Home > Notizie
Biathlon , Coppa del Mondo

Biathlon – Røiseland porta la Norvegia in cielo, argento Germania, bronzo Ucraina, decima l’Italia

La Südtirol Arena regala una staffetta tra le più avvincenti e cariche di pathos di sempre che conferma la Norvegia leader del movimento, con Marte Røiseland a mettersi al collo la sesta medaglia della rassegna, la quarta d’oro. Una gara a due facce, con l’Italia che ha provato a far saltare il banco nella prima metà con Lisa Vittozzi e Doro Wierer per poi afflosciarsi nella seconda parte. Percorso inverso invece per la Norvegia – che ha patito in avvio con Solemdal e Tandrevold – e la Germania che dopo la prima frazione lamentava già un centinaio di secondi di svantaggio.
Oro dunque per la Norvegia con Solemdal, Tandrevold, Eckhoff e Røiseland, argento per la Germania di Horchler, Hinz, Preuss ed Hermann che nel finale si sbarazza dell’Ucraina, ancora una volta capace di dire la sua a staffette e protagonista di un bronzo con Merkushna, Dzhyma, Semerenko e Pidhrushna.
Un altro psicodramma per Hanna Öberg che al poligono finale è crollata sotto i colpi della tensione, incorrendo in un giro di penalità: quinto posto finale alle spalle anche della Repubblica Ceca; ottava la Russia, decima l’Italia, quattordicesima alla Francia.
Norvegia sempre leader, dunque. In difficoltà nelle prime due frazioni (1’11 lo svantaggio di Tandrevold da Wierer al giro di boa) ha costruito il successo nella seconda parte, nonostante il tradimento parziale di Eckhoff (1 giro di penalità) grazie soprattutto all’eccellente robustezza di una Røiseland formato superstar. Emblematico in tal senso il poligono finale dell’ex signorina Olsbu: precisa, rapida e veloce, per mettere pressione ad una Öberg crollata proprio sul più bello e per involarsi verso il quarto oro personale della rassegna (dopo mista, sprint e single mixed) a cui vanno ad aggiungersi i due bronzi raccolti nelle due giornate di magia di Doro Wierer, inseguimento ed individuale.
E dietro alla Norvegia, con nove ricariche effettuate, ecco la Germania. L’avvio tedesco è stato da trauma, ma Hinz, Preuss ed Herrmann hanno quindi suonato la carica per un argento – medaglia d’ordinanza per i tedeschi ad Anterselva 2020 – che sa di trionfo al culmine di una stagione davvero difficile, con un inizio in salita e tanto di 0 atlete a punti nella sprint di Hochfilzen, solo due mesi fa.
Che dire dell’Ucraina? Passano gli anni, aumenta l’esperienza ma permane la capacità di esserci quando conta. Magari poco appariscenti, ma oltremodo concrete e sempre pronte ad azzannare la preda per mettersi al collo una medaglia. Ed oggi la preda è (ancora una volta) la Svezia di Hanna Öberg: il tiro in piedi è stato ancora una volta fatale alla svedese che continua ad essere a mani vuote ad Anterselva e dopo tre quarti posti è costretta a fronteggiare un’altra delusione. D’accordo, anche per le gialloblù la partenza è stata ad handicap, ma l’ultima sessione di tiro a braccetto con Røiseland non è possibile giocarla così.
Con la Francia che si è confermata ancora una volta in difficoltà – al femminile – si arriva al capitolo Italia.
La tattica era chiara: partire a tutta per costringere le altre ad inseguire e vedere cosa ne vien fuori. Il risultato è stato una prima parte di gara eccezionale, complice la miglior Lisa Vittozzi di questo mese di febbraio ed una Wierer che dopo il primo errore a terra ha infilato una sessione di tiro da antologia, soprattutto il poligono in piedi dove ha rischiato l’inverosimile portando a casa un 5/5 con tempi assurdi.
Poi però Federica Sanfilippo è incappata in troppe difficoltà al tiro: i due giri di penalità in piedi sono stati letali per le speranze nostrane e le chance di podio si sono di fatto spente in quel frangente.
Tanto si discute sulla scelta delle frazioniste. Si poteva coinvolgere Nicole Gontier – ma con quali garanzie vista la resa non proprio positiva al tiro degli ultimi tempi – oppure modificare l’ordine degli addendi, ma se la condizione della terza e quarta atleta in ordine di valore è quella vista oggi, resta difficile immaginare quale schema avrebbe potuto dare qualcosa in più. Il vero peccato è non aver potuto disporre di 4 atlete al massimo della forma: qui si dovrebbe recriminare, più che sull’ordine delle staffettiste. Perchè con 3 giri di penalità, in fondo, non si va di certo sul podio.

