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Sci di fondo

Fondo – Simone Paredi ha un consiglio per i suoi giovani: “Curate la fase di recupero, è importante quanto l’allenamento”

Dopo due stagioni alla guida della squadra femminile di Coppa del Mondo, Simone Paredi riparte dai più giovani, alcuni degli atleti più promettenti su cui l’Italia punta in vista delle Olimpiadi del 2026. L’allenatore del Centro Sportivo Esercito, quindi, è alla guida del gruppo Giovani della squadra Milano Cortina 2026, composto da nove atleti, sei uomini e tre donne: Mattia Armellini, Martin Coradazzi, Michele Gasperi, Giovanni Ticcò, Riccardo Bernardi, Francesco Manzoni, Martina Di Centa, Valentina Maj ed Emilie Jeantet.
    
Abbiamo contattato Paredi nel corso del raduno di Tirrenia, sul litorale pisano, dove la sua squadra si sta allenando assieme agli altri due gruppi Milano Cortina 2026, quelli allenati da Fulvio Scola e Renato Pasini, composti da atleti e atlete che già quest’anno devono ambire a gareggiare con continuità in Coppa del Mondo.

Buon pomeriggio Paredi. Iniziamo dall’attualità: come sta procedendo questo raduno assieme agli altri due gruppi Milano Cortina 2026?
«Il raduno è iniziato lunedì in questa bellissima location del Centro CONI di Tirrenia. Abbiamo già effettuato un test sugli skiroll, che per il mio gruppo giovani è stato il primo stagionale, affrontando la dura ascesa al Monte Serra. Devo dire che alla fine il test è andato abbastanza bene, soprattutto per alcuni ragazzi. Con Pax (Renato Pasini, ndr) e Fulvio (Scola, ndr) mi sono trovato alla vigilia del raduno e mi sono adattato al programma della loro squadra. Ritengo infatti importante, per noi, lavorare sempre con loro, perché questi ragazzi, essendo giovani, devono prendere da esempio i più grandi, capire quanto sia importante la professionalità in allenamento e soprattutto nel recupero. Devono avere ben in mente lo step da fare. Ritengo quindi interessante per noi effettuare gli allenamenti insieme agli altri gruppi Milano Cortina oppure alla Squadra A, come già accaduto nel corso del primo raduno. Come volumi i maschi possono stare con quelli di Fulvio, mentre le tre donne del 2000 devono ancora fare uno step intermedio, quindi si allenano con volumi più bassi. Da inizio preparazione è il terzo periodo in cui abbiamo tre settimane di carico e loro non avevano ancora fatto un lavoro del genere. Non possiamo quindi permetterci di farle già arrivare ai volumi di una Caterina (Ganz, ndr), Anna (Comarella, ndr), Franchi, Pittin o Bellini, rischiamo che poi arrivino già stanche al via della stagione».

