In una gara di salto con gli sci anche un decimo di punto in piu o in meno può assegnare la vittoria di un atleta o l’assegnazione di una medaglia d’oro alle Olimpiadi o ai Mondiali. Questo decimo di punto di differenza, può essere determinato da tre diversi fattori.
La lunghezza di un salto con un mezzo metro in più raggiunto da un saltatore rispetto all’avversario, poi stando al sistema dei coefficenti dati dal gate/wind factor introdotti da oramai una decina d’anni, anche da una folata di vento a favore di questo o di quell’atleta. Oppure a determinare il successo possono entrare in azione le valutazioni sullo stile del saltatore date dai cinque giudici di gara.
Analizziamo tre casi emblematici, fra i tanti, che sono accaduti nei grandi eventi in tempi relativamente recenti nei quali l’arrivare primo o secondo e’ stata una mera questione infinitesimale.
Il primo esempio, forse il più conosciuto, risale alle Olimpiadi 2006 a Torino. Dall’ Hs140 di Pragelato per solo un decimo di punto l’austriaco Andreas Kofler non è riuscito a portare nella sua Innsbruck la medaglia d’oro che invece ha conquistato il connazionale Thomas Morgenstern. Tre venti assegnati a Kofler nella prima serie non sono stati sufficenti per arginare il ritorno del compagno di nazionale. Col senno di poi a Kofler sarebbe bastato che gli fosse stato assegnato un venti in più al posto di un 19.5 per infilarsi la prestigiosa medaglia d’oro al collo.
Quattro anni prima alle Olimpiadi di Salt Lake City, nella prova a squadre dal trampolino grande, lo stesso decimo di punto ha diviso Germania e Finlandia a favore di Sven Hannavald e compagni nell’assegnazione della medaglia d’oro. Dato che nel salto, il voto più alto e il più basso vengono scartati, analizzando le valutazioni complessive degli otto saltatori in questione nelle due serie, si evince un coerente metro di giudizio in tutti e cinque i giudici con differenze di solo mezzo punto su ogni singolo salto eseguito nello Utah dai ragazzi tedeschi e dai finlandesi.
In campo femminile ai Mondiali di Seefeld 2019 dal Normal Hill è invece stato solo mezzo punto a dividere Maren Lundby da Katharina Althaus a favore della ventiseienne norvegese. Quel giorno in Austria con condizioni di vento pressochè simili fra le due, la saltatrice tedesca ha sempre saltato più lungo dalla norvegese che però ha avuto la meglio nel conteggio complessivo grazie a valutazioni stilistiche sempre migliori.
Dato che lo ski jumping non è denominato come salto in lungo con gli sci nel quale chi raggiunge la massima misura vince, ma salto speciale, l’estetica di un salto e la perfezione nell’appoggiare un telemark hanno un valore quasi pari alla lunghezza del salto stesso. In una data competizione, un giudice con la sua valutazione personale può anche determinare involontariamente la vittoria o meno di un atleta.
Ad aiutarci a spiegare correttamente la valutazione tecnica di un salto e a inoltrarci nei meandri sul come diventare un giudice Fis internazionale ci affidiamo alla finlandese, ma italiana d’adozione, Tiiu Ounila.
Come accadeva maggiormente in Finlandia qualche anno fa, dove un po’ tutti i bambini finlandesi iniziavano a fare salto con gli sci fin dalla tenera età, anche la giovane Tiiu, nella nativa Lahti, aveva provato l’ebbrezza di lanciarsi dal trampolino fin dalla prima età scolare. Una passione per il salto che poi è proseguita giudicando i salti dei suoi modelli come giudice Fis, come lei stessa ci racconta nella capitale del salto Suomi a Lahti, avendo come sfondo i tre famosi trampolini del Salpausselkä: ”La mia passione per il salto è nata fin da piccola, in quanto in Finlandia noi praticavamo il salto a scuola, ma io sono stata sempre appassionata di salto con gli sci. Fin dai sei anni guardavo il salto in Tv quando in Finlandia al vertice vi erano molti saltatori famosi come Jari Puikkonen, Matti Nykänen, Ari-Pekka Nikkola etc. Poi già a sedici anni assieme ad una mia amica ho fatto a Lahti il primo corso per diventare giudice seguendo la mia passione sempre avuta per il salto. Nei miei primi anni da giudice essendoci in Finlandia negli anni novanta molti giudici FIS internazionali ho dovuto aspettare il mio turno seguendo solo gare interne e campionati nazionali finlandesi, poi dopo una decina d’anni ho potuto anche viaggiare facendo gare di Coppa del Mondo sia per il salto che per la Combinata."
