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Biathlon

Biathlon – A Le Parisien il racconto della compagna di Fourcade: “Ogni nuova stagione diventava sempre più difficile per le bambine”

A 31 anni ha deciso di smettere, dopo aver vinto tutto ciò che c’era da vincere. A Kontiolahti Martin Fourcade ha messo fine alla sua fantastica carriera, nella quale ha raccolto immense soddisfazioni, per ottenere le quali, però, ha dovuto fare tanti sacrifici. Soprattutto negli ultimi anni, quando stare lontano dalla famiglia era sempre più complicato per sé e anche per la sua compagna, Helene Uzabiaga, che si è trovata ad occuparsi quasi da sola delle figlie Manon e Ines.
Le Parisien ha avuto l’idea la scorsa settimana di intervistare la compagna del campione francese, che ha parlato del ritiro del suo compagno, una decisione che Fourcade covava da molto tempo e di come questa scelta cambierà la vita in famiglia. Un interessante spaccato familiare di uno dei più grandi sportivi francesi di tutti i tempi. «Le bambine hanno percepito che qualcosa è cambiato – ha affermato Heleneanzi credo che Manon abbia già capito tutto perché ha iniziato a chiedere cosa farà il papà in futuro. Ines invece è più piccola e si gode solo la presenza del padre a casa».
Helene ha anche descritto le difficoltà della moglie di un atleta che per 200 giorni l’anno era lontano da casa tra Coppa del Mondo e altri impegni legati al suo lavoro: «In inverno Martin passava tre settimane in giro per la Coppa del Mondo e una a casa, mentre in primavera era più presente anche se aveva comunque diversi impegni extra sci. Diciamo che lui aveva la sua squadra ed io la mia. Sono davvero grata alle nostre famiglie e agli amici per l’aiuto. Sono convinta che se siamo riusciti a fare le cose per bene lo dobbiamo alle persone che abbiamo attorno. Ammetto però che ogni nuova stagione diventava sempre più difficile per le ragazze, in particolare Manon, alla quale mancava il papà».
La moglie del campione francese però ha sempre seguito con passione suo marito, fino all’ultima gara, vista in tv con le bambine: «Essendo la sua ultima corsa ho detto alle ragazze che avremmo visto il papà tutte insieme davanti alla tv. Ero molto nervosa durante la gara, ma alla fine sono scese lacrime di gioia perché l’ho visto felice. È stato giusto che chiudesse così, ha vinto la gara, è stato festeggiato dai compagni e mostrato fair play con Johannes Bø che ha vinto la Coppa del Mondo».
In molti si sono chiesti quando effettivamente Fourcade abbia deciso di smettere. Helene ha spiegato che in realtà il marito ci stava pensando da tempo, ma la scelta definitiva l’ha fatta solo negli ultimi due weekend di gara. «Penso che nella sua testa questa decisione sia maturata nel corso della stagione. Non mi ha mai detto che stava per lasciare, ma si percepiva che fosse dubbioso. Quando inizi a pensare alla fine della tua carriera, in un certo senso hai già scelto. Non mi ha mai chiesto consigli in merito e io non volevo interpretare il ruolo della moglie che gli dice di smettere. Gli ho sempre detto che ogni decisione doveva venire da lui e non da me o dalle bambine. Dopo il Mondiale di Anterselva, gli ho chiesto se avesse deciso cosa fare, ma ancora non l’aveva fatto. A quel punto gli ho detto che avrei voluto saperlo da lui e non attraverso la stampa. Così ha fatto. Prima di partire per le ultime gare mi ha detto che molto probabilmente avrebbe lasciato, quindi mi ha chiamato il venerdì precedente l’inseguimento di Kontiolahti per darmi l’ufficialità della sua decisione. L’ho presa con un certo sollievo. Non credo che abbia aspettato per tenersi la possibilità di ripensarci fino alla fine, piuttosto credo non volesse prendere la decisione definitiva prima del finale di stagione. Probabilmente per lui dire “me ne vado” equivaleva ad un “non sono più al cento per cento qui” (mentalmente, ndr), e Martin non è la persona che fa qualcosa a metà. Fino alla fine è rimasto un atleta».
Infine Helene ha ammesso che avrebbe accettato anche l’eventuale decisione del marito di proseguire fino alle Olimpiadi, seppur tra tante difficoltà: «Avrei accettato ogni sua scelta, anche se internamente avrei stretto i denti, perché due anni sarebbero stati tanti e Manon avrebbe già avuto sei anni. Si, avrei dovuto fare molti sacrifici, ma lo avrei comunque sostenuto senza problemi. Adesso non riesco a immaginarmi come sarà Martin senza la carriera da atleta professionista. Sicuramente lo sport è nel suo sangue e continuerà a farlo, non riesco a immaginarmelo mentre passa la vita sul divano a guardare la tv»

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