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Biathlon – L’emozione di Giacomel: “Quando ho ricevuto la convocazione sono rimasto muto, poi ho chiamato Didier”

È nato nei primi giorni di aprile, come Dorothea Wierer, anche se in questo caso il 5. A vent’anni ancora da compiere, quindi, Tommaso Giacomel si appresta a fare il suo esordio in Coppa del Mondo. Una convocazione attesa e voluta da tanti appassionati italiani, che tengono d’occhio questo ragazzo già da alcune stagioni, non soltanto per i risultati fin qui ottenuti a livello giovanile, ma per il suo modo di gareggiare, che piace e fa intravedere grandissime potenzialità, ovviamente ancora da esprimere appieno.
Un ragazzo serio, Tommaso, che ama il biathlon al punto da studiarsi i risultati dei suoi possibili avversari anche durante l’estate, perché, pure se è in spiaggia con gli amici, comunque la curiosità di andarsi a vedere il risultato di una gara russa o norvegese se la toglie. Una voglia di emergere che lo porta a non lamentarsi mai, anche durante le lunghe sessioni di allenamento, ma seguire tutto ciò che gli viene detto dagli allenatori della squadra Juniores, dei quali si fida ciecamente e sente ormai come una seconda famiglia.
Giacomel ama la competizione, ogni allenamento per lui è una sfida da vincere, quindi l’aver trovato in squadra un altro giovane come Didier Bionaz, competitivo quanto lui, può essere solo utile a tirar fuori il meglio da sé, nel tentativo di essere sempre primo. Ma Tommaso è anche il ragazzo che si affeziona e crede nell’amicizia, così, proprio con il compagno di squadra valdostano, nonostante battagli ormai da anni in ogni gara italiana, è nata una bellissima amicizia. Bello quindi, che insieme i due azzurrini vivano questa splendida prima volta.
Abbiamo contattato il trentino delle Fiamme Gialle per sentire le sue emozioni in vista di questo esordio in Coppa del Mondo, trovandolo più silenzioso del solito, quasi senza parole in vista di un momento che aspettava dal giorno in cui ha iniziato a praticare il biathlon.
Ciao Tommaso, tra quattro giorni esordirai in Coppa del Mondo. Cosa provi in questo momento?
«(Lungo silenzio, ndr)… Non lo so (silenzio, ndr), è qualcosa di strano. Sarò in pista con gli atleti che fino a oggi ho visto soltanto in tv, affronterò la loro stessa gara, è qualcosa di speciale. Non so proprio cosa dire».
Chi te lo ha comunicato?
«Mirco Romanin ormai quasi due settimane fa. Quando ho visto che mi stava chiamando, ho pensato volesse rincuorarmi per le gare di IBU Cup che non erano andate come avrei voluto. Invece mi stava comunicando della convocazione in Coppa del Mondo».  
Qual è stata la tua reazione?
«Muto. Totalmente muto. Addirittura Mirco pensava che non fossi contento, quando in realtà io non sapevo proprio cosa dire per la gioia. Attaccato il telefono mi sono seduto sul pianerottolo, tremavo dall’emozione. A quel punto ho chiamato Didier (Bionaz, ndr)».
Cosa vi siete detti?
«Eravamo felicissimi. Ma sembravamo quasi due bambini alla prima telefonata, non sapevamo cosa dirci, se non “che figo” o “che bello”».  
State facendo questo percorso insieme, ora addirittura l’esordio tra i grandi. Cosa significa per voi?
«Sarà speciale esordire con lui, perché passiamo tanto tempo assieme, siamo grandi amici. Vivremo ora questa nuova esperienza, un’altra sfida da affrontare uno al fianco dell’altro».
In Val Martello lui ha addirittura sfiorato il podio in IBU Cup; quando accade così, sei felice per lui o arrabbiato per la tua gara?
«Entrambe le cose. Ovviamente ero felicissimo per lui, perché merita ogni grande risultato che ottiene. Allo stesso tempo, però, ero deluso dalla mia prestazione perché mi aspettavo di più. Ma ero felice che almeno uno di noi fosse riuscito a rendere al meglio».
Una volta a conoscenza della convocazione, come hai vissuto il resto del Mondiale, sapendo che poi avresti affrontato quegli stessi atleti?
«Me lo sono goduto, ho visto le gare insieme alla mia famiglia e più volte ho pensato che presto condividerò la pista con questi grandi campioni».  
C’è qualcosa in particolare che ti incuriosisce in vista di questo esordio in Coppa del Mondo?
«Si, ma purtroppo questa curiosità non potrò togliermela».
Cosa vuoi dire?
«Ero particolarmente curioso di vedere l’ambiente, sentire cosa si prova a gareggiare davanti a tantissimi tifosi, perché i cechi sono fanatici di questo sport. Purtroppo non avrò questa possibilità».
Quali atleti osserverai in modo particolare?
«Ovviamente norvegesi e francesi che sono dei fenomeni, ma sono molto curioso di vedere anche come Lukas Hofer e Dominik Windisch preparano un evento del genere, cosa fanno la sera prima, i loro riti pre gara. Per me sono tutte cose dalle quali prendere spunto».
Quali sono le tue aspettative?
«Per il momento sono felice solo di vivere questa nuova esperienza, la prima e spero non sia l’ultima (ride, ndr). Cercherò di raccogliere tutto ciò che possa aiutarmi a crescere. Per il resto darò il mio meglio in pista e al poligono, poi vedremo dove sarò».
Tornando all’esordio in IBU Cup, ci dicevi di non essere contento.
«No. Sicuramente è stato un po’ traumatico, in quanto la prima gara è stata una super sprint, un format che proprio non mi piace. Peccato invece per la sprint, perché stavo andando bene, avevo fatto una bella serie a terra, poi ho buttato tutto in piedi. Come se non bastasse sono anche caduto nel corso dell’ultimo giro. Nell’inseguimento della domenica ho recuperato alcune posizioni e questo è stato sicuramente positivo. Comunque già in IBU Cup ho visto dei ritmi molto alti».
Immagino che dopo la prestazione in IBU Cup quindi non ti aspettassi la convocazione in Coppa del Mondo.
«Assolutamente no, ero solo arrabbiatissimo, perché in Val Martello ho fatto delle brutte gare sotto molti punti di vista».
Deve far piacere ricevere questa fiducia da parte dell’ambiente del biathlon italiano.
«Sicuramente, è bello sentire la fiducia di tutto l’ambiente. Fortunatamente non sono stato valutato solo per quella tappa di IBU Cup, ma per tutto ciò che ho fatto nel corso della stagione. In fin dei conti ho fatto bene nelle gare italiane, in IBU Cup Junior e anche i Mondiali Juniores sono stati positivi».
L’esordio in Coppa del Mondo è una tappa importante della tua carriera; vuoi ringraziare qualcuno?
«Certamente tutti gli allenatori che ho avuto fin qui, la mia famiglia e le Fiamme Gialle». 

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