Una ventina d’anni fa, il cuore ha portato la ragazza finlandese nella piccola Mombaroccio, delizioso borgo medievale posto ad una ventina di chilometri da Pesaro. In Italia la passione per il salto non ha certo abbandonato Tiiu, che invece ha potuto giudicare parecchie gare di Coppa del Mondo e Continental Cup sia nel salto e sia in combinata sotto bandiera tricolore. Dalla prossima stagione, rientrata di nuovo in patria, lei tornerà ad assegnare le valutazioni stilistiche per la Suomen Hiihtoliitto.
Tiiu svolge oramai da anni con successo il proprio lavoro di terapista nutrizionale ed esperta del settore del benessere e della salute anche in ambito sportivo, oltre ad avere all’attivo anche libri che trattano l’argomento allergie legate al cibo. Questa sua attività viene abbinata alla propria carriera di giudice Fis internazionale, e data la propria elevata conoscenza di tutto ciò che ruota attorno allo sci nordico, la Fis si è affidata a lei per svolgere importanti ruoli di assistente al Competition chief durante le Olimpiadi di Torino 2006 e ruoli di segretaria ai Mondiali della Valdifiemme 2003 e 2013.
Col suo perfetto italiano, tornata nella nativa Lahti, Tiiu Ounila è quindi la persona più adatta per illustrarci il percorso che bisogna intraprendere per diventare giudice e spiegare il metodo di assegnazione di un punteggio durante un salto oltre a raccontare il dietro le quinte del salto con gli sci.
E’ difficile ottenere il “patentino di giudice”? Che tipo di esami si devono effettuare?
«Direi che non è complicato ottenere il patentino, innanzitutto devi conoscere e sapere di sport, ma soprattutto devi avere molta passione perché non puoi cominciare subito dalla Coppa del Mondo o praticare subito a livello internazionale, ma usualmente si inizia con le gare dei bambini o junior e devi guardare tantissimi salti e molte gare. La maggioranza dei giudici sono ex-atleti o allenatori che poi diventano giudici, quindi hanno visto molti salti e hanno guardato molte gare alla televisione, e in merito a ciò, noi facciamo video evaluation continui. I corsi consistono ovviamente nel conoscere e studiare bene i salti ma anche nel fatto che tu devi conoscere lo sport anche nell’aspetto delle regole, devi sapere tutto anche della tecnica. Le regole sono cambiate varie volte nel corso degli ultimi trent’anni. Noi facciamo aggiornamenti almeno una volta all’anno a livello nazionale e ogni due anni a livello internazionale.»
Puoi spiegare a chi non ha mai visto una gara di salto in cosa consistono nello specifico le detrazioni di punti nella valutazione di un salto?
«Vi sono regole piuttosto specifiche, ma riassumendo in breve, vi sono tre diverse fasi del salto che vengono giudicate: la fase di volo che inizia alla fine del dente, l’atterraggio che comprende il telemark che è molto importante per ottenere una buona valutazione e la fase conclusiva di outrun nel quale un saltatore deve mantenere la posizione finale con le braccia a croce. Il voto ad un salto parte sempre dal venti, poi vi sono le varie detrazioni a seguito di imperfezioni riscontrate durante le tre fasi. Nella fase di volo il saltatore deve raggiungere la posizione ottimale mediante uno stacco efficiente ed aggressivo in uscita dal dente. In questa fase l’atleta deve presentare la corretta combinazione aerodinamica fra corpo e sci, ottenere una posizione del corpo stabile con le parti sinistra e destra simmetricamente posizionate (sci compresi) ed avere le gambe completamente distese. Ogni imperfezione tecnica può costare vari mezzi punti o punti di detrazione fino ad un massimo di cinque punti totali. La fase di atterraggio deve avvenire posizionando, nel momento dell’impatto col terreno, il telemark che deve essere il più piacevole e morbido movimento possibile. Gli sci devono essere paralleli al momento del contatto col terreno, con una distanza non superiore alla larghezza di due sci ed un’equilibrata pressione su di essi. Importante è l’allentamento della tensione delle gambe ed il piegamento delle ginocchia durante l’impatto con il terreno con la conseguente separazione tra i piedi approssimativamente della lunghezza di un piede. Non piazzare il telemark provoca di per se due punti fissi di detrazione. Come nella fase di volo anche nell’atterraggio non rispettare questo metro di giudizi può costare fino a cinque punti di detrazione. L’ultima fase, è quella della decelerazione, dove il saltatore deve mantenere la posizione di telemark e successivamente sollevare la parte superiore del corpo. In questa fase, l’atleta deve appoggiare equamente il peso su entrambe le gambe con la parte superiore del corpo eretta, e deve transitare in maniera sicura attraverso il limite di caduta con braccia in posizione rilassata, distesa e simmetrica lungo il corpo. Ogni piccola imprecisione in questa fase può portare fino a tre punti di detrazione, mentre un salto con caduta comporta in automatico sette punti in meno. Ovviamente un salto che atterra sul o oltre l’HS viene premiato maggiormente di un salto che termina sul punto K. Invece nelle gare dei giovani dall’HS10 o 30 nel quale tutto avviene molto velocemente data la brevità del salto, il giudizio viene dato nella totalità del salto. E’ differente giudicare un salto di 5,10 metri che si effettua in età giovanile da un salto di 100 o 140 metri che vediamo in Coppa del Mondo.»
