Home > Notizie
Sci di fondo

Fondo Italia incontra Pierre Mignerey, race director della Coppa del Mondo di fondo: “Tutti capiscono che abbiamo bisogno di più qualità e meno quantità, ma nessuno rinuncia ai propri eventi”

Nell’ultimo periodo abbiamo scritto tanto sulle problematiche dello sci di fondo e le responsabilità della FIS. Abbiamo quindi contattato Pierre Mignerey, da diversi anni direttore di gara della Coppa del Mondo di sci di fondo, per avere le idee più chiare su come funzionano le cose all’interno della federazione internazionale. Con lui abbiamo parlato delle polemiche sul calendario, la vicenda fluoro, l’emergenza coronavirus, la confusione causata dai tanti format di gara e molto altro.

Buonasera Mignerey e grazie per la disponibilità. Partiamo dall’attualità. In che modo la FIS sta fronteggiando l’emergenza coronavirus? Questa pandemia potrebbe avere un impatto sulla prossima stagione?
«Finora l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sulla nostra disciplina è stato piuttosto limitato. Siamo stati fortunati ad essere stati colpiti soltanto alla fine della stagione di Coppa del Mondo 2019/20. Ora la preoccupazione principale, a parte il virus in sé, è la durata delle restrizioni imposte dai Governi e quindi l’impatto complessivo sulle attività e le finanze nei prossimi mesi. Le restrizioni stanno influenzando – e continueranno a farlo – gli atleti nella loro preparazione e nell’allenamento per la prossima estate e la stagione invernale. A seconda della durata di queste restrizioni, l’organizzazione delle competizioni sugli skiroll durante l’estate e forse anche sugli sci nel prossimo inverno potrebbe essere messa a repentaglio.
Inoltre, le conseguenze finanziarie dell’epidemia di Covid-19 stanno colpendo tutti in ogni parte della società. Le Associazioni Nazionali di Sci, gli organizzatori delle gare, l’industria dello sci subiranno molto probabilmente un impatto finanziario a causa degli enormi disagi nel business e nell’economia. Noi dobbiamo assolutamente prendere in considerazione questo fattore quando arriverà il momento di pianificare il calendario»
.

Tempo fa abbiamo analizzato lo “stato di salute” dello sci di fondo, definendolo in crisi. È d’accordo? Secondo lei quali sono le cause principali delle difficoltà della disciplina?
«La situazione è molto differente paese per paese. Per esempio, lo sci di fondo è oggi a livelli altissimi in alcune nazioni come Norvegia, Svezia e Finlandia, si sta sviluppando e crescendo in altre, come per esempio Stati Uniti, Russia e Cina, mentre sta affrontando alcune prove difficili in altre nazioni, soprattutto nella parte centrale dell’Europa.   
Oltre alle disparità geografiche ci sono anche altri motivi e fattori dietro questo “stato di salute” come l’ha definito. Non è quindi facile identificare i motivi chiave e trovare un accordo comune sulle azioni che dovrebbero essere intraprese.
Detto ciò, penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che sia importante avere il numero più alto possibile di nazioni al top in Coppa del Mondo e atleti che possono lottare per il podio di volta in volta.
Un’altra difficile sfida è certamente legata ai cambiamenti climatici e le loro conseguenze sullo sci come sport ma anche come tempo libero e attività turistica.
Questi due elementi dovrebbero essere sempre presi in considerazione quando discutiamo del futuro dello sci di fondo»
.

