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Biathlon – Lukas Hofer: “Al Mondiale spero di essere io avanti di quel decimo”

A poche ore dal Mondiale di biathlon in programma a Pokljuka, Lukas Hofer ha rilasciato una lunga intervista al sito russo “sovsport.ru” parlando del Mondiale ma soprattutto tanto di se stesso.

L’azzurro ha svelato di aver dovuto rallentare un po’ la preparazione nei giorni scorsi a causa di un leggero raffreddore: «La scorsa settimana ho avuto un po’ di raffreddore e ho dovuto rallentare – ha ammesso Hoferma niente, sono sicuro che ora va tutto bene». In fin dei conti, in confronto a quello che ha passato tra ottobre e novembre, un po’ di raffreddore non è quasi nulla. «Mi sono ammalato di covid a fine ottobre – ha ricordato l’azzurro al sito russo – è stato un periodo delicato in quanto è arrivato proprio nel corso di un mese in cui stavo allenando intensamente gettando le basi per l’inizio della stagione. In quel momento, soprattutto nei primi tre giorni, mi sono molto preoccupato perché non sapevo cosa sarebbe accaduto al mio corpo e come avrebbe reagito. Ma ora sono sereno, anche perché ho gli anticorpi, un leggero vantaggio sugli altri. La malattia? All’inizio c’era un po’ di febbre, ma solo un giorno, poi il raffreddore e ho quindi pensato fosse influenza. Poi ho sentito un senso di pesantezza ai polmoni e la settimana successiva ho faticato a respirare. La saturazione di ossigeno nel sangue era scesa in modo preoccupante. In generale mi sono reso conto che il coronavirus può causare gravi danni al corpo. Per fortuna sono guarito ed ora sto bene».

Nonostante la malattia, Hofer è stato fin qui protagonista di una bella stagione, anche se non è ancora riuscito a togliersi la soddisfazione di salire sul podio. «Speriamo che la fortuna giri e sia dalla mia parte durante i Mondiali. Ad Anterselva, ad esempio, ero ad appena un decimo dal podio. Sarebbe fantastico se al Mondiale fossi io avanti di un decimo. Ad Anterselva ero anche stanco dopo le gare di Oberhof, sei tutte corse al massimo, sempre al limite per tirar fuori il miglior risultato possibile. Ho sentito la fatica ed anche la quota ha giocato la sua parte. Saltare la staffetta è stata la scelta migliore, perché abbiamo una bella squadra ed infatti sono arrivati quinti anche senza di me».

L’azzurro ha poi parlato della sua grande passione per il parapendio: «È nata fin da bambino. Mi sono sempre piaciuti gli aeromobili e li ho costruiti da solo, poi ho iniziato con l’aeromodellismo con telecomando, quindi vi montavo sopra la go pro per vedere i video. A quel punto mi è venuta la voglia di vivere in prima persona queste emozioni e sono andato sul parapendio biposto con un mio amico. Appena sono sceso, mi sono detto che avrei voluto farlo anche da solo. Mi sono iscritto a scuola, ho seguito il corso e da quel giorno non ho più smesso. C’è un detto: una volta che provi questa sensazione, il tuo sguardo va sempre più in alto. Ogni volta che decollo è qualcosa di indescrivibile. Dovrebbero provarlo tutti con il biposto. Per me è fantastico perché riesco a combinarlo con l’allenamento e al tempo stesso libero la mente, mi scarica. Farò almeno duecento voli l’anno, lo porto con me ogni volta che vado a fare una camminata in montagna perché le vele sono diventate così leggere che tutto insieme pesa due chili e quando sono in cima torno giù col parapendio. È un’emozione che si può descrivere solo provandola».

Tornando al biathlon, Hofer ha spiegato come è nato il gesto di lanciare velocemente la carabina sulla spalla dopo aver sparato, per non perdere troppo tempo nella ripartenza dal poligono. «Hofer hop! Ho sempre cercato di migliorare ogni piccola cosa nel dettaglio. Ricordo che nel 2008 mi resi conto che il fucile poteva essere indossato più velocemente e ho iniziato a lavorarci per trovare un metodo. Ai Mondiali Juniores di Canmore nel 2009 ho usato per la prima volta il mio metodo in gara. Poi ho notato che altri hanno iniziato a copiarmi. Onestamente mi ha reso felicissimo, perché altri atleti stanno utilizzando un metodo che io stesso ho inventato e sviluppato. Alla fine è un grande onore perché funziona davvero. Chi l’ha ripreso? Uno dei primi fu lo svedese Bjorn Ferry, poi altri svedesi, l’austriaca Lisa Hauser, il lettone Rastorgujevs. Ho sempre voluto migliorare qualcosa. Ho anche cercato di capire come rendere il calciolo del fucile più pratico e leggere. Mi piacciono molto tutte queste cose, mi piace migliorare e modernizzare».

Dopo aver parlato della Russia e di Guberniev, Hofer si è concentrato anche sulle due gare miste del Mondiale: «La staffetta mista vedrà questa volta partire prima noi uomini. Sicuramente cambierà molto. Forse la gara sarà più intensa e con meno distacchi. Si andrà forte sin dal lancio, non si scherzerà e si partirà a tutta. Sarà una bella battaglia, sono curioso. La single mixed? Nelle ultime due gare abbiamo avuto un numero di partenza alto e Dorothea ha fatto un po’ di fatica al lancio. Adesso è diverso perché abbiamo il sei e partirò io per primo, quindi magari è meglio. Io mi diverto, poi vediamo come andrà. Mi piacciono le gare uomo contro uomo».

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