Con la squalifica di Evgeny Ustyugov, che dovrà però essere confermata in sede d’appello al TAS, è completamente cambiato il podio dell’emozionante staffetta delle Olimpiadi di Sochi del 2014. Una gara da batticuore, nella quale la Norvegia era stata in testa fin dalla prima frazione grazie alle ottime prestazioni dei fratelli Bø e successivamente anche di Bjørndalen, ma alle sue spalle anche le altre nazioni non si erano mai arrese con Germania, Russia e Austria mai oltre i 27”. Un grande Peiffer aveva riportato la Germania sotto al termine della terza frazione, riagganciando Bjørndalen, cosa che avevano poi fatto successivamente anche Russia ed Austria nel corso dell’ultima frazione. Così Schempp, Shipulin, Svendsen e Landertinger si presentavano all’ultima serie di tiro per l’oro. Il tedesco usciva per primo con una serie fantastica, Shipulin restava agganciato senza sentire la pressione di un popolo intero sulle sue spalle, mentre Landertinger reggeva con una ricarica regalando all’Austria il bronzo e Svendsen andava nel pallone, prendendosi addirittura il giro di penalità e mandando alle ortiche i sogni di gloria della staffetta norvegese. La lotta per l’oro si risolveva poi a favore della Russia grazie alla memorabile azione di Shipulin che tra lo sventolio di bandiere dello stadio, staccava Schempp negli ultimi metri e andava a godersi il momento forse più glorioso della sua carriera.
La sentenza della Divisione Antidoping del TAS ha quindi cancellato tutto. La Germania è oggi oro, l’Austria argento e la Norvegia il bronzo. Pur con una medaglia olimpica in più, Emil Hegle Svendsen non ha alcuna voglia di festeggiare. «La notizia di un atleta positivo al doping non è mai buona – ha affermato l’atleta a NRK commentando la sentenza – in realtà è qualcosa di fastidioso, un fantasma che a volte ritorna».
L’ex biatleta norvegese, vincitore della Coppa del Mondo nel 2010, ma anche di 8 medaglie olimpiche (4 ori), che potrebbero diventare nove, e 21 mondiali (12 ori), non prova alcun piacere nel ripensare a quella gara, è consapevole che un bronzo oltre sei anni dopo vale poco, ma soprattutto ha ancora l’amaro in bocca per l’andamento di quella staffetta, nella quale incise in negativo per la sua squadra: «Quel giorno volevamo l’oro e lo abbiamo perso. Quella non sarà certo la gara di cui parlerò ai miei nipoti. Questa medaglia sarà probabilmente all’ultimo posto nella mia personale classifica».
A livello simbolico, però, Svendsen è felice che con questa medaglia la Norvegia supererebbe la Russia nel medagliere di quelle Olimpiadi: «Il fatto che saliremo al primo posto nel medagliere è la miglior conseguenza di questa squalifica. Una medaglia di bronzo nella staffetta non ha molto valore, ma diventare la miglior nazione, soprattutto dopo quello che hanno fatto i russi, mi fa molto piacere. È una sorta di risarcimento».