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Biathlon

Maledetto biathlon … ma è per questo che lo amiamo così tanto

È difficile non essere rimasti gelati, immobili, senza parole e solo con le lacrime agli occhi dopo l’ultimo poligono della single mixed relay di oggi. Impossibile non aver provato una forte empatia nei confronti dei due campioni azzurri, Lukas Hofer e Dorothea Wierer. Il primo alla ricerca di un podio che sembra essere fin qui maledetto nonostante una stagione di altissimo livello, la seconda con tutta la voglia di regalare a se stessa e a tutta la squadra l’ennesima gioia in una carriera straordinaria che ne fa la più grande biatleta italiana di sempre. Impossibile non stare male nel vedere la reazione di Andrea Zattoni dopo quel maledetto ultimo poligono e immaginare quella di tutti gli altri tecnici e degli skiman, che dietro le quinte fanno un lavoro che richiede tanti sacrifici. Una gara che la coppia azzurra aveva condotto in maniera magistrale, alla perfezione, giro per giro, poligono per poligono, fino a quel maledetto colpo andato fuori dal centro per un nulla che ha cambiato tutto.
    
La rabbia di oggi siamo però certi che si trasformerà in motivazioni e quegli errori verranno presto cancellati dalla testa degli atleti e degli allenatori, magari già a partire da domattina quando si recheranno al poligono per allenarsi in vista delle staffette di sabato. La bellezza del biathlon, infatti, sta nella sua imprevedibilità, nella crudeltà di momenti come l’ultimo poligono di oggi, ma anche nella gioia di un ultimo poligono come quello di Windisch ad Östersund. Nelle tante interviste fatte agli atleti in questi anni, la risposta alla domanda sulla principale motivazioni che li abbia spinti a scegliere il biathlon è sempre stata la stessa: “Fino alla fine non sai mai cosa può succedere”. Sono loro i primi ad esserne consapevoli, nel bene e nel male.

Per riassumere al meglio questo concetto basta ricordare il tweet che Martin Fourcade scrisse tre anni fa, dopo aver buttato via un oro già vinto nell’individuale olimpica di Pyeongchang mancando ben due bersagli nell’ultima serie, quando anche con un errore avrebbe ugualmente vinto. Lui, “Monsieur Le Biathlon”, uno dei più grandi di sempre, colui che sotto pressione non sbagliava quasi mai, quel giorno inciampò sul più bello finendo giù dal podio. “Sport di merda … ma è per questo che lo amiamo così tanto” scrisse il fenomeno su Twitter. Come andò a finire? Soltanto tre giorni dopo Martin Fourcade si rifece con gli interessi, andandosi a prendere la medaglia d’oro nella mass start battendo Schempp in spaccata, di pochissimi centimetri. In quel gesto atletico mise tutta la sua voglia di vincere, ma fu anche baciato dalla dea bendata che quel giorno aveva deciso di restituirgli qualcosa.

Non esiste un esempio più calzante di questo per descrivere la giornata odierna, ricordando a tutti che al termine del Mondiale ci sono ancora quattro gare e che l’anno prossimo ci sarà un’Olimpiade. La cosa bella dello sport? È proprio che c’è un’altra occasione. L’ha avuta Simon, fermata dagli allenatori nell’individuale di martedì dopo aver commesso sette errori al tiro, cecchina infallibile oggi nella single mixed che l’ha colorata d’oro. L’avranno anche Wierer e Hofer. I primi a saperlo sono proprio loro, pronti a resettare tutto, così come ogni appassionato che sabato pomeriggio sarà nuovamente lì pronto ad emozionarsi al fianco degli azzurri e degli altri grandi campioni di questo maledetto, crudele, a volte un po’ infame ma, proprio per questo, bellissimo sport che è impossibile non amare tanto. 

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