La prima intervista dopo l’annuncio che insieme a Francesco De Fabiani si allenerà con la nazionale russa di Markus Cramer, Federico Pellegrino le ha rilasciate proprio ad una testata russa, Match TV, alla collega Ekaterina Dolfin.
L’azzurro ha svelato che l’idea di svolgere la preparazione con atleti stranieri l’ha avuta da un nuotatore, un grande campione italiano, Gregorio Paltrinieri. «Da diversi anni sto covando l’idea di lavorare insieme ad atleti stranieri – ha affermato Pellegrino – da quando il mio compagno di corpo sportivo, il nuotatore Gregorio Paltrinieri, anch’egli delle Fiamme Oro, mi ha raccontato di come sia andato in Australia per otto mesi dopo i Giochi di Rio 2016 per allenarsi con un forte atleta australiano, Mack Horton. Ho sempre desiderato questo tipo di esperienza».
A spingere però Pellegrino a prendere questa decisione sono stati anche altri eventi accaduti: «Quest’anno il direttore agonistico della Nazionale italiana, Marco Selle, si è dimesso, ed è stato difficile per me immaginare i preparativi per la stagione olimpica nell’atmosfera generata, dove, diciamo, non tutto va per il verso giusto. Così Francesco De Fabiani ed io abbiamo iniziato a pensare all’opportunità di lavorare con qualcun altro. Ci siamo rivolti a Markus Cramer, che per prima cosa ci ha risposto che avrebbe dovuto parlare con i suoi ragazzi e con Elena Välbe. Poi ci ha riferito che erano d’accordo e contenti che ci saremmo uniti a loro. Allora abbiamo chiesto alla nostra federazione di poter collaborare con loro».
Ovviamente Pellegrino già conosceva bene Markus Cramer: «Lo abbiamo incrociato diverse volte durante la preparazione per la stagione. Questo è un gruppo forte, polivalente, forte nelle sprint, nelle distance, in tecnica classica, nel pattinaggio, ci sono sia atleti più giovani altri più esperti. Questo è uno dei gruppi di allenamento più forti al mondo. Insomma, era l’ideale. Dopotutto, quando atleti molto competitivi si allenano insieme si può solo migliorare: è entusiasmante ed è molto stimolante. Lo definisco uno dei gruppi più forti perché, seppure Bolshunov e Klæbo non si allenano con noi, non si allenano nemmeno insieme. Ognuno di loro ha la sua squadra forte. Ma il nuovo gruppo di Cramer non è da meno. Vediamo come andrà».
Per quanto riguarda la preparazione, Pellegrino ha già ben chiare le idee sul programma, sempre covid permettendo. «Credo ci alleneremo ancora in Europa, Ramsau, Val Senales, Norvegia, Finlandia. Quest’anno vedremo come e dove si svolgeranno i ritiri, perché a causa del covid l’organizzazione è diventata molto più complicata. Invitare il gruppo Cramer in Valle d’Aosta? Se ci fosse un’opportunità del genere, saremmo tutti d’accordo! Siamo molto orgogliosi delle nostre Alpi. Gli allenamenti si svolgeranno nelle zone che in un modo o nell’altro si trovano nelle vicinanze e se qualcuno vorrà farci visita più tardi, sarà il benvenuto. Saremmo felici di aiutarli in tutto. Proprio come accadrebbe a noi, se andassimo in Russia».
Pellegrino ha poi parlato del suo rapporto con gli atleti del gruppo Cramer: «Comunico molto con Retivykh, sono molti anni che corriamo le sprint, insieme siamo saliti sul podio nelle tappe della Coppa del Mondo e abbiamo vinto le medaglie ai Mondiali del 2019 a Seefeld. Anche quest’anno lui ha vinto una medaglia, ma io, purtroppo, no. Ho molto su cui lavorare. Ustiugov? Lavorare con lui sarà fantastico! Rispetto molto Sergey e spero che tutti i problemi che ha avuto la scorsa stagione siano alle sue spalle. Mi piace la rivalità. Lo sci di fondo è una sana competizione, ti sprona e ti motiva ogni giorno. Non ho mai lavorato con atleti stranieri prima e, ovviamente, tutto ciò che sta accadendo ora è incredibilmente interessante. Ed è ancora più interessante vedere cosa succederà dopo, nella competizione. Tuttavia, quando ti alleni fianco a fianco con i tuoi diretti concorrenti, dovrebbe portare risultati».
