Sono passati ormai sei anni e mezzo da quando Jonna Sundling vinse due medaglie d’oro ai Mondiali Juniores in Val di Fiemme, imponendosi nella sprint e nella staffetta femminile, dove staccò nel finale Nepryaeva. La fondista di Umeå ha in parte mantenuto le promesse una volta passata tra le senior, salendo nove volte sul podio in Coppa del Mondo e conquistando anche tre vittorie individuali, due delle quali in questa stagione. Nell’ultimo anno ha quindi anche chiuso al secondo posto la coppa di specialità sprint, di un soffio alle spalle dalla compagna di squadra Linn Svahn.
Ma Jonna Sundling ha anche tanto da recriminare, perché l’emergenza covid-19 ha chiuso anticipatamente la stagione, non permettendole di giocarsi fino in fondo le proprie carte nello Sprint Tour nordamericano, al quale arrivava in condizioni di forma migliori rispetto alla più giovane compagna. Un episodio sfavorevole che si è aggiunto ad alti avuti nella sua carriera, come la malattia che la costrinse a rinunciare ai Mondiali 2017, l’esclusione dell’ultima ora dalla squadra olimpica del 2018 e infine la rottura del bastoncino ai Mondiali del 2019 quando giunse quarta nella sprint. «Si, credo di essere stata un po’ sfortunata nella mia carriera, ovviamente ci ho pensato. Ma a volte puoi solo accettarlo».
Al di là della sfortuna, Sundling ritiene che dei piccoli particolari possano fare la differenza. Ecco perché ha deciso di cambiare marca di sci passando da Fischer a Rossignol: «Fischer è stata molto chiara sul fatto che avrei dovuto utilizzare anche i loro scarponi, ma non hanno funzionato molto bene con me. Da tre anni ho un problemino all’alluce che a volte mi costringe ad impostare l’allenamento sulla base delle sensazioni del piede. Ma c’è stato un grande miglioramento da quando ho cambiato gli scarponi. Con Rossignol ogni atleta riceve più attenzioni, cosa che mi è mancato con Fischer, dove sei soltanto una delle tante».
A proposito di materiali, un cambiamento importante c’è stato anche nella squadra svedese con l’arrivo di Perry Olsson: «È fantastico averlo come skiman, ha molta esperienza ed è stato anche lo skiman di uno dei miei grandi modelli, Marit Bjørgen. Con lui mi sono subito trovata bene, anche durante i test sugli sci che abbiamo fatto».
Un cambiamento importante è infine arrivato anche nell’alimentazione, seppur poco gradito da Sundling, consapevole però che a questi livelli è giusto curare nel dettaglio ogni particolare: «Stig Mattsson, che è il nostro dietologo, ci parla da molto tempo del succo di barbabietole. L’ho già assaggiato, ma è stato un po’ disgustoso. Ha il sapore di un sacco pieno di terra». Alla fine l’atleta svedese ha deciso di bere un paio di decilitri di succo si barbabietola ogni giorno prima dell’allenamento. L’alto contenuto di nitrati nelle barbabietole ha attratto l’interesse di tanti atleti di resistenza. «Ora ci sono degli studi che dimostrano che il succo influisce anche sulle prestazioni delle sprint e mi piacciono le sprint – ha affermato Sudling ridendo – dopo quattro mesi che lo bevo posso intanto dire di essere sempre stata sana. Ma è difficile sapere se ciò è dovuto alla bevanda. In ogni caso non mi ha influenzato negativamente, sono stata sempre bene, mi sono allenata nel migliore dei modi, non ho avuto infortuni e sento che l’allenamento mi ha dato qualcosa in più in estate. Questo succo potrebbe avere una parte in questo. Quando si tratta di sport d’élite, i piccoli dettagli sono importanti. Quindi se questo può fare la differenza, perché non provarci? Continuerò quindi a farlo per un po. Il cattivo sapore? L’essere umano si abitua al gusto, ora in realtà penso che sia relativamente buono».