La stagione della nazionale francese di biathlon è stata di altissimo livello, con la bellezza di 51 podi, record assoluto. A trainare i risultati della Francia ci ha pensato la squadra maschile, salita sul podio addirittura in 37 occasioni, firmando un record assoluto se si considera che la miglior prestazione era di 30 nella stagione 2017/18.
Tra coloro che hanno contribuito a questo risultato c’è Patrick Favre, allenatore di tiro della squadra maschile. Il tecnico valdostano ha lasciato la guida dell’Italia nella primavera del 2018 per prendere in mano Fourcade e compagni, togliendosi tante soddisfazioni in questa stagione, al termine della quale, oltre ai podi in Coppa del Mondo sono arrivati anche due titoli individuali e lo storico successo in staffetta ai Mondiali, più tre coppe di specialità.
Abbiamo contattato l’allenatore italiano, tornando sull’ultima stagione, i successi ottenuti, i margini di crescita dei componenti della squadra nazionale ma soprattutto abbiamo parlato dell’addio di Martin Fourcade e di quanto la sua assenza potrà pesare all’interno di un gruppo che appare comunque abbastanza pronto.
Buon pomeriggio Favre. Come vi organizzerete per il via della preparazione in una fase di convivenza con il coronavirus?
«In Francia la fase due dovrebbe partire l’11 maggio e in quella data dovrebbe essere possibile tornare ad allenarsi per chi, come noi, pratica uno sport individuale, ovviamente rispettando le regole di distanziamento e le limitazioni al numero di componenti del gruppo. Aspettiamo comunque indicazioni, per il momento siamo molto in contatto attraverso video chiamate. La nostra idea e che gli atleti tornino a fare qualcosina già l’undici. Noi del biathlon siamo stati fortunati, in quanto abbiamo perso soltanto qualche gara e il periodo meno importante per l’allenamento. Un po’ tutti hanno quindi riposato in questi mesi, lavorando soltanto a casa, grazie soprattutto all’utilizzo dei rulli. Comunque stiamo pianificando tutto per la ripartenza, abbiamo diversi piani legati ai possibili scenari in base all’evolversi della situazione».
La scorsa stagione è stata per voi veramente molto positiva. Quanto è ogoglioso dei risultati ottenuti?
«A me piace girare subito pagina, ma non posso dimenticare una stagione che è stata per noi importantissima. In Francia credevano che fosse impossibile ripetere la storica stagione dei cinquanta podi, un numero enorme se ci pensate, invece siamo riusciti ad arrivare a 51, pur avendo a disposizione una settimana in meno di Coppa del Mondo e le gare di Kontiolahti della domenica. Siamo soddisfatti perché è stata una stagione positivissima. Nella squadra maschile è mancato il podio di Antonin Guigonnat, che comunque vi era già salito lo scorso anno, mentre hanno ottenuto i primi podi in carriera Jacquelin, arrivato addirittura a otto, e Claude. È stata una stagione storica anche per l’addio di Martin (Fourcade, ndr), oltre che per l’indimenticabile vittoria in staffetta ai Mondiali. Mi dispiace solo che l’ultima gara di Fourcade si sia svolta in un ambiente particolare a causa dell’emergenza coronavirus, avrebbe meritato un finale diverso. Ma riguardo questo non potevamo farci nulla. Comunque, di là dei giovani che sono saliti sul podio, la cosa più bella di questa stagione è stata la staffetta vinta al Mondiale di Anterselva. Già lo scorso anno dissi che questa squadra non poteva continuare a mancare l’appuntamento con la vittoria in staffetta, visto il suo enorme potenziale. Era una cosa che non accettavo, poi è arrivato il successo di Ruhpolding, sempre davanti alla Norvegia, quindi il trionfo di Antholz. Ecco credo che sia stato quello il momento in cui Martin si sia schiarito definitivamente le idee decidendo di smettere. Lì ha capito che la squadra era ormai in salute e di altissimo livello. Per noi tutti, ma soprattutto per lui, è stata una gara molto emozionante, dopo diciassette anni la Francia ha vinto l’oro in staffetta e l’ho visto piangere. Nella mia carriera sono felice quando vivo momenti del genere, cose incancellabili, emozioni uniche. A queste ci aggiungo la mia piccola soddisfazione personale di aver portato almeno una volta sul podio tutti gli atleti da me allenati, compresa gli italiani, con i podi di Sanfilippo, Gontier e Runggaldier».