Lo scorso autunno Pellegrino ha avuto anche la possibilità di allenarsi con Bolshunov: «Sì. In uno dei raduni, a Muonio, in Finlandia, ci siamo incrociati con il gruppo di Cramer, ma c’era anche Bolshunov. Per quanto ne so, a volte nella squadra nazionale russa diversi gruppi si allenano separatamente, a volte insieme. E così a Muonio ci siamo incrociati. È stato molto interessante lavorare fianco a fianco con Sasha. È un grande sciatore. Se mi piacerebbe allenarmi con Bolshunov? È un po’ diverso. Dopotutto, l’idea della preparazione congiunta è nata dalla fiducia di Cramer come allenatore. Ci abbiamo parlato e ci siamo allenati molto con lui. È una combinazione perfetta: atleti di diversi paesi, tutti molto forti, competitivi e un allenatore che ha ottenuto molte vittorie e di cui ci si può fidare. In questo modo si creano le condizioni ideali per risultati eccellenti».
Pellegrino ha quindi parlato di Elena Välbe, con la quale ha comunicato. «Ci siamo scambiati messaggi ed e-mail. Sono rimasto sinceramente colpito dalla sua disponibilità ad organizzare questo progetto, ad incontrarci a metà strada. So che generalmente ama l’Italia e spesso è venuta qui per riposare. Penso che in futuro avremo l’opportunità di incontrarci e conoscerci».
Un’avventura che Pellegrino affronterà assieme a Francesco De Fabiani. «In effetti questa opportunità è molto importante per la carriera di Francesco. Abbiamo vissuto e ci siamo allenati per molti anni, seguendo sempre lo stesso schema. Ma a volte è utile avere un nuovo punto di vista. Saremo fuori dalla Nazionale italiana da maggio a fine novembre, vedremo cosa può essere migliorato nel nostro metodo, ma anche di cosa essere orgogliosi perché magari funziona meglio. Gli atleti di alto livello capiscono che a volte per migliorarsi ulteriormente devono essere con altri atleti forti, oppure ancora più forti di loro. Non tutti lo capiscono e non tutti la pensano così. Pertanto, sono rimasto piacevolmente colpito da come gli sciatori russi hanno reagito immediatamente alla possibilità di un allenamento congiunto».
L’obiettivo è soprattutto battere Klæbo, ma Pellegrino non vuole fare sbilanciarsi o lanciare sfide: «Vedremo a febbraio 2022».
L’azzurro ha poi parlato anche di sé e del futuro matrimonio con Greta Laurent, che dovrebbe svolgersi ugualmente quest’anno. «Io e Greta abbiamo deciso di organizzare la nostra luna di miele nel 2022. Ci sposiamo il 5 giugno e abbiamo deciso di rimandare il viaggio. Ci auguriamo che nell’aprile 2022 saremo in grado di fare il viaggio che abbiamo sempre sognato. In realtà ancora non sappiamo come andrà tutto. Ogni settimana monitoriamo come stanno andando le cose nella nostra regione, se i ristoranti saranno aperti. Non è del tutto chiaro in quale formato potremo festeggiare: all’aria aperta o all’interno, fino a notte o solo fino alle 18. Abbiamo già accettato che quasi sicuramente non ci sarà la grande festa che avevamo sempre sognato. Molto probabilmente, dovremo festeggiare in un altro modo, invintando solo i nostri parenti più stretti. E poi, quando sarà davvero possibile, festeggeremo con tutti gli altri ospiti. In effetti, abbiamo organizzato tutto nel 2019 e in generale eravamo pronti per questo da molto tempo. Quest’anno saranno nove anni da quando viviamo insieme, ovviamente, potremmo aspettare un altro anno, ma vogliamo davvero chiamarci marito e moglie. Quindi non vogliamo più rimandare».
Grande appassionato di calcio e tifosissimo della Juventus, Pellegrino ha anche risposto alla domanda su cosa pensasse della Super League, argomento di cui si è parlato molto nei giorni scorsi. «Ad essere sincero, non ho seguito tanto l’argomento, perché ho dato la priorità al nostro progetto con gli sciatori russi. Ovviamente i club economicamente più forti negli affari pensano ai loro interessi, ma tutto il mondo del calcio sta perdendo. Oggi puoi partire dalla quinta divisione ed entrare in Champions League in cinque anni se vinci il campionato ogni anno. E questa idea è bella di per sé. Il calcio regala grandi favole ai tifosi, come l’Atalanta lo scorso anno. Il calcio dà speranza. Perché è necessario privare il pubblico di questo? Certo, è bello vedere partite spettacolari con i grandi campioni, ma come cittadino del mondo e come sportivo, ho sperato fin dall’inizio che il progetto della Super League non venisse sviluppato».