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Biathlon – Anastasiia Khaliullina parla della sua positività al coronavirus: “Credo di averlo preso tornando dagli Europei Juniores”

Sta bene ma è ancora in ospedale Anastasiia Khaliullina, primo caso ufficiale di biatleta infettato dal nuovo coronavirus, covid-19. La campionessa del mondo nell’individuale dei Mondiali Juniores di Lenzerheide, figlia dell’allenatrice Ekaterina Khaliullina, era stata ricoverata in ospedale insieme alla mamma una decina di giorni fa con i sintomi riconducibili al nuovo coronavirus. Sabato 28 marzo si era sottoposta a un primo test, che aveva dato esito negativo, a differenza di quello successivo, che ne aveva riconosciuto la positività.
Notizie confuse attorno alla positività dell’atleta si erano susseguite per tutta la giornata di martedì 31 marzo. Quella mattina, infatti, Vladimir Drachev aveva già annunciato ai media la notizia, poi smentita dalla diretta interessata con un post su instagram. Quindi il presidente della RBU si era giustificato, affermando che il risultato sarebbe arrivato solo in serata e quanto da lui dichiarato la mattina era frutto di notizie provenienti dall’ospedale. Lo stesso Drachev, poi, stava attendendo l’esito ufficiale di un test che egli stesso aveva fatto, risultato fortunatamente negativo. Infine mercoledì 1 aprile l’ufficialità della positività dell’atleta.
Prima di tornare in Russia, Khaliullina aveva partecipato agli Europei di Hochfilzen e vista la tempistica, molto probabilmente aveva contratto il virus proprio in Austria, anche se la giovane russa è convinta di averlo preso a ritorno in aeroporto a Mosca. Fortunatamente nessuno dei giovani italiani presenti e dello staff tecnico azzurro, rimasti quattordici giorni in quarantena una volta tornati in Italia, ha riscontrato sintomi di alcun tipo.
Questa mattina Khaliullina ha rotto il silenzio con un lungo messaggio sul proprio profilo Instagram nel quale ha riassunto la situazione: «In riferimento agli ultimi eventi – ha scritto la giovane atleta – penso che molti si aspettino informazioni da me. È tempo di parlare del mio caso con il coronavirus. Come tutti sapete, eravamo alle competizioni in Austria, quando tutto questo era solo all’inizio. Sono tornata a casa volando attraverso Mosca e sono dovuta rimanere in aeroporto a lungo. Credo di aver contratto il virus in quell’occasione. A casa, qualche giorno dopo, di sera la mia temperatura iniziava a salire sopra i trentasette gradi, avevo debolezza e mal di testa, in seguito anche il naso che colava. In generale, non era molto diverso da un comune raffreddore. Nel mio caso, c’era solo una stranezza, per un paio di giorni ho quasi completamente perso il mio senso dell’olfatto e del gusto. Ho riferito il mio stato di salute in clinica, ma i medici sono stati da me per un minuto e sono scappati, come se fossi stata colpita dalla peste. Il responsabile ha cercato di mandarmi fino all’ospedale. Ho fatto il test e mentre aspettavo i risultati la mia salute è migliorata, la temperatura si è abbassata, ma poi è arrivata una telefonata. La sera mi hanno mandato in ospedale, non aspettando i risultati dei test. Inoltre, anche il dottore che mi stava osservando non li aveva. Ho ricevuto delle risposte confuse alle domande su quali basi fossimo stati portati in ospedale. Il primo test si era rivelato "incerto", senza ulteriori spiegazioni. Il secondo, dopo che ero già stata portata in ospedale, era positivo. Quindi, senza sintomi, sono stata isolata per due settimane, mentre molti con una malattia lieve sono rimasti a casa. Il trattamento è stato interrotto molto tempo fa, prendo solo l’antivirale. Ma non mi lasciano ancora andare via da qui, hanno fatto due analisi e se saranno negative potrò tornare a casa». 

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