“Lo sci alpino è il volano economico della montagna invernale. Non è però tutto” afferma Paola Gigliotti. Lei di esperienza nel mondo delle montagne ne ha così tanta che è stata premiata dal Presidente della Repubblica, l’11 dicembre 2006, per il suo contributo alle comunità montane e in ambito scientifico.
In questo momento ha ben chiara una cosa: riaprire le piste sarebbe un errore. I pronto soccorso si intaserebbero e si ritornerebbe indietro nel controllo della pandemia. Mentre Flavio Roda, Presidente di FISI (Federazione Italiana Sport invernali), attacca il governo:
“Manca la conoscenza di base del mondo della montagna, che ha nel suo dna il rispetto delle regole. Sembra che tutto il contagio possa venire dal mondo dello sci, che è chiuso senza un vero motivo”.
Uno sguardo diverso alla montagna
Paola Gigliotti pensa a soluzioni alternative per non far morire il settore turistico di quelle zone, che da solo costituisce gran parte dell’indotto, “È arrivato il momento di trovare un approccio culturale diverso alla montagna”.
Già una rilevazione statistica sulla spesa turistica nelle aree montane di tutto il territorio nazionale ha dimostrato come il Nord la faccia da padrona, evidenziando per il Trentino che di media la spesa in attività non sciistiche sia più o meno simile a quella strettamente legata al ricorso alle piste. Si tratterebbe dunque di convertire anche le zone di alta montagna a “un approccio culturale”. Con altre parole, si può sopravvivere senza troppi problemi indirizzandosi in primis al turismo di prossimità fatto non solo di pratica sportiva.
In questo momento infatti non sembra esserci alcuna speranza di una regolare riapertura degli impianti sciistici in breve tempo, per cui gli amanti della montagna si potranno dedicare maggiormente alle attività outdoor, come la lavorazione artigianale di giocattoli in legno, il coinvolgimento dei bambini nelle attività delle baite e le passeggiate con neonati nella fascia porta bebè per trasmettere il calore del corpo del genitore.
Il momento può essere propizio per riscoprire la vita di montagna più tradizionale, nella sua essenza naturalistica, come opportunità di riscoprire le attività familiari senza frenesia ed educare i bambini più grandi a conoscere i prodotti del sottobosco.
Una montagna sociale ed ecologica
Si tratta di ripensare alla montagna come un luogo in cui le persone possono rilassarsi, fare attività all’aria aperta e godere, insieme alle loro famiglie, di un paesaggio invidiabile. La dottoressa Paola Gigliotti, che non solo ha alle spalle un passato da alpinista, ma ha anche aperto – insieme all’attuale marito – un laboratorio di fisiologia dello sport, con il quale collabora con l’Università di Perugia, ha una visione della montagna a 360 gradi.
“Sembra che o si scia o si chiude. – ha proseguito – Questo è assolutamente sbagliato. È il momento di far capire che la salute dell’uomo e dell’ambiente sono un binomio inscindibile; economia ed ecologia non sono opposte ma sinergiche”.
Quale miglior modo per sviluppare un approccio ecologico alla montagna se non quello di godere della possibilità di escursioni con la famiglia, compresi i più piccolini, che si possono effettuare rispettando tutte le norme anti-covid. Una montagna sociale, che non rischia di far male a nessuno.