Prosegue il nostro viaggio tra i volti nuovi della nazionale Juniores e Giovani di biathlon. Dopo Marco Barale e Nicolò Betemps, passiamo alla squadra femminile, che sempre sotto lo sguardo attento dell’allenatore responsabile Mirco Romanin, sarà seguita da Daniele Piller Roner e Samantha Plafoni. Oggi vi presentiamo le sorelle Sara e Ilaria Scattolo, due giovanissime della squadra, essendo la prima del 2003 e la seconda addirittura 2004, appena sedicenne, ma con una determinazione da far invidia a tanti.
Native di Comelico Superiore, le sorelle Scattolo si sono spostate con la famiglia a Forni Avoltri per poter conciliare meglio l’attività sportiva e la scuola, una volta passate alle superiori. Lì sono entrate nel Monte Coglians e nel Comitati FISI FVG, allenandosi con Mirco Romanin ed Enrico Tach, fino ad entrare oggi a far parte della squadra azzurra. Le abbiamo intervistate insieme.
Buon pomeriggio Sara ed Ilaria. Come avete reagito quando vi è stato comunicato di essere entrate a far parte della nazionale Juniores e Giovani?
Sara: «Ricevere questa notizia è stata una grandissima emozione, non me l’aspettavo. Mi ha telefonato Mirco Romanin, mi ha spiegato alcuni programmi e infine mi ha detto che ero in nazionale. Sono rimasta senza parole perché sono consapevole di aver raggiunto un bellissimo obiettivo. Al telefono Mirco mi ha comunicato che in nazionale era stata inserita anche mia sorella, così ho passato il telefono a Ilaria senza dirle nulla. Nel frattempo mi sono seduta un attimo per rendermi bene conto di cosa era appena accaduto. Messa da parte l’emozione, ora ho la consapevolezza di dover solo pensare a lavorare e fare bene».
Ilaria: «Sinceramente ancora non riesco a crederci. Sono rimasta spiazzata, non mi aspettavo di avere addirittura la possibilità di entrare in nazionale, essendo 2004. Quando Mirco me l’ha detto, ho pensato stesse scherzando, non ci credevo. Sono strafelice, sono convinta che questa squadra mi aiuterà a migliorare tantissimo nel raggiungere i tanti obiettivi che mi sono posta».
Cosa significa per voi condividere questa esperienza?
Sara: «È una cosa bellissima, anche perché abbiamo un ottimo rapporto e ci stimoliamo a vicenda. Abbiamo l’obiettivo di migliorare sempre, c’è competizione tra noi ma allo stesso tempo ci vogliamo molto bene».
Ilaria: «Avere tua sorella maggiore in squadra è qualcosa di unico. Anche perché ci sproniamo tanto in allenamento. A volte è lei a mettersi davanti a tirare e incoraggiarmi, in altre occasioni accade l’opposto. Anche gareggiare assieme è un’emozione un’unica. Ora potremo giocarci questa occasione in nazionale».
Come giudicate la vostra passata stagione?
Sara: «Sono contenta. Ho fatto delle bellissime esperienza anche quest’anno, imparando molto da ogni gara a cui ho partecipato. Una cosa fondamentale, perché soltanto così si può migliorare. Io devo farlo al tiro, quanto sugli sci».
Ilaria: «Avevo lavorato molto nel corso della passata estate, ma non pensavo di ottenere questi risultati. Sono rimasta molto sorpresa dalla stagione che ho fatto, perché essendo 2004, ero partita per una top five, invece sono andata oltre. Sono veramente contenta. Come mia sorella anch’io ho imparato tanto da ogni gara e ho capito di dover migliorare molto».
Sara, hai avuto l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi Giovanili. Che esperienza è stata per te?
Sara: «Magnifica. Mi è piaciuta tanto, perché ho avuto l’opportunità di confrontarmi con atlete straniere. Un’esperienza unica dalla quale ho imparato veramente molto. Inoltre si è creato anche un bellissimo rapporto con i compagni di squadra e per questo motivo ci siamo anche divertiti tanto. Un aspetto importante».
