È stato protagonista di uno dei momenti più commoventi della stagione, quando lo scorso 23 gennaio ha conquistato il suo primo podio in Coppa del Mondo nell’individuale di Pokljuka, poche ore dopo aver saputo che suo papà Gilles era scomparso in Canada a causa di un incidente in motoslitta. Fabien Claude ha affrontato la gara con il cuore a pezzi, ma come suo fratello Florent ha pensato che gareggiare fosse il modo migliore per onorare il papà.
In pista poi è stato magnifico, la miglior prestazione della sua carriera, che gli ha consentito di terminare alle spalle dei due fenomeni del biathlon mondiale, Johannes Bø e Martin Fourcade. Ha sognato tanto il podio, lavorato moltissimo per ottenerlo, ma ovviamente c’era poca voglia di festeggiare. Fabien Claude non ha rilasciato tante dichiarazioni sull’argomento, ma negli ultimi giorni si è aperto in una bella intervista apparsa su Nordic Magazine (per leggerla in lingua originale clicca qui), nella quale è tornato su quell’episodio che ovviamente lo toccherà per tutta la vita ma ha anche parlato della sua stagione e guardato avanti ai prossimi obiettivi sportivi, con la consapevolezza che tutto è cambiato.
«Raccogliere tutto è difficile, non so se riesco a farlo. Per me (quella giornata a Pokljuka, ndr) è stata una grande lezione di vita – ha affermato Claude a NordicMag – la mia visione del biathlon è completamente cambiata da allora. Probabilmente non piangerò più dopo una delusione sportiva. Quando ti accade qualcosa del genere, sembra che tutto si fermi. Relativizzi così tanto che il biathlon diventa molto piccolo. Per quanto riguarda il podio di Pokljuka, solo ora riesco a ripensare a quei dettagli, perché allora mi era impossibile. Sono andato a prenderlo grazie a tutto il lavoro che ho fatto negli anni passati. Ero completamente disinteressato al risultato all’inizio della gara. Volevo solo iniziare per nostro padre, come dissi agli allenatori. Florent (il fratello che gareggia per il Belgio, ndr) ha fatto lo stesso».
Claude è quindi entrato nei particolari di quella gara, dall’azzeramento fino all’arrivo. «A 45 minuti dal via, ero in lacrime durante l’azzeramento quando all’interno dello stadio suonava “You’ll never walk alone”. Non sapevo cosa avrei fatto, se sarei riuscito a sparare il primo colpo. Poi la gara ha preso forma e a metà strada si sono manifestati i primi segnali del possibile risultato, voi sapete quelle piccole frasi del tipo “e se fosse il giorno di fare l’impresa per papà” o ancora “e se proprio oggi facessi il primo 20/20”. Bene, quelle frasi che non ti aiutano a centrare i bersagli o sciare più veloce (ride, ndr). Dopo il 15/15 ho dovuto rimanere concentrato, un grande risultato era lì. Nell’ultimo giro sono andato al limite di me stesso, motivato più che mai. Quando ho attraversato la linea del traguardo sono crollato a terra, inconsolabile. Florent, Quentin (Fillon Maillet) e Martin (Fourcade) erano lì ad aspettarmi. Pensavo di soffocare perché non riuscivo a riprendere fiato. È stato uno dei momenti peggiori, sono stato inconsolabile per una decina di minuti, ma è stato così bello. Ho visto davvero una grande famiglia attorno a me: allenatori, atleti, tecnici, estranei. Tutti felici per la mia prova di quel giorno. Questo momento resterà sempre impresso in me. Una miscela di emozioni indescrivibili, tristi e gioiose. Avrei voluto che fosse stato lì per vederlo (il papà, ndr), ma quel giorno non sono stato solo».
Dopo aver parlato della gara slovena che non dimenticherà mai, Claude si è poi concentrato sulla sua stagione. «Per la squadra francese è stato un anno eccezionale, ma non mi sorprende – ha affermato – penso che i risultati siano stati in linea con il livello generale della squadra. Quando partivamo in sei, credo avessimo sempre sei possibilità di podio. Come vivo il fatto di essere il quinto o sesto della squadra? Bene. Chi non vorrebbe far parte di una grande squadra? Ho vissuto per quattro anni la seccatura di fare avanti e indietro tra i diversi circuiti senza essere in grado di stabilizzarmi in Coppa del Mondo, che mi piace dove sono ora e la stagione che ho fatto. Sono il quinto francese nella classifica generale ma anche il diciannovesimo al Mondo. I risultati di tutto il team mi spingono a migliorare. Su cosa? Non c’è bisogno di uno scienziato per capire che il tiro mi abbia frenato in passato. Ma la mia bella stagione è fortemente legata ai miei progressi al tiro, e alla mia continuità ad alto livello che sta prendendo piede. C’è ancora tanto da fare per raggiungere la perfezione e voglio migliorare ancora al tiro, per essere nella parte alta della classifica con maggiore regolarità».
Ovviamente non poteva mancare un pensiero sull’addio di Fourcade: «Per noi è stato uno shock quando l’ha annunciato in camera. Eravamo tristi e colpiti per il fatto di aver perso il nostro leader. Per me Martin era un idolo, un modello. Sono fiero di aver gareggiato con il Grande Martin Fourcade per diverse stagioni. Questo lascerà certamente un vuoto nel gruppo, ma non penso che tutto cambierà. Il passaggio di consegne era già in corso».
Claude ha guardato quindi alla prossima stagione: «Non ho ancora stabilito degli obiettivi precisi. Ma si, la top ten in Coppa del Mondo mi attrae. Essa passerà per delle grandi prestazioni e dei podi. Una prima vittoria ovviamente mi farebbe molto felice, ma sarà solo il risultato di un lavoro ben fatto».
Infine il venticinquenne francese ha parlato della sua quarantena in compagnia dei fratelli: «Mi alzo minimo alle dieci e vado a dormire almeno a mezzanotte. Poi mi trasformo in un giardiniere, un contabile e perfino un freestyler di calcio. Insieme a Fabien ed Emilien stiamo cercando delle attività per tenerci occupati. Ne approfittiamo anche per fare un po’ di ordine in casa. Fa bene anche a nostra mamma ed è importante ritrovarci tutti e quattro in casa. Posso dirti che a volte la situazione è un po’ animata (ride, ndr)».