È uno degli allenatori più stimati del panorama mondiale dello sci di fondo, avendo avuto un ruolo importante nella carriera di Dario Cologna e guidando oggi il gruppo della nazionale russa che vede al suo interno anche Sergey Ustiugov. Dall’altra parte Markus Cramer è anche un personaggio che non si tira mai indietro quando c’è da affrontare un argomento scottante e dare la sua opinione. Così anche dall’allenatore tedesco della squadra russa è arrivata una pesante critica all’operato della FIS, che ha deciso di mantenere intatto il calendario della Coppa del Mondo nonostante tutte le incertezze legate alla pandemia di covid-19.
«La FIS ha deciso di andare avanti con la stagione di Coppa del Mondo, mantenendo la maggior parte del programma originale – ha affermato Cramer in un’intervista rilasciata a dailyskier – ma sicuramente nessuno può dire con alcuna certezza se alla fine tutto andrà avanti secondo i piani».
Secondo Cramer ci sono troppe situazioni dubbie che potrebbero verificarsi nel corso della stagione, come in parte ammesso dallo stesso Mignerey, che solo ieri ha affermato che la FIS nella gestione dei casi di positività dovrà rispettare le regole imposte dai paesi ospitanti. Ciò significa che a seconda della nazione una situazione identica potrebbe essere gestita in modo diverso, andando ancor più a inficiare sulla regolarità della competizione. «C’è una carenza generale di idee e di regole su alcune situazioni ipotetiche. Cosa accade se due o tre atleti risultassero positivi al covid durante una tappa di Coppa del Mondo? Come verrebbero organizzati il test per il virus e l’eventuale isolamento del sospetto o confermato positivo? Ognuno che è stato a Ruka, per esempio, sa che è un piccolo villaggio con un altrettanto piccolo ospedale».
Per l’allenatore russo la FIS avrebbe dovuto prendere esempio da altri sport: «Gli altri sport si sono organizzati e hanno trovato un accordo con le autorità locali su un insieme più o meno universale di leggi e regolamenti, basati sulla premessa che tutte le squadre dovrebbero viaggiare e vivere in una bolla. C’è un piano simile? Non abbiamo sentito ancora nulla del genere dalla Federazione. Come ci si sarebbe dovuti comportare in una simile circostanza? Facile: il minor numero di viaggi possibile. Ciò che abbiamo invece sono quattro paesi differenti prima di Natale e, dal momento che non viaggiamo in una bolla, direttamente su charter organizzati, dovremo controllare leggi e regolamenti di ogni singolo paese, ogni singola provincia che attraversiamo ogni giorno. È una follia. Tenete poi a mente per la squadra di una nazione extra Unione Europea le cose sono ancora più complicate, come Russia, USA o Giappone. Recentemente ci è stato detto che dovremo essere nell’UE almeno due settimane prima di ogni competizione. Ciò è molto complicato e costoso logisticamente, ma abbiamo iniziato ad organizzarci per questo. Ora ci viene detto che la FIS sta lasciando cadere questa richiesta».
Cramer ha quindi chiuso con un attacco diretto alla FIS: «Come allenatori non abbiamo una rappresentanza formale, ma ovviamente parliamo all’interno della nostra cerchia e la nostra opinione è praticamente la stessa: è tempo che la FIS cambi il modo in cui gestisce le principali competizioni internazionali, in particolare la Coppa del Mondo».
Il malcontento cresce.