Pensi che si dovrebbero dare più venti nelle gare di salto speciale?
«Io personalmente ne vorrei dare di più ma è difficile fare un salto da venti. Al momento nel mondo vi sono pochi atleti che riescono a farlo. Una buona ragione è data anche dai nuovi materiali e dalla sicurezza. E’ un po’ un sogno per ogni giudice poter dare venti in una gara di Coppa del Mondo, ma il salto perfetto accade molto, molto di rado. Ora, rispetto al passato si guardano di più i minimi dettagli in un salto. Inoltre se un giudice da un venti e gli altri 18,5/19, a fine gara ti vengono a chiedere spiegazioni sul tuo venti, ecco perché vi è una certa titubanza nel dare un venti. Io personalmente nella mia trentennale carriera ne ho dati forse solo due o tre e sempre in Coppa del Mondo.»
Quale è il miglior telemark che hai mai visto eseguire o il miglior stile espresso da un saltatore?
«Nella storia del salto speciale vi sono stati alcuni austriaci che hanno eseguito il telemark alla perfezione, ma anche alcuni norvegesi e qualche sloveno direi. Il telemark di adesso rispetto a quello di quindici anni fa è totalmente diverso, non è più possibile fare un confronto col passato per via dei materiali che si utilizzano adesso. In combinata lo scorso anno nelle gare nelle quali io ero giudice Fis anche un paio di ragazzi norvegesi hanno eseguito telemark nei quali tu non potevi detrarre nemmeno mezzo punto.»
Raccontaci una tua giornata tipo in una gara di Coppa del Mondo.
«Innanzitutto sono sempre giornate molto lunghe. Giornate nelle quali noi trascorriamo molte ore nella torretta. In Coppa del Mondo solitamente le prove sono il giorno prima e noi dobbiamo essere presenti, cosi come dobbiamo sempre presenziare alla riunione dei Team captains nel quale viene spiegato il programma della località, le condizioni previste, le novità tecniche etc. Il giorno di gara, se ad esempio siamo in Asia si comincia sempre al mattino presto mentre in Europa molte volte le gare sono al pomeriggio o anche in notturna. La lunga giornata inizia col salto di prova, nel quale i giudici devono essere presenti, che precede sempre la gara vera e propria. Se le condizioni ambientali sono difficili capita che tu devi trascorrere anche molte ore nella torretta. Noi non possiamo avere nessun contatto elettronico con l’esterno, nessun contatto con altri giudici durante la gara. Durante la pausa fra le due serie possiamo discutere solo fra di noi ma non possiamo vedere i risultati del primo salto. E prima e durante la gara è assolutamente vietato avere ogni contatto con atleti e allenatori.»
Quale pensi possa essere l’evoluzione dello stile di salto in futuro? Pensi che avrete il supporto video (tipo Var del calcio) nel giudicare un salto in futuro?
«Il supporto video c’è già nel giudicare l’atterraggio in Coppa del Mondo, ma per come la vedo io non vi è il tempo adatto per vederlo in quanto noi dobbiamo dare velocemente il nostro voto. Noi in torretta abbiamo un piccolo video che inquadra solo la parte dell’atterraggio che è solo per noi, è differente dalle immagini televisive che ogni spettatore può vedere a casa. Ma spesso non vi è il tempo di guardarlo perché già dobbiamo dare i voti. Noi praticamente giudichiamo in tempo reale. Se l’outrun di un trampolino è molto lungo allora vi è qualche secondo in più. Ma noi lo usiamo solo per confermare un voto nel caso tu coi tuoi occhi non hai visto bene il landing per via della posizione della torre o per altri motivi. Vedremo se questo supporto in futuro verrà ampliato o se rimarrà come è adesso.»
Che tipo di guadagni o rimborsi ricevete come giudici Fis nelle gare di Coppa del Mondo?
