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Biathlon – Tiril Eckhoff: “A Nove Mesto, tornata in camera d’albergo ho pianto per cinque minuti”

Tredici vittorie in stagione su 26 in carriera, la coppa di cristallo della classifica generale messa in cassaforte con una tappa d’anticipo, le coppe di specialità pursuit e sprint quattro ori (due individuali), un argento (single mixed) e un bronzo ai Mondiali di Pokljuka. La stagione di Tiril Eckhoff è stata a dir poco straordinaria. A trent’anni la norvegese ha raggiunto livelli di dominio che raramente si sono visti in precedenza. Non male per un’atleta che dopo aver perso la passata Coppa del Mondo all’ultimo poligono, aveva iniziato la nuova stagione con due gare fuori dalla zona punti nella prima tappa.

Le cose però sono presto cambiate, Eckhoff si è subito ricandidata per la vittoria della generale, per poi diventare praticamente ingiocabile da gennaio in poi. Spesso sorridente, la norvegese dà quasi l’idea di vivere tutto con leggerezza, ma in realtà si è dimostrata una professionista esemplare, al punto da raggiungere quasi la perfezione. La sua stabilità al poligono è impressionante, se si considera a che punto fosse soltanto due anni fa.

In questi giorni la norvegese ha rilasciato tante interviste, ovviamente è stata cercata da tanti e ha raccolto moltissimi complimenti. Uno soprattutto le ha fatto particolarmente piacere, portandola quasi ad arrossire nel corso dell’intervista di TV2, quando le hanno riportato il messaggio di Fourcade: “Pienamente meritato! Dall’essere una sciatrice veloce al diventare una biatleta completa, forse la più completa di sempre”.

A TV2, Eckhoff ha quindi descritto le proprie sensazioni dopo la vittoria della Coppa del Mondo: «Sono molto orgogliosa, davvero. Sono stata felice e contenta perché ho realizzato il mio sogno d’infanzia. È difficile esprimere a parole ciò che provo, ma sono orgogliosa di averlo realizzato». Quindi la campionessa del mondo ha raccontato cosa ha fatto a Nove Mesto, quando ha realizzato di aver vinto la Coppa del Mondo. Una cosa avvenuta soltanto un po’ dopo la gara, una volta raggiunto l’albergo: «Ad essere onesta ho pianto come una bambina quando sono tornata nella camera d’albergo. Ero felice. Credo di aver singhiozzato per cinque minuti. Poi ho parlato con il mio ragazzo, i miei genitori e coloro che hanno lavorato molto duramente per farmi avere successo. È stato emozionante per me, ero così stanca e felice».

Una biatleta completa, così l’ha definita Fourcade. Eckhoff si sarebbe mai aspettata di diventarla? «Intanto non sapevo avesse dichiarato questa cosa, è bello sentirlo. Io ci ho sempre creduto, per questo non mi sono mai arresa. Pensavo di avere un talento che non era mai venuto fuori. È bello non aver mai mollato, ma ho avuto alti e bassi. Nei momenti peggiori ero disperata, non andavo bene in allenamento e in gara, la cosa mi irrita ancora. Ebbi una fortuna incredibile quando vinsi l’oro nella sprint di Oslo del 2016, perché non ero abbastanza brava per vincere quella medaglia, non sparavo bene. Ma negli ultimi tre anni ho lavorato duramente sul tiro e ora finalmente sto raccogliendo quanto seminato».

In passato Eckhoff ha anche avuto tanti problemi con i suoi allenatori. Ora, invece, ha in Oberegger colui che è riuscito a farle raggiungere il massimo delle proprie potenzialità: «Recentemente ho fatto una serie in piedi in appena 22 secondi. Ora posso sparare velocemente e con precisione, fare delle ottime serie in piedi. Ho parlato di Patrick in quasi tutte le interviste, ma è il motivo per cui sparo bene. In questi tre anni in cui sto lavorando con lui, ha creato in me la convinzione che posso farcela, al punto che anch’io ho iniziato a crederci. In precedenza non riuscivo a distinguere i miei risultati dalla persona Tiril. Ora ho capito che non sono i miei risultati. Devo piuttosto godermi i momenti positivi, senza pensare che magari domani possa andare male».

Finita la stagione, come tutti, finalmente Tiril potrà godersi un po’ di tranquillità. «Non consumo alcolici da un anno, magari potrei farmi un bicchiere (ride, ndr). Mi sono comprata poi una macchina per fare i succhi. Avevo anche pensato di andare a un ritiro di yoga, ma alla fine ho preferito investire in questa macchina, così posso farmi i succhi con barbabietola e sedano. Buono per l’ossigeno. Se cambierò casa e andrò in un appartamento più grande? No, non mi muovo, resto nel mio piccolo appartamento. Non ho bisogno di nient’altro. Ho la mia stanza di allenamento, un bel letto, una piccola cucina. Mi basta, sono felice così».

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