Home > Notizie
Sci di fondo

Oberstdorf 2021 – A Fondo Italia la festa della squadra francese: “Siamo un gruppo unito che vive per la staffetta”

Sochi 2014, Falun 2015, Pyeongchang 2018, Seefeld 2019 ed oggi Oberstdorf 2021. Sono passati sette anni, ma la Francia, con la sola eccezione di Lahti 2017, è riuscita ancora una volta a conquistare il suo posto sul podio di un grande evento. La conferma di una squadra competitiva, che ha l’incredibile capacità di esaltarsi in staffetta, forte proprio dell’unità presente all’interno del gruppo, ognuno dà il massimo per il compagno di squadra, ma anche lo skiman, il tecnico, il fisioterapista, coloro che per tutto l’anno lavorano a questo obiettivo.

Avevamo assaggiato lo splendido ambiente all’interno della squadra francese, quando la scorsa estate li avevamo seguiti sul Colle Fauniera, in provincia di Cuneo, quando con gli skiroll avevano deciso di scalare i colli tra la Francia ed il Piemonte, scenario di storiche gare ciclistiche del Tour de France e del Giro d’Italia. Tre colli al giorno, non solo per allenarsi ma anche per cementare l’armonia in una squadra che va dal quarantenne Gaillard al ventiduenne Lapalus.

«Hugo (Lapalus, ndr) era sempre ultimo sui colli, si staccava immediatamente
– ricorda  Parisse che guida la simpatica conversazione che abbiamo avuto al termine della staffetta – lo faceva perché, anche se non sembra, è un ragazzo molto intelligente (ride, ndr). Era alla sua prima estate all’interno della squadra, per lui era importante andare tranquillo e sui suoi ritmi senza seguire noi che possiamo permetterci di andare più veloci. Alla fine direi che ha funzionato. Avete visto che forma il nostro “mister baffo”?» Per un attimo gli tira giù la mascherina per mostrarci i baffi del suo giovane compagno di squadra.

Lapalus racconta quindi la sua gara, mentre Parisse lo segue quasi da fratello maggiore. «Era la mia prima staffetta con la squadra francese, il mio primo Mondiale ed è fantastico aver vinto la medaglia di bronzo. Tutti i ragazzi del nostro team sono incredibili. L’inizio della gara non è stato semplice perché Chervotkin è andato via, ma alla fine ho dato tutto il mio meglio. Il russo era lontano, ma dopo abbiamo visto Maurice tornare sotto. In classico sono in ottima forma in questo Mondiale, al contrario dello skating dove non sono in condizione come a Ruka. Per questo motivo, considerato che ero andato bene nella fase in classico dello skiathlon, l’allenatore ha scelto di mettermi al lancio. Per me è impossibile descrivere le emozioni che sto provando, è la mia prima medaglia alla prima staffetta». Viene interrotto da Parisse: «Secondo me ancora non ha capito di aver vinto il bronzo». Scoppia a ridere il terzo frazionista francese, sempre perfetto in staffetta, che descrive poi le sue emozioni. «Ancora una volta siamo riusciti a vincere la medaglia in staffetta. Siamo veramente felici, perché per noi questa gara è la più importante, viviamo per essa. L’unità del gruppo? Siamo un bel team che raccoglie generazioni diverse. Ci sono dei ragazzi molto giovani come Hugo e Jules, fino ad arrivare a quelli più anziani come Jean-Marc (Gaillard, ndr), che non ha preso parte alla gara, ma è il nostro capitano e leader. Per noi lui è importantissimo, come anche Adrien (Backscheider, ndr) e tutto lo staff. Per noi vincere la medaglia in staffetta è la cosa più importante perché è di tutta la squadra. Tutti assieme abbiamo vinto questa medaglia, noi atleti in gara, gli altri fuori, i tecnici, i fisioterapisti, gli allenatori».