«Praticamente noi riceviamo solo le spese di viaggio e di alloggio nella località che ospita le gare. Inoltre riceviamo un piccolo travel day per ogni giorno di viaggio per raggiungere la località di gara. E’ una sorta di piccolo rimborso per i giorni di lavoro che si perdono, in quanto noi non siamo giudici professionisti. Non abbiamo nessun altro guadagno. Svolgere la professione di giudice Fis è un po’ come una missione, non lo fai per i soldi ma per la passione. Non è come l’arbitro del calcio o il referee nell’hockey professionistico.»
Hai mai ricevuto critiche da atleti per un voto basso da te dato?
«Si. E’ successo tante volte e spesso anche da allenatori. Questo soprattutto all’inizio in quanto non erano abituati a vedere un giudice donna. Ci chiedevano al termine di una gara che magari era determinante in stagione il perché avevi dato quel mezzo punto in più o in meno, ma ovviamente il voto dipende sempre dallo stile del saltatore. Però devo dire che ho anche ricevuto complimenti dagli atleti dopo una gara per dei diciotto che gli avevo assegnato, ma loro avevano lavorato in allenamento per ricevere quella valutazione, non erano diciotto che arrivavano da salti che non meritavano quella valutazione.»
Riguardo all’essere donna, in un ambiente storicamente prettamente maschile come quello del salto, hai notato discriminazioni nel tuo ambito specifico in passato o situazioni di disagio che ancora accadono?
«Non direi proprio discriminazioni, ma in alcune località non vi erano mai state prima di me giudici donne come ad esempio a Sapporo dove sono stata per la prima volta nel 2002. All’aeroporto non ho trovato nessuno da parte del comitato organizzatore siccome aspettavano un uomo, e ho dovuto organizzarmi il trasporto da sola per arrivare in albergo. Il mio nome è cosi originale ed è difficile per i giapponesi capire che sono una donna solo dal nome. Ma alla fine tutto è andato bene e ho anche deciso di imparare a parlare giapponese dopo questo primo viaggio.»
Consiglieresti di diventare giudice FIS ad una ragazza o persona in generale? Perchè?
«Sicuramente se lei ha una passione per il salto, perché no. Fare il giudice Fis non è una cosa che tu fai per i soldi ma solo seguendo la tua passione. E’ difficile come giudice Fis pianificare il lavoro con il salto se hai tanti impegni durante l’inverno. Perchè viaggiare da una sede all’altra può richiedere tanto tempo, specialmente in Asia può essere che tu viaggi anche un giorno intero per raggiungere la sede di gara e che tu debba prendere quasi una settimana di tempo dalle tue ferie, e magari per le condizioni ambientali o il troppo vento poi non si gareggi nemmeno.»
Sebbene tu abbia vissuto per quasi vent’anni in Italia e parli un italiano perfetto, sei finlandese. Che opinione hai del declino del salto finlandese nell’ultimo decennio?
«Ovviamente è un gran dispiacere la situazione attuale ed i pochi risultati di prestigio ottenuti dai finlandesi del salto negli ultimi anni. Durante i miei primi anni nel salto i finlandesi erano spesso dominanti ed è stato uno shock il vedere nell’ultimo decennio che chi veniva dalla Finlandia non aveva più la stessa grinta e capacità di quelli che saltavano negli anni ‘80 o fino al 2010. La ragione principale dipende dai soldi. Per i ragazzi vi sono altri sport che offrono prospettive migliori sotto il lato economico come l’hockey principalmente, ma anche il calcio. I giovani adesso non vogliono più fare sport nei quali se non sei proprio bravo non hai possibilità di un gran guadagno come accedeva in passato. Non vi sono più i numeri di praticanti a quattro cifre che vi erano negli anni ‘80 e gli sponsor hanno un po’ abbandonato il salto in Finlandia. Qui nella zona di Lahti vi sono solo pochi ragazzi e ragazze junior dai dieci ai sedici anni che praticano salto, e questo è abbastanza preoccupante, e la ragione è anche data dal fatto che tutti i materiali, sci, tute e attrezzi sono diventati parecchio costosi per una famiglia normale. Anche tutti i viaggi che si devono fare non sono gratuiti. Se vi fosse magari qualche sponsor in più che permettesse ai ragazzi oltre che a sviluppare una carriera anche la possibilità di studiare sarebbe ottimo. Per diventare grandi saltatori come Nieminen, Ahonen, Nykänen ci vogliono ragazzi che si dedichino nel dopo scuola a fare salto per tutto il pomeriggio e non a giocare alla playstation come accade nei tempi moderni.»
Salto – Tiiu Ounila: il salto raccontato dalla torretta di un giudice
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