Dalla gioia per il bronzo conquistato da Loginov nell’inseguimento mondiale di Hochfilzen alla rabbia per 39 gare consecutive senza alcun podio. È una lunga astinenza che fa male quella della Russia, caduta in una crisi di risultati che non sembra volersi concludere. In realtà una fine sembrava destinata ad arrivare nella staffetta maschile di Hochfilzen, prima che proprio Loginov rovinasse tutto nell’ultima serie. Se il prossimo 8 gennaio, in occasione della sprint femminile di Oberhof, nessuna russa dovesse salire sul podio, la Russia arriverebbe a ben quaranta gare senza podio, qualcosa di umiliante se si considera la passione dei russi per il biathlon e soprattutto il bacino d’utenza.
In Russia si dibatte moltissimo dell’argomento, al punto nel corso di un’intervista a "russian.rt" anche ad Elena Välbe è stata chiesta un’opinione in merito. L’ex eroina dello sci di fondo russo, ora capo della Federazione Russa di Fondo, ha così risposto a chi le ha chiesto se non si dovrebbe far passare anche il biathlon sotto la sua guida. «Non si deve allargare nulla. Spesso ho letto alcuni fare questa richiesta, ma voglio dire che non sono una specie di leader straordinario, ma molto comune. È solo che una squadra dovrebbe essere una squadra. Se le persone si capiscono, possono darsi una mano ed anche rimproversarsi al momento giusto, questo è molto, molto importante. Al lavoro possiamo litigare con gli allenatori, urlare, ma questo non ci impedisce di sederci la sera allo stesso tavolo, ridere, parlare insieme di qualcosa e continuare a collaborare».
Välbe ha voluto però dare un consiglio a Maigurov, da pochi mesi presidente della Russian Biathlon Union. «Per quanto riguarda i risultati, ci deve essere pazienza. Credo che nel biathlon sia arrivato il momento in cui Viktor Maigurov debba semplicemente mettere le sue emozioni da una parte e dire: "Nei prossimi quattro anni lavoreremo con questi allenatori". Dopo tutto, il problema più grande del biathlon russo è la continua sostituzione degli allenatori, che avviene ogni anno. Non puoi lavorare così. Non esiste un solo corpo umano in grado di resistere alla necessità di adattarsi a un nuovo sistema, a nuove richieste che arrivano ogni anno. Non siamo macchine. Anche l’auto si guasta se cambi conducente ogni giorno. Lo stesso accade se cambi sempre lo staff tecnico».
Infine Välbe ritiene non ci sia alcun problema che il giovane biatleta Karim Khalili si stia allenando con il gruppo di sci di fondo allenato da Yegor Sorin: «Karim è un bravissimo ragazzo, un esempio per qualsiasi atleta. Lavorare con lui di certo non distrae in alcun modo Yegor. Anche se naturalmente non è molto soddisfatto dei risultati di Khalili, lo so».
Elena Välbe dà un consiglio ai dirigenti del biathlon russo: “Smettetela di cambiare allenatori ogni anno”
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