Ci descriva le emozioni provate nel giorno dell’addio di Fourcade.
«La sua ultima gara è stata emozionante, avvincente, storica per la Francia, anche grazie alla splendida tripletta firmata Fourcade – Fillon Maillet – Jacquelin. Siamo arrivati vicinissimi ad ottenere il massimo possibile, perché Martin avrebbe addirittura potuto conquistare la Coppa del Mondo, ma Johannes Bø è stato bravissimo nell’ultima serie, dove è riuscito a riprendersi e conquistare il globo di cristallo, che ha meritato, se consideriamo che aveva anche saltato delle tappe. Noi siamo riusciti a dargli fastidio con Martin e Quentin, lui ci temeva, ma alla fine ha meritato di vincere, quindi chapeau. Tornando a quella giornata, abbiamo vissuto delle emozioni che sono certamente superiori a quelle cui siamo abituati ogni weekend di gara, in quanto ha coinvolto dal punto di vista umano tutta la squadra. Alcuni del team piangevano, perché Martin ha dato tanto a questa squadra. Io ho avuto modo di lavorarci soltanto due anni, ma posso dire di avere imparato tantissimo da lui. Purtroppo il primo anno insieme è stato per lui difficile, in quanto aveva dei problemi fisici, ma in questa stagione è tornato alla sua altezza e siamo contentissimi. Ovviamente gli anni passano anche per lui, fisicamente non era più al livello del passato, ma le percentuali al tiro sono state migliori a quelle del passato e questo mi rende contentissimo, insieme a tante altre cose».
La cosa che più mi ha colpito, il sabato pomeriggio della staffetta di Anterselva, è stata vedere Jacquelin, Fillon Maillet e Desthieux quasi più contenti per Fourcade che per se stessi.
«Senza dubbio in questi anni la squadra francese ha sempre girato attorno a un monumento come Martin. I suoi compagni di squadra sono consapevoli del fatto che se sono migliorati lo devono anche a lui. Tutti sapevano quanto lui tenesse a questa medaglia d’oro e al termine della gara ne hanno compreso la felicità. Anche perché Martin ha rilasciato subito delle bellissime dichiarazioni ai media, facendo comprendere quanto quel successo fosse importante per lui. Gli mancava questa vittorie, è stato quindi un trionfo per lui speciale, perché aveva vinto tanto individualmente, ma gli mancava di dividere questa gioia con i compagni e tutto lo staff tecnico. Momenti come questo sono unici nella vita di un atleta ed è una gioia enorme per tutto il gruppo, ognuno porta il proprio contributo emozionale, si vive la vera felicità. Credo che i compagni stessi avessero visto raramente Martin piangere».
Quanto mancherà alla squadra la figura di Martin Fourcade?
«Sicuramente in questi anni Martin ha dato tanto alla squadra, migliorando i suoi compagni, trasmettendo professionalità, programmazione, precisione, scrupolosità. Ora toccherà agli altri dimostrare di aver davvero imparato da lui e noi tutti dovremo sopperire alla sua assenza. Abbiamo tanti atleti validi in grado di avvicinarsi a quanto fatto da lui, almeno in una singola stagione. Poi, ovviamente, una carriera come la sua è quasi irripetibile».
