L’avevamo lasciata nel marzo 2019 come Tatiana Aleshina, senza alcuna top ten individuale in Coppa del Mondo, nessuna medaglia vinta a livello giovanile o alle Universiadi, ovviamente anche la mancata convocazione al Mondiale Assoluto di Seefeld. Quindi il matrimonio, la gravidanza e l’anno di stop, poi il ritorno alle gare come Tatiana Sorina, per la tradizione russa di prendere il cognome del marito, in questo caso l’allenatore Egor Sorin. A Ruka, la ventiseienne russa neomamma ha subito impressionato con risultati di altissimo livello, chiudendo addirittura al secondo posto il Tour di inizio stagione. Al Tour de Ski è sempre rimasta su alti livelli, ma senza ripetere quell’exploit, riuscendo comunque a chiudere al quarto posto finale, ma non salendo sul podio. Poi la sfortuna l’ha messa davanti ad un infortunio, lo stop, il difficile recupero e l’arrivo ai Mondiali di Oberstdorf in buone condizioni di forma.
In Germania, Sorina ha confermato quanto mostrato per tutto l’anno viaggiando sempre attorno alla top ten, non troppo distante dal podio. Ottava nello skiathlon, quinta nella 10 km in skating, nona nella 30 km in classico, ma soprattutto uno splendido secondo posto in staffetta, nella quale è stata splendida protagonista, tentando di tutto per riuscire a non farsi staccare da Johaug e riuscendo comunque a tenerne il ritmo, perdendo soltanto 17” dalla campionessa norvegese andata a tutta nei 5 km in skating. Un argento da protagonista per Sorina, coraggiosa nel tentativo di non mollare e bravissima a non crollare.
Non male per un’atleta che veniva da un anno di stop dopo la gravidanza. Risultati che in parte hanno sorpreso anche lei. «Per qualche motivo ero assolutamente sicura di poter gestire la gravidanza e tornare ad un buon livello – ha affermato in un’intervista a Metararings – ma non potevo immaginare che l’avrei fatto in questa maniera, che il corpo femminile fosse in grado di riprendersi in questo modo. La mia intera gravidanza è stata sorprendentemente facile: ho continuato a fare allenamento per la maggior parte dei mesi. A settembre (2019, ndr) stavo anche per gareggiare, ma mi sono fermata per un raffreddore. A febbraio e marzo (2020, ndr) sono andata a sciare fino all’ultimo giro prima del parto, dopodiché mi sono ripresa velocemente».
Ma cosa è cambiato rispetto al passato? Perché Aleshina non rendeva e Sorina si? «Come dice Egor (Sorin, il marito, ndr), molto probabilmente con grandi volumi d’allenamento, ho sovrastimato l’intensità. Non sapevo assolutamente come controllarmi. Non avevamo mai preso il lattato durante l’allenamento, avevo avuto pochi esami funzionali. Non sapevo molto sulla preparazione. In realtà ero comunque arrivata in nazionale, avevo scoperto molte cose entrando nel gruppo di Egor nel 2018, ero anche riuscita a qualificarmi per la Coppa del Mondo, ma caddi in discesa in occasione della prima gara facendomi male al ginocchio. Poi quell’anno presi anche un raffreddore che mi fece perdere altre settimane e infine caddi pure in Coppa del Mondo a Dresda. A quel punto, assieme ad Egor, avevamo convenuto che avessi bisogno di una pausa ed è arrivata la gravidanza».
Dopo il parto, Sorina è tornata subito in peso forma, anzi anche meglio: «Non ho seguito alcuna dieta, ma molto rapidamente sono diventata di sei chili più leggera rispetto a quanto pesassi prima della gravidanza. Molto probabilmente, ciò è dovuto al fatto che ho nutrito mia figlia con il latte e nel frattempo mi sono allenata attivamente. Ora sono alta 171 cm e peso 59-60 km. Inizialmente mi preoccupavano i dolori alle ossa pelviche, poi spariti col tempo. Fortunatamente mi sono allenata anche durante la quarantena, ma ovviamente mi svegliavo la notte quasi ogni due ore per dare da mangiare a mia figlia. È stata dura, ma nel pomeriggio si addormentava e riuscivo ad allenarmi normalmente. Come facevo in raduno? Il fatto di allattare mia figlia mi ha aiutato. Lei dormiva sul passeggino, che Egor aveva accanto a sé durante l’allenamento. Se si svegliava e voleva mangiare, la nutrivo immediatamente e tornavo subito ad allenarmi. Poi tornavo, le davo da mangiare e dormivamo assieme. In allenamento Egor ha cercato anche di limitarmi, perché come facevo da giovane tendevo ad esagerare. Abbiamo anche discusso, ma aveva ragione lui».
Al Mondiale, Sorina ha cercato di lottare con le big sia nello skiathlon, dove è rimasta in lotta per le medaglie fino al cambio sci, che in staffetta quando è riuscita a tenere abbastanza bene Johaug, perdendo solo 17”. Ma è impossibile battere la norvegese? «È difficile seguirla in tecnica classica – ha ammesso la russa – il suo passo è molto più breve del mio. Sono più a mio agio con Karlsson. Invece in skating Therese è più normale, ovviamente ha un ritmo ed un passo che sono altissimi, ma penso si possa mantenere. Non c’è bisogno di ripetere quello che fa lei, perché potresti perdere le tue caratteristiche migliori. Bisogna lavorare sui propri errori, perché lei non è migliore di noi in tutto. Insomma anche qui si può migliorare. In staffetta l’obiettivo era perdere da lei il meno possibile, non ci aspettavamo che le svedesi uscissero subito di scena. Allo stadio mi sono avvicinata rapidamente a Johaug, ma in salita ho capito che il suo ritmo sarebbe stato altissimo, non ho rischiato e sono andata da sola. La vedevo, sembrava corresse contro se stessa. Naturalmente, l’ho guardata di spalle per seguirla nell’ultimo giro. In cima alla salita ho cercato anche di dare tutto e il divario alla fine è stato di 17”».