Nelle ultime stagioni sono stati molti criticati i calendari della Coppa del Mondo, a causa del numero elevato di gare e viaggi, che ha spesso spinto alcuni atleti a saltare delle competizioni. Perché non si snellisce il calendario, aggiungendo anche delle settimane di pausa, per permettere ai migliori fondisti di essere sempre presenti?
«Si, il calendario dell’ultima Coppa del Mondo era molto intenso e con troppe competizioni e viaggi. È chiaro che avessimo troppi eventi e località sul calendario. Per la prossima stagione il programma della Coppa del Mondo appare assai migliore e bilanciato. Ci stiamo avvicinando alla formula giusta con alcune pause e una pianificazione nettamente migliore in termini di logistica e viaggi. La grande maggioranza delle nazioni capisce che abbiamo bisogno di più qualità e meno quantità, ma allo stesso tempo nessuno vuole perdere gli eventi già esistenti. Questa è la ragione per cui è così difficile fare questo passo in avanti».

Come viene sviluppato il calendario? Chi prende le decisioni?
«La pianificazione del calendario è un processo complesso nel quale ci sono molti elementi, alcune volte anche contrastanti, da prendere in considerazione. Ma avete ragione, è importante capire come viene fatto il calendario e prese tutte le altre decisioni.
La FIS è la federazione internazionale che raccoglie le varie Associazioni Nazionali di Sci. L’intero sistema è organizzato con dei comitati nei quali le Associazioni Nazionali discutono e votano regole, calendari e tutte le altre questioni. Tutte le proposte vengono discusse e votate nei rispettivi sotto-comitati, quindi portate al Comitato dello Sci di fondo e a quel punto approvate o meno dal Consiglio della FIS. Quindi, come potete vedere, le regole e i calendari sono il risultato di un processo democratico, nel quale la maggior parte delle nazioni vengono rappresentate. Come professionisti della FIS diamo delle opinioni, coordiniamo le discussioni ma non abbiamo alcun diritto di voto.
La pianificazione del calendario è certamente la sfida più difficile perché è il risultato di molti compromessi e ogni nazione organizzatrice combatte duramente per mantenere i propri eventi, quando allo stesso tempo nuove nazioni sono interessate ad ospitare gare di Coppa del Mondo»
.

Pensa che troppi format di gara, un sistema di assegnazione dei punti che cambia spesso e tanti punti bonus, abbiano creato confusione nello spettatore? Perché non si prende esempio dal biathlon, che ha meno format e più chiari?
«Abbiamo passato due anni, dal 2016 al 2018, a discutere sui format di gara. Un gruppo di lavoro era stato costituito ed era giunto alla conclusione che dovevamo ottimizzare il nostro programma di gare con una combinazione di tradizione e attuali tendenze. Il gruppo si presentò con una serie di proposte concrete. Sfortunatamente l’intero pacchetto di proposte venne bocciato dal Comitato dello Sci di Fondo. Il nostro problema principale è la presenza di tante opinioni diverse da paese a paese e da persona a persona. Alla fine è la maggioranza a decidere, che ci piaccia o no.
Il sistema di assegnazione dei punti è un’altra questione. È probabilmente corretto affermare che stiamo cambiando troppo spesso e che si stia creando confusione nello spettatore. La ragione è che non abbiamo ancora veramente trovato il sistema perfetto. Ma alla fine, credo sia un piccolo dettaglio che solo gli specialisti possono veramente notare. Lo spettatore medio è più condizionato dai risultati degli atleti della sua nazione, dall’esposizione televisiva e dall’azione e le emozioni che i format di gara possono generare»
.

A differenza dello sci di fondo, negli ultimi anni il biathlon sta crescendo. Secondo lei l’IBU ha lavorato meglio rispetto alla FIS? Se si, in cosa?
«Prima di tutto il biathlon è uno sport spettacolare con molte grandi componenti: dramma, il tiro che rimescola le carte nello stadio, una struttura compatta e tanto altro. Questo calza a pennello con il mondo dello sport come intrattenimento nel quale viviamo oggi. Sappiamo anche, per esperienza, che tra i più grandi fattori di crescita in un singolo paese ci sono i risultati dei propri atleti nazionali e la presenza di stelle. Un singolo atleta può cambiare completamente le dinamiche e avere un enorme impatto sullo sviluppo di uno sport in uno specifico paese.
L’IBU ha ovviamente fatto un grande lavoro nel capitalizzare i suoi punti di forza e trasformare il biathlon in uno degli sport invernali più popolari. Abbiamo certamente alcune cose da imparare dall’esperienza del biathlon, ma non penso che possiamo paragonare veramente FIS e IBU, che hanno due strutture molto diverse, specialmente in termini di marketing e diritti tv»
.