La cronaca della gara
In prima frazione, Lisa Vittozzi con il pettorale numero 10 impiega poco più di un chilometro per prendere il comando delle operazioni ed incaricarsi di dettare il ritmo. Nel tiro a terra una ricarica non rallenta la sappadina che esce per prima a braccetto con la russa Yurlova per poi allungare ulteriormente. Un eccellente secondo poligono la lancia in solitudine, per raggiungere la zona cambio e passare il testimone a Dorothea Wierer con 24" sulla Russia e 27" sugli Stati Uniti: distacchi già abbondanti grazie alla prova convincente di Vittozzi. La Norvegia con Solemdal si trova così a 40", addirittura a 1’10 la Germania di Horchler.
Il canovaccio azzurro è ormai chiaro: spingere a tutta e rischiare al poligono. Wierer fa esattamente così e allunga in testa, manca il primo bersaglio a terra ma poi infila una serie veloce che la conferma leader indiscussa. Ma è il poligono in piedi di Dorothea a far strabuzzare gli occhi anche ai non addetti ai lavori: con uno shooting time di 19" (e cinque centri) rifila almeno 5" a tutte nelle operazioni di tiro. La spinta nell’ultimo giro non cala e così a metà gara Wierer può lanciare Federica Sanfilippo con 57"9 sulla Polonia, 1’08 sulla Russia a braccetto con la Repubblica Ceca e la Norvegia in scia (1’11) e via dicendo. Per quanto riguarda le altre nazioni "big", la Francia è a 1’22, la Germania è a 1’38, la Svezia sfiora i due minuti. Ma ora la caccia all’Italia è lanciata, anche se inseguire – Single Mixed docet – è sempre peggio che stare davanti.
Federica gestisce piuttosto bene il poligono a terra, concede due ricariche sullo stesso bersaglio ma se ne va prima che le altre inizio a sparare. E gli errori fioccano: 3 per Eckhoff che si salva con le ricariche, idem la ceca Charvatova, Aymonier ne sbaglia 5 e si concede due giri di penalità, salutando ogni velleità; bene la svedese Persson, un solo errore per Preuss, ma si ritrovano comunque ad oltre 1’22 da Sanfilippo. 
In piedi succede di tutto. Federica fatica a trovare i bersagli e si becca a sua volta due giri di penalità, ma Eckhoff la imita (1 giro) e lo stesso fa la russa Mironova. Capita così che la Polonia di Camila Zuk si ritrova da sola al comando con 35" di margine sul gruppone ricompattato, in cui spicca l’esemplare poligono di Franziska Preuss che riporta la Germania a sedersi al tavolo delle medaglie. Poco dietro anche la Svezia, che vede a sua volta la strada di ritornare a lottare per il podio.
Zuk scia forte e si presenta allo stadio per lanciare Magdalena Gwizdon con oltre 40" di vantaggio sul gruppo che comprende la Norvegia di Marte Røiseland, la Germania di Denise Herrmann, la Repubblica Ceca di Puskarcikova, la Svezia di Hanna Öberg e l’Italia che schiera la debuttante Michela Carrara.
A terra i due errori polacchi ricompattano ulteriormente il tutto. Gwizdon si ritrova con una manciata di secondi di margine sulla coppia Røiseland (perfetta al tiro) – Öberg (1 ricarica) che prima di uscire dal bosco la sverniciano. Poco dietro, Denise Herrmann si concede due errori e torna ad inseguire, nella scia dell’Ucraina. Ancora difficoltà azzurre al poligono, con Michela Carrara costretta a sua volta a percorrere un giro di penalità.
L’ultimo poligono sarà dunque decisivo. Non poteva che essere la Regina di Anterselva 2020 Marte Røiseland a dare a tutte la lezione definitiva: un secondo poligono perfetto la proietta verso la sesta medaglia iridata della rassegna (la quarta d’oro) con ampio margine sull’Ucraina di Pidhrushna e sulla Repubblica Ceca di Puskarcikova. Salta per aria Öberg che gira (la stessa storia di Östersund 2019), Herrmann limita i danni che si giocherà l’argento proprio con l’Ucraina. Due errori per Carrara, in corsa per il decimo posto finale.

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image