Nel precedente raduno avete lavorato anche insieme alla Squadra A; com’è andata?
«Abbiamo fatto un lavoro in pista a Dobbiaco in ritmo soglia. Atleti e atlete hanno capito come gestire più prove da nove o dieci minuti, senza esagerare troppo nel lattato, gestendosi stando leggermente sopra il ritmo soglia. Per me era importante che vedessero Chicco (Pellegrino, ndr), Defa (De Fabiani, ndr), Rasta (Rastelli, ndr), Giando (Salvadori, ndr) e Lucia (Scardoni, mentre Laurent era assente per infortunio, ndr), si rendessero conto di come lavorano, del gap rispetto a loro, ma allo stesso tempo capissero anche che con gli anni si può limare. Mi Interessava soprattutto metter loro di fronte alla professionalità degli atleti di Coppa del Mondo, soprattutto di come si gestiscono prima e dopo l’allenamento. Ci tenevo vedessero cosa bisogna fare per recuperare al meglio. Ci siamo incrociati poi anche ad Anterselva, hanno visto che in allenamento ci sono i momenti per spingere e dare tutto, ma anche per rallentare e tenere un ritmo basso. Quando serve, però, bisogna sapere tirare fuori gli attributi e dare il cento per cento anche in allenamento, perché il nostro è uno sport di fatica.
Devono imparare anche che alcuni allenamenti possono pure terminare prima del dovuto, perché magari si è esagerato. Voglio che arrivino al loro limite e lo superino per migliorare, capiscano dove possono arrivare. Comunque ci tenevo a ringraziare il Centro Sportivo Esercito per averci messo a disposizione la caserma di Brunico per il primo raduno. In particolare il Comandante Patrick Farcoz e il Maggiore Davide Dallago, che ci dato tutto il necessario affinché ci allenassimo al meglio»
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Quali sono le sue prime impressioni su questo gruppo?
«Ritengo che il livello sia alto. Consideriamo che cinque maschi su sei hanno vinto una medaglia agli ultimi Mondiali Juniores e Under 23, mentre le ragazze non sono arrivate lontane dal podio in staffetta. Nei programmi questo gruppo deve lavorare con tranquillità e impegno, perché nell’immediato a loro non sono chiesti risultati per la Coppa del Mondo, ma in OPA Cup e ai Mondiali Under 23. A parte Mattia Armellini, che essendo del ’97, dovrà invece ambire a correre le sprint di Coppa del Mondo. Ecco, ci tengo a sottolineare che lui è per noi un acquisto fondamentale, perché ci sta aiutando a fare squadra, è bravissimo a fare gruppo, lo tiene compatto. Importantissima poi anche la figura di Martin Coradazzi, che tira spesso i compagni in allenamento. Devo dire che in generale, comunque, i sette 2000 lavorano assieme da anni e vanno d’accordissimo. Pensate che alcune settimane prima del primo raduno, cinque della squadra maschile si erano ritrovati a Bormio, facendo quasi un mini raduno per conto loro, senza che nessuno glielo avesse chiesto. Sono anche salito per seguirli. Per me è un buon punto di partenza, anche se è un gruppo folto e quindi non facile da seguire, anche perché essendoci sia uomini che donne, ci sono spesso esigenze diverse. Ma, grazie anche all’aiuto del fisioterapista Claudio Saba, si stanno creando delle ottime condizioni».
    
Ha atleti con caratteristiche ed età diverse: seguono tutti un unico programma?
«Per quanto riguarda i maschi, ho notato che da junior hanno lavorato molto bene e sono già ben preparati, pronti ad affrontare carichi di volume alti. Per quanto riguarda le donne, bisogna invece concentrarci di più sull’aspetto del lavoro in palestra, ma ci può stare qualche carenza in questo senso. Sono cose su cui si può intervenire e fare correzioni. Ogni atleta ha qualcosa in cui può migliorare. Di sei maschi, tre prediligono le sprint e gli altri le distance, sarà utile quindi che si aiutino a vicenda negli allenamenti. Le donne sono tutte più distance. Ho preparato quattro programmazioni diverse. La prima per Armellini e Coradazzi, che hanno già lavorato con buoni volumi e stanno quindi seguendo lo stesso programma anche se uno è sprinter e l’altro atleta distance. Poi da agosto ne avranno due più specifici, secondo le loro caratteristiche individuali. Ho quindi un programma per il solo Gasperi e un altro per gli altri tre uomini, con volumi leggermente più bassi. Infine le tre donne hanno tra loro dei lavori più o meno simili. Nella maggior parte degli allenamenti, comunque, uomini e donne sono assieme, perché è importante lavorare in gruppo e fortunatamente è una cosa che molti fanno anche a casa».

Entriamo nello specifico dei singoli atleti, iniziando da Armellini e Coradazzi, i due più esperti.
«Con Mattia ho già parlato chiaramente. Lui deve migliorare nella qualificazione, arrivarci al massimo della concentrazione e riuscire a esprimere tutto in quei tre minuti. Una volta superato quello scoglio, lui è molto bravo nelle gare sull’uomo, sa leggere bene tatticamente la batteria, come si è visto anche al Mondiale Under 23. È capace di passare dove gli altri non osano farlo, si rende subito conto dove la neve è più veloce e altre cose del genere, perché è un ragazzo molto intelligente. Per la Coppa del Mondo deve trovare quello spunto in più in qualifica. Inoltre non gli manca la base aerobica, fa tanta resistenza, tanto che l’altro giorno si è fatto un giro in bici di 250km. Per quanto riguarda Martin, invece, deve partire da dove ha concluso la passata stagione. Abbiamo già analizzato insieme cosa potrebbe averlo frenato tra dicembre e febbraio. Deve imparare a capire bene che bisogna anche riposare per recuperare le energie, mentre lui ha sempre voglia di fare quel qualcosa in più, magari alzando i ritmi quando serve andare piano. L’allenamento è importante, ma il recupero è fondamentale. Nel finale della passata stagione, quando ha recuperato, è uscito fuori disputando un bellissimo Mondiale Under 23. Lui è un generoso, farebbe tre ore di allenamento anche da zoppo, ma non deve accumulare stress e fatica. Gli manca quindi solo questo aspetto della gestione del recupero. Oggi ormai tutti si allenano al massimo, la differenza la fa chi sa recuperare meglio. Ecco, bisogna prendere come esempio Chicco Pellegrino, che anche su questo fa la differenza. Lui il pomeriggio dorme, recupera, stacca con il corpo e con il cervello. È l’esempio di ciò che deve fare ogni atleta di alto livello».