Soltanto dopo la sprint di Konnerud, atleti, allenatori, tifosi e giornalisti hanno saputo che i punti assegnati dallo Sprint Tour sarebbero stati validi anche per la classifica della Coppa del Mondo Sprint. Cos’è accaduto? Come mai nel corso di tutta la stagione, anche sul sito FIS, nella classifiche della coppa di specialità sprint erano presenti 14 eventi anziché 15?
«L’idea dello sprint tour era nata durante le nostre conferenze per creare un’affascinante serie di eventi cittadini per gli sprinter e chiudere così la stagione delle sprint. Era una parte fondamentale di questa idea l’assegnazione di tanti punti di Coppa del Mondo generale attraverso questo Tour e renderlo decisivo per la Coppa del Mondo Sprint. Tutte le nazioni erano state d’accordo su questo punto.
Detto ciò, devo ammettere che la comunicazione delle regole non è stata abbastanza buona né chiara. Anche la nostra società di cronometraggio e dati non le aveva capite in modo appropriato e questa è la ragione per cui la classifica generale dello Sprint Tour era assente dal tabellone»
.   

Come mai non avete deciso di cancellare immediatamente le gare nord americane di Coppa del Mondo, quando la situazione internazionale stava peggiorando a causa del coronavirus?
«In quel momento ci siamo trovati all’interno di un momento critico che stava cambiando molto velocemente. L’intera situazione è cambiata in poche ore e la cancellazione di un evento di Coppa del Mondo è un problema complesso con molteplici conseguenze, specialmente quando avviene dopo la conferma finale della data, a nove giorni dalla prima gara. Noi, come FIS, non abbiamo legalmente la possibilità di cancellare un evento in qualsiasi momento. Alle Associazioni Nazionali di sci sono assegnati i diritti organizzativi per ogni manifestazione. Inoltre, la decisione di cancellarla è il risultato di una discussione tra la FIS, gli organizzatori e la rispettiva Associazione Nazionale. La scelta finale spetta però all’organizzatore locale.
Noi eravamo in costante dialogo con gli organizzatori in USA e Canada e le rispettive Associazioni Nazionali, ma è importante capire che l’onda del Covid-19 e la decisione delle autorità sanitarie locali erano arrivate in Nord America alcuni giorni dopo rispetto all’Europa. Eravamo molto lontani dall’immaginare e credere che la situazione sarebbe cambiata così velocemente. Lo stesso è accaduto nella maggior parte degli altri paesi europei, che non avevano capito quanto fosse complicata la situazione in Italia, quando ci trovavamo a Lahti o Drammen. Quindi si, a posteriori possiamo dire che la decisione è stata presa troppo tardi, ma contestualizzando non riesco a vedere tante cose che avremmo potuto fare diversamente»
.

Un’ultima domanda. Dalla prossima stagione l’uso dei prodotti fluorurati sarà vietato, ma la FIS non ha ancora provato il macchinario per controllare la loro presenza sotto gli sci. Alcuni ritengono che sarebbe il caso di aspettare un paio d’anni e rimandare questa svolta epocale dopo le Olimpiadi di Pechino. Cosa ne pensa?
«La decisione è stata presa al livello più alto della FIS, il Consiglio FIS. Come dipendente della FIS il mio lavoro non è di discutere la decisione. Il mio compito è di lavorare, insieme a un gruppo di lavoro speciale, sull’attuazione del divieto, lo sviluppo di una macchina per effettuare i test e sulla procedura di controllo»

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image