Trenta chilometri su un percorso duro che si sono fatti sentire sulle gambe delle atlete. In mixed zone vediamo le atlete passare stanchissime dopo una gara durissima per tutte o quasi. Charlotte Kalla è lì a farsi intervistare già prima dell’arrivo, ritiratasi quando ha capito che nuovamente non era giornata; Karlsson, come già sapete, lascia in ambulanza dopo la caduta; Ebba Andersson ha il volto deluso di chi non vede semplicemente l’ora di tornare a casa e dimenticare le ultime due gare del Mondiale; Pärmäkoski, sofferente e deluso, se ne va a fatica dopo le interviste di rito; la giovanissima Fossesholm viene aiutata dal capo ufficio stampa norvegese Gro Eide, mentre arranca in mixed zone, rilasciando diverse dichiarazioni ai media, dando quasi l’impressione di faticare anche a camminare; infine, arriva lei, sorriso che va oltre la mascherina, il pettorale color oro da campionessa del mondo illuminato dal sole di Oberstdorf, e la freschezza di chi sembra abbia fatto un semplice allenamento anziché dominare in modo quasi imbarazzante una 30 km mondiale.
Therese Johaug si dimostra disponibile, nonostante sia richiestissima, concede una parte del suo tempo a tutti i media presenti. Bottiglietta e telefono in mano, abbassa un secondo la mascherina per sorseggiare dall’immancabile bottiglietta d’acqua, poi rimette la mascherina ed inizia a parlare con noi, descrivendo le sue emozioni e l’orgoglio del decimo sigillo mondiale individuale che le ha permesso di eguagliare Välbe.
«È fantastico – afferma Johaug al nostro microfono – non riesco a credere che sia andata così bene. Sono davvero felice di aver concluso questo Mondiale con questa medaglia d’oro. Sono veramente orgogliosa di me stessa».
L’impressione da fuori è che sia stata facile, la fuga immediata ed il vantaggio in aumento costante fino ai 2’34” di vantaggio su Heidi Weng. «Non è stato così facile. Ho solo provato a fare del mio meglio, restando sempre concentrata sulla tecnica ed il lavoro da fare (frase che afferma in ogni occasione, ndr). Avevo degli ottimi sci. È proprio una bella vittoria, arrivata in questo splendido contesto. Guardate che bella giornata, con il sole ed il cielo nuovamente azzurro. È tutto perfetto».
Dopo il secondo Mondiale consecutivo con tre ori in altrettante gare individuali, Johaug ora ha solo un altro obiettivo da raggiungere: il primo oro olimpico individuale. La campionessa norvegese inizierà a pensarci già da domani. «Si, ovviamente mi concentrerò subito sulle Olimpiadi. Vedremo però come andrà lì a Pechino, perché troveremo delle condizioni sicuramente ben diverse rispetto ad Oberstdorf». Il riferimento è sicuramente all’altura, aspetto che, pandemia permettento, curerà con particolare attenzione, probabilmente anche con diversi raduni all’estero.
Proviamo a chiederle un’ultima cosa, mentre ci saluta e si prepara a dirigersi verso l’intervista successiva. La vedremo a Planica tra due anni per difendere il pettorale conquistato oggi? La risposta è accompagnata da una risata ed ovviamente non scioglie i tanti dubbi sul suo futuro post olimpico: «Uhm, vedremo». Rilascia una nuova intervista, scende le scale della mixed zone e alza nuovamente gli sci al cielo accompagnando il gesto con un urlo immortalata dall’ennesimo fotografo.
In lontananza Välbe la guarda, è stata appena eguagliata nel numero di dieci ori mondiali. Lei e Stefania Belmondo avrebbero potuto battere questa Johaug? È la domanda che siamo riusciti a porle più tardi grazie ad un collega russo: «No, io e Stefania eravamo umane, lei è una macchina».