La notizia del ritrovamento di un piccolo quantitativo di cocaina nell’abitazione di Petter Northug, a seguito di un controllo della Polizia dopo che l’ex atleta era stato fermato per aver oltrepassato il limite di velocità, ha fatto ovviamente molto scalpore, in particolare in Norvegia. La notizia della brutta caduta del campione più amato di Norvegia, infatti, ha preso l’apertura di tutte le pagine sportive norvegesi, nonostante la magnifica prestazione di Jakob Ingebrigtsen, che ha firmato nel meeting di Montecarlo il nuovo record europeo nei 1500 metri di atletica leggera.
In molti hanno espresso la propria opinione sulla vicenda, ma una di quelle più significative arriva da Morten Aa Djupvik, allenatore della nazionale norvegese dal 2007 al 2011, che guidò Northug alla vittoria di sette ori mondiali (quattro individuali) e due olimpici (uno individuale). «È una vicenda molto triste – ha affermato a NRK – spero davvero che riceva l’aiuto di cui ha bisogno. Se sente di voler parlare con qualcuno, può chiamarmi. Alzo il telefono. Ora, tutti noi che ci consideriamo suoi amici dobbiamo alzarci e sostenerlo».
Djupvik ha poi lanciato un importante messaggio, perché quanto sta accadendo a Northug potrebbe succedere anche ad altri atleti di successo: «Petter deve assumersi da solo le responsabilità di quanto accaduto. Ma penso che sia difficile, se non impossibile, capire cosa significhi vivere una tale popolarità, al livello di una rock star. In realtà gli chiesi, all’epoca, se avesse ricevuto la giusta assistenza, e lui disse di sì. Ma allo stesso tempo, dobbiamo chiederci se le persone ricevono un’assistenza sufficientemente buona, quando devono riempire il vuoto che si presenta dopo una carriera».
L’invito di Djupvik: “Quanto accaduto a Northug dimostra che a fine carriera gli atleti vanno assistiti”
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