho bussato alla sua porta – ha raccontato Iversen a Dagbladet – ma non ha aperto perché era in bagno».
Il ventinovenne si è quindi recato nella sala per la cena e poco dopo è stato raggiunto anche da Klæbo. Nonostante quanto accaduto quel pomeriggio ed anche l’incertezza su ciò che sarebbe successo più avanti, dal momento che allora la Norvegia avrebbe dovuto fare ricorso ed Iversen avrebbe quindi potuto anche consegnare quell’oro al compagno, Klæbo era soprattutto deciso che quella sera tutti pensassero soltanto a quanto positivo fosse stato il Mondiale appena concluso, aveva voglia che di celebrare bevendosi un bel bicchiere di vino assieme ai compagni e allo staff di supporto. «In quel momento stavamo provando tutte le emozioni possibili – ha ammesso Klæbo a Dagbladet – possiamo metterci entrambi la firma. Ma è stato un bel momento. Ci siamo seduti tutti assieme e abbiamo iniziato a parlare di tutto».
Le emozioni hanno presto preso il sopravvento. «È caduta anche qualche lacrima in quel momento – ha ammesso Iversen – è stato bello vederlo lì. Credo che Johannes meriti un ringraziamento per come si è comportato quella sera, è stato grande. Stava applaudendo lo staff di supporto e le riserve. È stato veramente bello per me che fosse lì anziché restare in camera arrabbiato, anche se avrebbe avuto tutto il diritto di farlo. Probabilmente non stava molto bene, ma sorrideva, è stato con noi a bere un bicchiere di vino. Ciò ha reso la mia serata di gran lunga migliore».
Pochi giorni dopo Klæbo ha rinunciato all’appello e si è complimentato con Iversen per la vittoria, così come ha fatto la sua famiglia. Ciò ha fatto felice il campione del mondo, ben consapevole delle sensazioni provate dal compagno: «Mi dispiace ancora per lui. Ero irritato quando mi avevano squalificato nei quarti di finale dell’Opening nazionale di Beitostølen. Anzi, sono ancora seccato per questo. Posso immaginare a fatica cosa possa significare essere squalificato dopo aver vinto la 50 km in un Mondiale».
In chiusura Iversen è anche tornato sul fatto che ha deciso la gara, il contatto tra Klæbo e Boslhunov: «Quanto accaduto è stato un incidente. Ciò che forse ha più irritato Klæbo è essere stato secondo all’ingresso nello stadio. Avrebbe dovuto essere primo e avrebbe potuto farlo se lo avesse voluto. Credo sia ciò che oggi lo infastidisce di più. Bolshunov non è la persona più simpatica al mondo. Non c’è da meravigliarsi che sia stato nella zona grigia, anziché togliersi e lasciare l’oro a Klæbo».