Quest’anno ha fatto un grande salto di qualità Emilien Jacquelin, diventato addirittura campione del mondo nella pursuit; dove può arrivare questo ragazzo? Cosa deve migliorare?
«Se Jacquelin dovesse maturare ancora un po’, nelle singole gare diventerebbe imprevedibile e potrebbe vincere. Con lui dovremo lavorare in particolare sulla regolarità. Comunque fisserà i suoi obiettivi per la prossima stagione, ma quello reale sarà sicuramente Pechino 2022. Lo scorso anno ha fatto più di quanto ci aspettassimo, credevamo iniziasse a entrare con continuità nella top ten, invece ci ha regalato podi e vittorie. È un bell’atleta, ha i mezzi per fare bene nelle singole gare ma può migliorare anche nel lungo periodo. Parliamo di un ragazzo con ottime prospettive, che deve lavorare ancora un po’. Ha sempre avuto l’incoscienza del giovane che gareggia senza troppi pensieri, conosce le proprie qualità, ma fino a quest’anno non era riuscito a mostrarle in gara. Il prossimo passo sarà trovare il giusto equilibrio, imparare a gestire meglio le situazioni di gara, capire quando essere aggressivo o meno. Ha le capacità per farlo».
Cosa deve fare Fillon Maillet per non essere più considerato l’eterno piazzato?
«Intanto non dimentichiamoci che esistono anche gli avversari, fino ad oggi non ha certo corso da solo ma contro campioni fantastici come Martin e Johannes Bø. In ogni caso punto a farlo crescere ancora nelle sprint, facendolo migliorare al tiro, prendendo qualche penalità in meno. Nel corso della stagione ha avuto alcuni passaggi a vuoto al poligono, che gli sono costati punti. Sta a noi metterlo nelle condizioni di trovare la giusta continuità e precisione al tiro. Poi nel biathlon c’è anche l’imponderabile, perché, per esempio, nella sprint di Anterselva si è trovato di fronte un avversario inatteso come Loginov, che poi non si è più ripetuto a quel livello nel corso del Mondiale. Quentin, invece, è stato per tutto il mondiale ad alto livello, ma quel giorno ha trovato il russo capace di andare oltre lo standard mostrato nel resto della competizione. Il biathlon è anche questo. Sicuramente, per la stagione fatta, Quentin avrebbe meritato quella vittoria, ma sono soddisfatto di lui. Gli manca la ciliegina per completare la torta, ci lavoreremo sopra».
Nonostante l’addio di Martin Fourcade, il livello della squadra è molto alto, se si considerare che lo stesso Fabien Claude lo scorso anno era il quinto francese ma diciannovesimo nella generale, dove avete piazzato quattro atleti nella top six.
«Non dimentichiamoci poi di Guigonnat, che magari nell’ultima stagione ha reso al di sotto delle aspettative, ma l’anno precedente vinse la medaglia d’argento nella mass start del Mondiale di Östersund, salendo anche diverse volte sul podio. Anche lui ha le potenzialità da top ten in Coppa del Mondo. Dovremo capire dove abbiamo peccato con lui lo scorso anno, per rifarci e cercare di inserirlo nei dieci. Poi non sarà facile, visto che non corriamo da soli. Sono davvero soddisfatto della stagione che abbiamo fatto come squadra, ma adesso ci toccherà chiudere quel buco lasciato da Martin, il quale tante volte ci ha aiutato nel corso delle gare. Dobbiamo dimostrare che Martin aveva ragione nel dire che ormai la squadra può camminare anche da sola. Lavoreremo per permettere a tutti gli atleti di raggiungere il massimo del proprio potenziale. Aspetto Desthieux, anch’egli fin qui è stato un eterno piazzato, a volte a causa di qualche penalità di troppo, ma ha dei mezzi enormi, non ha nulla in meno rispetto agli altri. Insomma, sono dispiaciuto di aver perso Martin, ma sono contento di avere una squadra nel complesso molto forte nelle sue individualità».