Nonostante la giovanissima età, Johannes Klæbo è ormai il leader dello sci di fondo norvegese, grazie ai suoi grandi risultati ma anche alla personalità. Un campione che si interessa, però, anche ad altri argomenti oltre gare e successi. In una recente intervista rilasciata a TV2, quindi, Klæbo ha parlato di pensione e assicurazione per i fondisti, due argomenti che gli stanno molto a cuore.
Il campione norvegese ha risolto i suoi problemi grazie all’ottimo accordo di sponsorizzazione trovato con Uno-X da 25 milioni di corone norvegesi in 5 anni, 2,3 milioni di euro, nel quale sono compresi anche dei benefit che gli altri atleti norvegesi non anno: «Sono considerato in un certo senso come un dipendente – ha affermato Klæbo – ho uno stipendio fisso e risparmio punti pensione come tutti gli altri lavoratori norvegesi. Credo che questo aspetto sia importante, in quanto non potrò certo praticare lo sci di fondo per il resto della mia vita».
Il suo sponsor possiede anche un team ciclistico, sport nel quale gli atleti hanno dei contratti a salario fisso e trattamento pensionistico. Klæbo vorrebbe che anche i fondisti potessero un giorno avere gli stessi benefit: «Con situazioni particolari come quella appena accaduta quest’anno, se improvvisamente non dovesse svolgersi nemmeno una gara di sci, un fondista non avrebbe le stesse sicurezze degli altri lavoratori. Io oggi ho il privilegio di avere questa opportunità». Per Klæbo sarebbe bello quindi, se lo sci di fondo prendesse esempio dal ciclismo, assicurando agli atleti salari fissi e risparmi pensionistici. Il norvegese, poi, grazie a Uno-X ha anche ricevuto un nuovo regime assicurativo, che lo mette al sicuro da problemi legati ad infortuni o altri malanni a breve o lungo termine: «Noi atleti viviamo del nostro corpo e certe cose possono accadere. A volte puoi raggiungere la vetta, in altre occasioni non ci riesci. Non puoi mai sapere se la mattina dopo ti sveglierai malato, perché certe cose non puoi prevederle».
Insomma Klæbo spera che anche i suoi colleghi, pure senza uno sponsor come quello trovato da lui, possano presto accedere alle stesse opportunità, in particolari assicurative e pensionistiche: «Abbiamo carriere brevi e diciamo che può durare al massimo quindici anni, nei quali sei abbastanza bravo sugli sci per guadagnarci da vivere. Arriva però il momento successivo alla tua carriera sportiva e sicuramente 10 o 15 anni di carriera possono dire qualcosa un giorno su un’eventuale pensione». Il campione mondiale sprint, quindi, vorrebbe far capire quanto sarebbe importante se più atleti potessero guadagnare punti pensione nel corso della propria carriera: «Ho acquisito informazioni su qualcosa che penso sia molto importante e ora cerco di fare del mio meglio affinché il maggior numero possibile di persone abbia maggiori certezze per quando si ritirerà, anche se è tra molto tempo».
Parlando di assicurazione e degli atleti che non riescono ad ottenere dei risarcimenti dopo infortuni o malattie (vedi Fossli, ndr), Klæbo ha le idee ben chiare: «È certamente un peccato che alcuni atleti non abbiano ricevuto risarcimenti per malattia. Dobbiamo fare in modo di proteggere i professionisti nel miglior modo possibile. Siamo molto fortunati nel poter fare sport, posso fare ciò che credo sia più divertente al mondo, ma allo stesso tempo sarebbe bello avere qualche sicurezza in più grazie a sistemi assicurativi e di supporto. Penso che molti di noi dovrebbero parlare di questo, sarebbe importante. Ho il privilegio di fare parte di una squadra nazionale. Probabilmente ci sono cose che si potrebbero fare meglio. Da una parte potrei farlo io, dall’altra loro. Dobbiamo essere però bravi assieme. Penso che sarebbe importante che la federazione proteggesse gli atleti della nazionale. Sono convinto che se riuscissero a dare agli atleti quella sicurezza di cui avrebbero bisogno, ciò contribuirebbe a raggiungere dei risultati altrettanto buoni in pista, se non migliori».