Nello sci di fondo norvegese proseguono le polemiche nei confronti della FIS, dopo la scelta di andare avanti con il calendario che era stato già deciso in primavera. In particolare è Johannes Klæbo a tornare alla carica in un’intervista a Dagbladet: «Ovviamente è fastidioso non poter competere – ha affermato il campione olimpionico e mondiale della sprint – questo è ciò per cui mi alleno, ma come ho già detto, ero un po’ preparato a questa eventualità. Sapevamo che sarebbe stata una stagione diversa e sarebbero potute accadere queste cose».
Quindi il campione norvegese ha criticato fortemente la FIS per non essersi fatta trovare pronta con un calendario di riserva: «Avrei voluto che la FIS fosse stata lungimirante nel capire che questo poteva accadere, avrebbero dovuto avere dei piani b e c. Se fossimo rimasti in un unico posto, questo non sarebbe successo. Penso che meno viaggi equivalgano ad altrettanti meno rischi. Su questo abbiamo dei punti di vista diversi. Non l’hanno fatto e adesso dobbiamo solo incrociare le dita che tutto vada bene. Le critiche degli altri atleti? Ognuno ha il diritto di pensare e agire come vuole. Abbiamo opinioni diverse su questo argomento. Io sono stato sempre chiaro sulle mie».
Sindre Bjørnestad Skar ritiene errato essere troppo critici sul fatto che la FIS non abbia poi cambiato il programma quando Norvegia, Svezia e Finlandia hanno deciso di saltare le tappe di Coppa del Mondo di Davos e Dresda. «Sicuramente la FIS avrebbe potuto coinvolgere maggiormente atleti e allenatori durante l’estate quando si stavano prendendo le decisioni. Ma probabilmente vivevano tutti nella convinzione che sarebbe andata bene. Gli organizzatori hanno speso milioni di euro e non possono certo permettersi di perdere improvvisamente un evento».
Päl Golberg ha invece commentato le critiche degli altri fondisti: «Capisco le loro reazioni. Probabilmente hanno fatto gli stessi ragionamenti, giungendo alla conclusione che sia giusto viaggiare. Quindi probabilmente non comprendono le nostre motivazioni. Sicuramente noi abbiamo fatto la cosa più sicura. Alla fine queste sono solo tre o quattro settimane di una stagione e di un’intera carriera. Un periodo molto breve se lo consideriamo nel quadro generale. Possiamo solo sperare che la situazione migliori. Ora ci sono studi che dimostrano che questo virus può causare grandi danni ai polmoni. Ciò rafforza il fatto che vogliamo evitare di correre rischi e restare al sicuro».