Ilaria, sei l’unica 2004 della squadra. Cosa significa per te, essere l’atleta più giovane del gruppo?
Ilaria: «Diciamo che sento tanto la fiducia degli allenatori. Avendo davanti a me tutte atlete più grandi, cercherò di seguirle e prendere spunto da loro. Come sempre ascolterò quello che mi diranno gli allenatori e cercherò di dare il massimo, confidando che ciò porti ai risultati».
Siete molto giovani, quindi ovviamente dovete migliorare su tutto, ma se doveste scegliere: qual è oggi il vostro punto di forza e dove invece dovete maggiormente lavorare?
Sara: «Ritengo che il ritmo sugli sci sia il mio punto di forza, mentre sono un po’ discontinua al tiro. Dipende un po’ dalle giornate, a volte mi faccio troppo prendere dall’emotività nel corso della gara. Ecco, credo di dover lavorare in particolare su questo aspetto».
Ilaria: «Credo che il mio punto forte sia l’aspetto mentale, perché sono una ragazza che non soffre tanto l’emozione. Devo invece lavorare molto sul tiro, voglio migliorare nella precisione e soprattutto nella velocità d’esecuzione».
In nazionale ritroverete due allenatori che vi hanno seguite negli anni, come Mirco Romanin e Daniele Piller Roner. Questo vi aiuterà?
Sara: «Certamente, ci seguono da tempo e con loro abbiamo un ottimo rapporto. Anche questo sarà uno stimolo in più».
Ilaria: «C’è un bellissimo rapporto con loro. Sono due allenatori fantastici, perché ti fanno lavorare tanto, ma poi questo paga e si vede dai risultati».
Torniamo indietro nel tempo: come avete iniziato?
Sara: «Entrambe abbiamo iniziato facendo lo sci di fondo. Io ho poi provato il biathlon e mi è immediatamente piaciuto. È stato amore al primo istante, ho provato subito delle sensazioni difficili da descrivere. Così questo sport è diventato immediatamente la mia passione. Lo trovo divertente, emozionante, ma soprattutto il biathlon è una continua sfida contro te stessa, anche quando una gara va bene sai che c’è qualcosa da migliorare e vuoi farlo».
Ilaria: «A me non piaceva il biathlon (ride, ndr). Fin da piccola ho sempre sognato di essere una fondista, volevo diventare come Johaug. Poi, quando ci siamo trasferiti qui in Friuli, ho conosciuto Mirco (Romanin, ndr), che mi ha proposto di provare pure il biathlon, dicendomi che anche grandi fondisti l’avevano fatto. Ho seguito il suo consiglio, l’ho fatto e mi è piaciuto immediatamente. Così ho scelto il biathlon e me ne sono innamorata».
Chi è il vosto idolo o punto di riferimento nel biathlon?
Sara: «Sin da piccola è sempre stata Lisa Vittozzi, ma anche Dorothea Wierer è un grande punto di riferimento. Nei maschi, a parte gli italiani, stimo tanto Johannes Bø e Fillon Maillet. Di tutti loro mi piace la determinazione, vogliono sempre di più e sono molto competitivi. Inoltre apprezzo tantissimo anche il loro atteggiamento fuori dalle gare».
Ilaria: «Tra le donne è Lisa Vittozzi, ma mi piace molto anche Dorothea Wierer. Per quanto riguarda gli uomini non ho alcun dubbio, è e sarà sempre Martin Fourcade. Di tutti loro mi piace la grinta, ma anche l’atteggiamento al poligono, sono dei cecchini. Martin, poi, non si fa mai prendere dall’ansia, ha il controllo della situazione e spara sempre con il suo ritmo. Quando si è ritirato ho pianto (Sarà ride e conferma, ndr)».