Le preoccupazioni non erano mancate alla vigilia del Mondiale, dal momento che Jules Lapierre aveva contratto il covid, così Parisse e Manificat erano stati a loro volta fermati perché ritenuti contatti stretti, saltando allenamenti e gare. «Quel periodo, dopo il Tour de Ski, è stato veramente duro perché siamo stati costretti a restare a casa senza poter prendere parte alla Coppa del Mondo. Siamo arrivati qui ad Oberstdorf senza conoscere le nostre condizioni di forma. Oggi abbiamo visto che eravamo in buonissima forma (ride, ndr)».

Bravissimo Lapierre, autore di un ultimo giro favoloso: «Ho accelerato, mi sentivo bene ed avevo ottime gambe. Ho dato tutto quello che avevo e quando mi sono voltato in salita non ho più visto gli altri. Dopo però mi sono preso un bello spavento, perché ho visto che rientravano e stavano tornando sotto pericolosamente (ride, ndr), ma sono felice perché alla fine sono riuscito a restare giusto di poco davanti a loro».
Dopo aver vinto tanto a livello giovanile, Lapierre è rimasto fermato tutta la passata stagione a causa di un infortunio al tendine d’Achille. Solo nel corso dell’ultima estate si è nuovamente unito alla squadra: «Quell’infortunio mi ha tenuto fuori troppo tempo. Per me era veramente importante tornare all’interno della squadra in questa stagione e in Coppa del Mondo, visto che venivo da un anno di stop senza alcuna gara. Per me è fondamentale essere all’interno di questo team, c’è un ottimo ambiente, la squadra è veramente compatta e si respira tanta energia positiva. Poi con questo giovane qui … (indica Lapalus e scoppia a ridere, ndr)».

Alla fine ci raggiunge anche Momo Manificat, ovviamente il più ricercato dai media scandinavi vista la sua lunga militanza ad altissimo livello. Il campione francese spiega come sono nate le scelte degli allenatori, che l’hanno portato d’improvviso ad essere il più anziano del gruppo, l’unico ad essere sempre presente da Sochi ad oggi: «Due giorni fa, quando si è dovuto scegliere il quartetto della staffetta, il nostro allenatore aveva un dilemma, perché eravamo sei e tutti avrebbero potuto far parte di questo gruppo. Sicuramente c’erano Jules e Clement che avevano fatto molto bene nella parte in skating dello skiathlon, così è stato logico e giusto per gli allenatori dare a loro le ultime due frazioni, anche perché sono forti in salita e quindi adatti alle caratteristiche di questo tracciato. Ha funzionato, abbiamo dimostrato quanto avevamo già fatto vedere in stagione. Come abbiamo visto, la staffetta è quattro gare in una, perché magari uno riesce a creare il gap, l’altro perde e così sei nuovamente assieme. Abbiamo dimostrato di essere i più forti dopo Norvegia e Russia, ma chissà forse in futuro la Russia ….». Ride Maurice che sogna magari di salire anche un altro gradino del podio.

Si trova bene Manificat nel ruolo di anziano del quartetto, ma anch’egli sottolinea l’importanza di tutto il gruppo e quanto sia fondamentale avere una squadra così unita e con all’interno atleti di generazioni diverse. «A Sochi ero io il giovane. Oggi, come mi ha fatto notare un mio amico, ero il più anziano della squadra. Sono felice, questa giovane generazione è molto competitiva. Ma sai, finalmente nella nostra squadra ci sono tutte le generazioni, c’è tanta differenza tra Jean-Marc, me, Adrien, Clement ed i due giovani. Ciò è importante, perché così si può anche trasmettere conoscenza, motivazione, e poi la presenza dei giovani mi aiuta a mantenere alto il mio livello, migliorare ancora. A volte li vedo e penso che siano più forti di me, sono in staffetta ed a volte non so come, perché ci sono anche altri ragazzi che potrebbero prendere il mio posto».

Li fotografiamo e li salutiamo dandoci magari appuntamento nuovamente alla prossima estate in Valle Stura, lasciandoli alla loro gioia per aver ancora una volta ottenuto il loro obiettivo nella gara a cui tengono di più. Un gruppo veramente bellissimo.

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image