Si chiude l’anno Doro. Non è tradizione di Fondo Italia di assegnare premi o titoli, ma questo 2020 del tutto particolare merita un’eccezione e questa eccezione si chiama Dorothea Wierer che negli ultimi dodici mesi ha saputo riscrivere nuovamente e con profondità rilevante una storia da lei stessa appena rivista. Un 2020 glorioso, fatto di trionfi e conferme, fatto di capacità di parlare e lanciare messaggi importanti al momento giusto e di affrontare con tutta la serenità del caso i periodi meno felici. Un 2020 da regina.
Un anno iniziato con il pettorale giallo nella nebbia di Oberhof e mantenuto nonostante tutto fino al termine della stagione, concretizzando la seconda Coppa del Mondo consecutiva. Un mese di gennaio difficile da gestire, capace di regalarle "un solo" podio e di mettere le ali alle avversarie, con Eckhoff che si è così presentata da leader della generale alla fine del mese.
Poi è arrivato febbraio. E’ arrivato lo sfogo di Lisa Vittozzi. Sono arrivati i Mondiali di casa, ad Anterselva. Dorothea Wierer ha mantenuto un profilo basso in avvicinamento, consapevole che tutti aspettassero lei ed ha parlato solo al momento di gareggiare, facendolo con le espressioni che in questi anni ha imparato al meglio, quelle delle vittorie. Argento nella staffetta mista prima dell’apoteosi d’oro fatta di inseguimento e individuale, con tris sfiorato nella mass start conclusiva ed il sorpasso finale da parte di Marte Røiseland che l’ha fatta accontentare – si fa per dire – di un altro argento.
Erano i giorni in cui prendevano veramente forma i confini della pandemia. Durante i Mondiali di Anterselva il timore cresceva ma nessuno era davvero pronto a quello che sarebbe stato nei giorni successivi. Il modo di concepire lo sport e la vita quotidiana è cambiato, sono mutate le regole, le abitudini, le consuetudini. E’ cambiata l’atmosfera di gara, tra Nove Mesto e Kontiolahti, per la prima volta senza pubblico. E’ aumentata la preoccupazione e mentre l’Europa cadeva in lockdown, la "bolla" (in anticipo sui tempi) del biathlon ha provato a proseguire in Finlandia, con tutte le incertezze del caso. Dorothea ha saputo gestire al meglio anche questa nuova tensione, ha trovato la forza di vincere nuovamente la Coppa del Mondo e di "rassicurare" l’Italia tutta con il suo "vinceremo insieme" scritto sulla carabina nel cuore di marzo. Un messaggio a cui la regina ha tenuto fede.
Poi sono state le settimane del lockdown, del riposo forzato – altra nuova esperienza per una trentenne dall’agenda sempre piena – e della conferma di voler andare avanti, con lo sguardo rivolto a Pechino 2022, dopo aver chiesto ed ottenuto la conferma dello staff tecnico. Perchè ad una Regina questo è concesso ed una Regina sa quando è tempo di spendere parole a favore degli altri. Sono ripresi gli allenamenti, si sono diradati gli impegni e si è così arrivati a settembre, quando la ruota ha ripreso a girare, anche se in maniera diversa.
Distanziamento, bolla, test, mascherina: parole entrate nella consuetudine quotidiana e fino a pochi mesi fa sconosciute. Attenzione massima su ogni dettaglio (e stress correlato), logistica rivista e spostamenti studiati alla perfezione. Ed ecco tornare la stanchezza, quella che ha suggerito a Dorothea Wierer di non affrontare lo stage di allenamento di Oberhof a fine ottobre. Una scelta che si rivelerà azzeccata nelle settimane successive, consentendole di salvaguardare energie preziose in vista del difficile nuovo inverno. Il primo da affrontarsi senza confronti agonistici da pre-season, giusto per aggiungere incertezza ad incertezza.
Ed in questo quadro confuso, tornati a Kontiolahti, Dorothea Wierer ha estratto dal cilindro un nuovo capolavoro, la sua terza vittoria annuale nella gara di apertura della nuova stagione, quasi a voler urlare a tutti: "Sono ancora qua".
Il resto è storia recente, con la condizione da inseguire e da costruire gara dopo gara, con le difficoltà di una "coperta troppo corta", con la necessità di soffrire per poi tornare a sorridere, nella seconda parte di dicembre che l’ha salutata ancora sul podio. Un podio per "guardare" in avanti, al futuro.
L’ultima immagine pubblica del 2020 di Regina Doro è stato il sorriso al fianco di Lukas Hofer nella fitta nevicata di Ruhpolding, al World Team Challenge.
Un sorriso che è entrato di diritto nei simboli di questo 2020, per il biathlon e per lo sport italiano tutto. Un 2020 che ha permesso di tratteggiare ancora meglio la grandezza di Dorothea Wierer sotto i più diversi aspetti, quello della campionessa (i numeri parlano da sè), quello della donna che sarà madre, quello del cardine di una squadra che sa difendere, rispettare ed in cui sa rivestire anche il ruolo di chioccia per i più giovani. A volte quel sorriso può distogliere dalla vera essenza di Dorothea Wierer: può essere una barriera, un modo per alleviare la tensione, per chetare le acque. Ma dietro quel sorriso, c’è molto di più. C’è una donna vera, c’è Regina Doro.
Biathlon – Un 2020 Doro: l’anno della Regina
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