Tre sorelle assieme in una gara a squadre di Coppa del Mondo. È accaduto lo scorso 22 febbraio, quando le sorelle Manuela, Lara e Jessica Malsiner hanno rappresentato il quartetto italiano, insieme ad Elena Runggaldier, nella gara di a Ljubno, giungendo poi al sesto posto.
Per la più giovane delle Malsiner, Jessica, classe 2002, è stato un momento speciale, un premio per una stagione 2019/20 sicuramente molto positiva, nella quale ha vinto ben tre gare di OPA Cup e ha ottenuto il successo anche in Continental Cup, a Notodden, oltre a conquistare il podio nella staffetta di sci nordico delle Olimpiadi Giovanili. Ora la gardenese sta affrontando la sua prima preparazione all’interno della Squadra A, insieme alle sorelle, guidata da un allenatore di altissimo livello come Andreas Felder. Di tutto questo abbiamo parlato con lei nell’intervista che segue.
Ciao Jessica. Sei appena tornata da Stoccolma, dove vi siete allenate nella galleria del vento svedese. Un’altra esperienza nuova per te, che si somma alle tante che stai vivendo nell’ultimo periodo.
«Questa prima parte della preparazione è certamente molto diversa per me, in quanto ho dei nuovi allenatori, una nuova squadra e mi sto allenando moltissimo con le mie sorelle. A questo aggiungiamoci anche il recente viaggio in Svezia, dove abbiamo volato nel tunnel del vento. Un’esperienza completamente nuova, che ho apprezzato moltissimo e ritengo davvero utile».
Che effetto ti ha fatto, all’annuncio delle squadre, scoprire che saresti stata allenata da un tecnico di grande esperienza e con un ricco palmares come Andreas Felder?
«All’inizio sono rimasta sorpresa, l’ho scoperto quando sono uscite le squadre e sono stata certamente molto contenta. Ero molto curiosa di conoscerlo di persona e lavorare con lui, perché conosco la sua storia, in quanto ha vinto tanto e portato moltissimi atleti ad ottenere risultati di altissimo livello. Sono contenta di averlo come allenatore, è una bella opportunità».
State lavorando su qualcosa in particolare?
«Si sta concentrando particolarmente sulla fase di loro, che ritiene la più importante in quanto è lì che si guadagnano i metri. Per il momento abbiamo fatto qualcosa in meno sullo stacco, mentre stiamo lavorando molto anche sulla posizione da tenere sulla pista di lancio».
Nel luglio di un anno fa, ti saresti aspettata un anno dopo di essere in squadra insieme alle tue sorelle?
«No. Al termine della stagione 2018/19 mai avrei creduto di poter ottenere dei risultati così buoni già pochi mesi dopo. Sicuramente questo miglioramento è dovuto al fatto che, grazie al lavoro svolto insieme a un fisioterapista, ho risolto i problemi di postura che avevo. Da quel momento è cambiato tutto e sono arrivati i risultati».
Nella passata stagione ti sei subito tolta soddisfazioni, vincendo tre gare di OPA Cup già in estate, prima di importi anche in Continental Cup.
«La prima parte della stagione è stata buonissima. Alla vigilia delle gare estive non mi aspettavo nulla, non credevo di aver raggiunto un livello così alto, quindi sono stata sorpresa di ottenere quei risultati e molto felice, perché a quel punto ho capito di poter fare qualcosa di importante. In inverno sono stata poi molto stupita della vittoria in Continental Cup a Notodden, perché ero andata lì immaginando di arrivare in zona punti, certamente non avevo l’obiettivo di vincere o altro. Sinceramente non avevo idea di quale fosse il mio livello in quel contesto, quindi sarei stata già molto felice di una top dieci. Ma forse proprio l’assenza di aspettative mi ha aiutata, perché ero più libera di pensiero».
Quindi la partecipazione alle Olimpiadi Giovanili, nelle quali hai anche vinto un bronzo a squadre.
«Anche questa è stata una bellissima esperienza, qualcosa di diverso anche rispetto ai Mondiali Giovanili, una grande organizzazione. C’era tutto un altro clima. Per quanto riguarda il bronzo in staffetta, dopo la fase di salto ero molto contenta in quanto ero consapevole di aver dato il meglio di me stessa ed eravamo al terzo posto. Poi toccava a fondisti e combinatisti sugli sci stretti, noi saltatori dovevamo solo assistere e tifare per loro. All’ultimo cambio eravamo quarti, poi la tensione si è trasformata in gioia quando abbiamo visto Elia Barp spuntare al terzo posto sul rettilineo finale. Sono stata felicissima».
Infine è arrivato anche l’esordio in Coppa del Mondo, dove hai gareggiato insieme alle tue sorelle, prima a Hinzenbach e successivamente a Ljubno.
«È stato bellissimo esordire in Coppa del Mondo, essere lì con le mie sorelle mi ha dato delle sensazioni uniche. Peccato che in quella fase della stagione i miei salti non fossero più quelli di alcuni mesi prima, non stavo saltando così bene. A Ljubno ho partecipato anche alla gara a squadre, insieme alle mie sorelle ed Elena Runggaldier. È arrivato un sesto posto e sinceramente, consapevole del fatto che non ho tirato fuori i miei migliori salti, mi ha dato ancora maggiori motivazioni».
Due anni fa eri a Seefeld, insieme ai tuoi genitori e all’allora infortunata Manuela, per sostenere tua sorella Lara impegnata nel Mondiale. Stai pensando alla possibilità di essere tu stessa protagonista tra qualche mese ad Oberstdorf?
«Certamente la vedo come una grande possibilità, dal momento che sono all’interno della nazionale e quindi una delle indiziate ad esserci. Per me sarebbe una bellissima esperienza, un’altra novità. Mi piacerebbe veramente tanto esserci».
Tornando indietro nel tempo, ci racconti come hai iniziato? È stato per emulazione delle tue sorelle?
«In realtà inizialmente non mi interessava molto il salto, mi piaceva di più nuotare. Fu mia mamma a dirmi di provare, così lo feci, ma in ogni caso non mi entusiasmava. Andai avanti e con il tempo ha iniziato a piacermi ed oggi sono veramente contenta di aver seguito il consiglio di mia mamma».
Uno degli obiettivi è di battere un giorno le tue sorelle?
«Il pensiero ovviamente c’è (ride, ndr), perché ogni atleta vuole sempre essere migliore rispetto agli altri. Ma tra noi sarà sempre una sfida in famiglia, dove ci sosterremo l’una con l’altra, augurandoci che ognuna di noi faccia il suo meglio».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Quello di ogni atleta: partecipare alle Olimpiadi. Poi, visto che nel 2026 si svolgeranno in Italia, sarebbe ancora più bello esserci e ovviamente fare anche una bella prestazione».
Sei arrivata fino alla squadra A, un bel passo nella tua carriera. Vuoi ringraziare qualcuno?
«Certo. Vorrei dire grazie innanzitutto alla mia famiglia, che è sempre stata al mio fianco supportandomi e spingendomi a praticare questa disciplina. Poi ringrazio anche gli allenatori che ho avuto sin da bambina e mi hanno portato dove sono ora».