Home > Notizie
Sci di fondo

Federico Pellegrino dopo l’abbandono di Oberstdorf: “Ho provato sconforto, ma è stata la decisione giusta”

Sicuramente Federico Pellegrino aveva immaginato molto diverso il suo Mondiale di Oberstdorf. L’azzurro sognava di tornare a casa con una medaglia e battersi fino alla fine per regalare una gioia ad uno sci di fondo italiano che da diversi anni si è aggrappato soprattutto a lui. Allora stesso tempo il fondista delle Fiamme Oro sperava anche di vedere qualche suo compagno di squadra ottenere buoni risultati, dando speranze anche in ottica futura. Il poliziotto valdostano, invece, ha vissuto il suo primo Mondiale senza medaglia dopo tre edizioni consecutive nelle quali era sempre andato a segno, ma soprattutto è stato costretto ad abbandonare Oberstdorf assieme a tutto il resto della delegazione azzurra, dopo le diverse positività riscontrate nel salto che sono andate poi a colpire anche altri membri dello staff, spingendo la FISI a ritirare la squadra azzurra vedendo i prodromi di un cluster. Lo abbiamo contattato per conosere il suo stato d’animo dopo il prematuro addio dell’Italia al Mondiale di Oberstdorf ed sentire la sua opinione in merito alla decisione presa dallo staff medico e dai dirigenti azzurri.
    
Ciao Federico e grazie per aver accettato questa intervista. Innanzitutto volevamo conoscere qual è stata la tua reazione quando ti è stata comunicata la scelta di lasciare il ritiro tedesco.
«La reazione immediata è stata di sconforto perché, pur sapendo che ci fosse questa possibilità considerato quanto accaduto la prima settimana con le positività nella squadra di salto, speravo si riuscisse a portare a termine tutta la trasferta. Io ero ancora ad Oberstdorf per provare a dare il mio contributo nella staffetta, nella quale credevo potessimo far bene pur essendo consapevole che non fossimo tra i favoriti per le medaglie. Vero, visto l’andamento delle gare precedenti avevamo poche speranze, ma si sa che in una staffetta può sempre succedere di tutto, quindi non partivo certo battuto senza pensare a quell’obiettivo (la medaglia, ndr). Non poterci nemmeno provare mi ha sconfortato».

Puoi descriverci il tuo stato d’animo, i pensieri che hai avuto mentre lasciavi l’hotel e durante il viaggio di ritorno a casa, che immagino sia stato molto lungo?

«Dopo lo sconforto iniziale, nel corso del viaggio rientrando a casa, ho ragionato tanto su quanto accaduto e mi sono sentito fortunato, in quanto nel corso dell’intera stagione ho potuto partecipare a tutte le gare a cui desideravo prendere parte, mentre c’è chi invece, purtroppo anche qualche amico, per tutta la stagione si è preparato e ha inseguito la qualificazione per il Mondiale per poi vedersi togliere la possibilità di partecipare proprio sul più bello. Quindi, seppur da parte mia mi sentissi fortunato per come è andata, mi è dispiaciuto per chi non ha potuto portare a termine il percorso. Dall’altra parte, io avevo messo in conto fin da ottobre che sarebbe potuto succedere proprio per prepararmi a questa eventualità, quindi non mi sono disperato. Ovviamente, se fosse successo nel corso della prima settimana, ci sarei rimasto veramente molto molto male perché stava per arrivare l’obiettivo mondiale, ma ero consapevole che, in questa stagione condizionata dal covid, tenere tutto sotto controllo fosse impossibile, quindi poteva accadere anche una cosa del genere».

Ritieni sia stata presta la decisione giusta?
«Si e mi auguro che, così come ha fatto l’Italia con le scelte del Dottor Balestreri e di Marco Selle, assieme al Presidente Roda, anche altre nazioni nella stessa eventualità agirebbero o abbiano agito nella stessa maniera, per tutelare la salute sia di chi è lì al Mondiale, ossia atleti, tecnici, staff, addetti ai lavori e volontari, tutti coloro che sono esposti ad un rischio in quanto siamo uno sport che si pratica all’aperto e sul campo gara non si usano le mascherine, sia della società, in quanto far partire un focolaio di covid-19 in un Mondiale significa ritornare poi nelle rispettive patrie nel mondo come potenziali untori. Penso che quindi sia stata presa la decisione giusta sia per la bolla FIS che per la società. Voglio aggiungere che il lavoro di Balestreri e Selle non era certo facile in questi giorni. Ovviamente per molti è ed è stato molto semplice criticarli, ma è ovvio che quando ci sono dei ruoli di responsabilità, soprattutto dal punto di vista della salute, ci si comporti in questa maniera. Io credo che il nostro medico abbia agito veramente secondo ciò che soprattutto la sua professione, in particolare in questa situazione pandemica, imponesse di fare».

Credi sia stato fatto tutto il possibile per evitare la diffusione del virus?
«A posteriori si può trovare ovviamente qualcosa da migliorare o cambiare, perché si può sempre fare meglio, come dico in ogni occasione. D’altra parte, io parlo per me stesso, penso che non solo al Mondiale ma fin da settembre il livello di attenzione sia stato veramente alto per tutelare sia me sia coloro che hanno lavorato al mio fianco. Non posso però dire la stessa cosa di tutti i partecipanti agli eventi di Coppa del Mondo e del Mondiale».

Dopo un Mondiale del genere, come riparti?

«Al termine di un Mondiale del genere riparto con tanta voglia di continuare a cercare di esprimermi al mio massimo, perché non sono arrivate medaglie ma non erano così distanti. Cercherò di sfruttare fino a fine stagione quel poco di neve che c’è ancora, per sciare il più possibile e cercare di tenere i piedi sugli sci e sulla neve. Inoltre, se mi sarà permesso di partecipare, la prossima settimana si chiuderà la Coppa del Mondo ad Engadina, dove avrei da difendere il podio della classifica generale, che è un obiettivo abbastanza ambizioso visto il programma delle gare, due distance tra cui una 50 km, però sto cercando di prepararmi al meglio anche in vista di queste ultime gare di Coppa del Mondo».

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image