Allenandovi a Forni Avoltri, avete anche l’opportunità di incontrare Lisa Vittozzi? Le chiedete qualche consiglio?
Entrambe: «Soprattutto nell’ultimo periodo abbiamo avuto modo di allenarci anche con lei in alcune occasioni. È veramente piacevole stare in sua compagnia, è una persona molto simpatica e alla mano. Ovviamente le chiediamo delle cose riguardanti il nostro sport, ma ci piace anche parlare di tante altre cose, come di viaggi oppure ci chiede informazioni sulla scuola. È veramente una brava ragazza e molto umile».
A proposito: qual è il vostro rapporto con la scuola? È complicato conciliarla con l’attività sportiva?
Sara: «Senza dubbio è abbastanza difficile, richiede un maggiore impegno, dal momento che perdiamo delle lezioni. Fortunatamente i miei professori a volte mi vengono incontro, posticipandomi magari qualche consegna o un’interrogazione. Ora sto vivendo l’esperienza delle lezioni online. È strano, perché non hai un contatto diretto con i professori e soprattutto non vedi i tuoi compagni di classe».
Ilaria: «Anche secondo me è abbastanza complicato combinare le due cose e riuscire ogni giorno a fare tutto. Fortunatamente anche i miei professori mi vengono incontro in alcune occasioni, capendo la situazione. In ogni caso è sempre molto dura, bisogna impegnarsi proprio tanto».
Qual è il vostro rapporto nel biathlon? C’è competizione tra voi? Se tua sorella vince, sei contenta per lei o dispiaciuta per la tua gara?
Sara: «Come ho detto anche prima, tra noi c’è competizione, ma la trovo molto stimolante. Credo sia anche normale. Quando mia sorella mi arriva davanti, però, sono tanto felice per lei se ha raccolto un bel risultato. Allo stesso tempo sono dispiaciuta per la mia gara e cerco di ragionare su cosa ho sbagliato».
Ilaria: «Ogni volta che mia sorella vince una gara mi emoziono, al di là di come sono andata. Poi ovviamente rifletto anche sulla mia gara, cerco di fare un’analisi dei miei errori per migliorare nelle successive occasioni. Gareggiare insieme è comunque un’emozione unica, stimolante. C’è una sana competizione e non litighiamo mai. Comunque il prossimo anno questo non capiterà, perché lei sale di categoria».
Qual è il sogno nel cassetto?
Sara: «Ovviamente in questo caso si parla di sogno, non di obiettivo. Il mio sarebbe diventare come Lisa Vittozzi o Dorothea Wierer. Ma, ripeto, stavamo parlando di un sogno, perché rimango con i piedi per terra».
Ilaria: «Se parliamo di sogno, allora il mio sarebbe molto grande, perché un passettino alla volta vorrei arrivare a essere come il mio idolo Martin Fourcade. Poi anch’io voglio restare con i piedi per terra, pur pensando sempre molto positivo, quindi voglio avere una buona carriera».
La nazionale è un bel passo nella vostra ancor giovane carriera. Volete ringraziare qualcuno in particolare per esservi arrivate?
Entrambe: «Sicuramente vogliamo dire grazie a tutti coloro che ci sono stati attorno in questi anni, dirigenti, allenatori, compagni di squadra e parenti. In particolare vogliamo ringraziare Enrico Tach, Giuseppe Piller, che ci ha aiutato tantissimo psicologicamente e fisicamente, e ovviamente Mirco Romanin, che ci ha sempre dato quel qualcosa in più per motivarci. Infine un grandissimo ringraziamento va ai nostri genitori per i sacrifici che hanno fatto e stanno tuttora facendo per noi. Addirittura hanno deciso di trasferirsi da Comelico Superiore a Forni Avoltri per permetterci di proseguire la nostra attività sportiva nella miglior condizione possibile, rendendo meno pesante il viaggio per andare ogni giorno a scuola».