Passiamo ai quattro 2000.
«Gasperi ha un bel motore, si è visto nei test precedenti e anche in quello sugli skiroll in salita di mercoledì scorso. Con lui dobbiamo lavorare un po’ sulla tecnica, perché quella che ha può ancora rendere sulle rotelle, ma sugli sci lo svantaggia tanto rispetto agli altri. Se migliora in questo particolare fondamentale, può sfruttare ancora meglio il suo grande motore. Ticcò è un ragazzo che ha capacità, è forte, ma deve riuscire a superare il proprio limite anche in allenamento, non tirarsi mai indietro. Giovanni deve capire quanto è importante che superi i propri limiti, perché un fondista deve saper faticare ed essere convinto dei suoi mezzi. Lui lo scorso anno ha fatto bene anche nelle sprint, ciò significa che è un distance con ottime capacità nei finali, proprio ciò che necessita un fondista moderno. Superando i suoi limiti in allenamento, riuscirà a faticare anche in gara e alzerà il suo livello. Per i due sprinter, Bernardi e Manzoni, l’obiettivo è andare bene nei rispettivi format di gara e arrivare in forma agli eventi importanti, fondamentale per entrambi anche in ottica arruolamento. Riccardo deve migliorare la base aerobica, dove ha qualche carenza. Ha uno spunto veloce, anche perché ha una bella struttura fisica e in palestra lavora bene. Ma se vuole tenere per tutto il corso delle batterie, ha bisogno di migliorare la base aerobica. Su questo aspetto Checco ha invece una buona base, ha una bella tecnica di sciata e può fare veramente delle belle cose nelle sprint, perché va molto bene nelle batterie. Con lui stiamo lavorando soprattutto sull’intensità, perché ne ha fatta poca in passato, anche se lo spunto ce l’ha. Entrambi lo scorso anno sono stati grandi protagonisti nelle sprint di OPA Cup Junior».

Concludiamo la presentazione degli atleti con le tre donne: Martina Di Centa, Valentina Maj ed Emilie Jeantet.
«Martina ha veramente un bel motore e specialmente nelle distance può fare davvero delle belle cose. Mi ha ben impressionato nel test di corsa sui 3000 che abbiamo fatto a Dobbiaco. Sono convinto che avrebbe potuto segnare anche un tempo più basso, visto quanto è andata veloce nell’ultimo giro. Anche in un lavoro con Lucia Scardoni mi ha molto sorpreso. Nell’ultimo test qui a Tirrenia ha faticato, forse risentendo del lavoro sulla forza, che come le sue compagne ha un po’ trascurato negli anni passati. Sul Monte Serra ha fatto molto bene Valentina Maj, invece, che ha una struttura fisica importante. Lei, Martina e la stessa Emilie, devono capire quanto sia fondamentale lavorare bene in palestra, cosa che un po’ ancora sottovalutano, ma oggi per un fondista è troppo importante. Purtroppo, da questo punto di vista, non hanno lavorato molto in passato. Tornando a Valentina, deve imparare ad arrivare al limite e sopportare la fatica, così come Emilie. Purtroppo Jeantet in estate ha sempre qualche problema in più, poi in inverno trova il suo equilibrio e lo scorso anno si è tolta belle soddisfazioni, giungendo anche quarta ai Mondiali nell’individuale grazie a un ottimo ultimo giro. Per lei sarebbe utile faticare meno in estate, soprattutto per non arrivare con dubbi e preoccupazioni all’inverno».

Un’ultima domanda: cosa si porta dietro dalla sua precedente esperienza con la squadra femminile di Coppa del Mondo?
«Tante cose che posso insegnare a questo gruppo. Al di là dell’allenamento in sé, voglio proprio far capire loro quanto sia importante essere atleti a 360° gradi, quindi anche tutto ciò che c’è prima e dopo l’allenamento. Non sono quindi fondamentali solo quelle tre o quattro ore di allenamento, ma curare tanti dettagli, quali l’alimentazione e soprattutto il riposo»

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