"Sono felice. Finalmente ho riallacciato quel filo sottile con un mondo che vorrei mi appartenesse di più: quello della Coppa del Mondo". Mikael Abram è l’uomo delle occasioni prese al volo. Lo scorso anno conquistò all’ultimo la chiamata per Coppa del Mondo di casa, a Cogne; quest’anno ha centrato il risultato grosso in Opa Cup – il secondo posto nella gara Distance di St.Ulrich – che gli è valso la chiamata per il Tour de Ski. Che resta l’appuntamento più affascinate del circus dello sci di fondo e quello con più richiamo mediatico della stagione, considerando l’annata senza Campionati del Mondo e Giochi olimpici. Ventitré anni di Cogne, sugli sci insieme a papà Oreste da quando ne aveva tre, Mikael è l’uomo nuovo dell’Italfondo per la corsa a tappe dello sci nordico.
Abram, che colpo!
"Diciamo che mi sono fatto trovare pronto al momento giusto. Non sono più inserito in squadra nazionale e ho lavorato benissimo con il Centro Sportivo Esercito che ringrazio per la grande professionalità e con Gal Sport che mi ha aiutato molto con i materiali. Di conseguenza, per me, ogni occasione è buona per dimostrare di andar forte. Che fosse Coppa Italia o Opa Cup cambiava poco. In Austria ho vissuto una giornata perfetta: sci velocissimi, io che stavo bene e trenino giusto. E il risultato è arrivato. Non potevo essere diventato, di colpo, un brocco".
Era uno dei talenti assoluti del fondo azzurro, qualche stagione fa. Da ragazzino, nel 2011, aveva gareggiato anche ad Oslo, in un meeting di gare internazionali ad invito: poi che è successo?
"Nel 2017 ho contratto la mononucleosi e nel 2018 ho subito un’operazione in piena stagione. Quest’anno sto tornando ai miei livelli. Rispetto al passato mi sento più costante, con meno cali di condizione che era il mio vero problema".
Pattinatore che quando sta bene si difende in classico?
"Si, e non c’è un motivo. Il classico mi piace molto ma vado più forte in skating. Nelle Sprint mi difendo ma il problema è che non ho una sparata che regga tutto il giro di qualifica".
Al Tour arriva per ultimo e senza nulla da perdere: che farà?
"Darò tutto in ogni tappa con la speranza di tenere sino alla fine. Il Cermis è un miraggio ma mi piacerebbe vederlo e sciarci in gara. È tutto un grosso punto di domanda: non ho mai gareggiato in una corsa a tappe ma è anche vero che, di solito, nei week end di gara vado meglio nell’ultima che non nella prima. Obiettivi di classifica non me ne pongo: sarà già bello arrivare nei primi trenta in qualche tappa. La prima, la 15 Skating con partenza di massa, è quella nella quale ho maggiori possibilità anche se ci saranno tutti e tutti saranno al massimo delle loro possibilità".
Ritroverà il suo allenatore in Asiva, Marco Brocard.
"Ed è una gran bella situazione. Finalmente sono tornato da lui. È un professionista che stimo molto e in questi anni ci stuzzicavamo a vicenda: "Quando arrivi?" – mi chiedeva lui -. "Arrivo, arrivo" – rispondevo. Eccomi qui".
Chi spera di incontrare al Tour?
"Emil Iversen. È il mio riferimento. E, allora, se proprio devo sognare spero di incontrarlo in gara e di batterlo (ride, ndr)".
E poi? A cosa punta in questa stagione?
"A restare il più a lungo possibile in Coppa. Ma per poterlo pensare non devo avere del cali di rendimento come quelli degli anni scorsi. Certo la squadra sarebbe importante e la A sarebbe il massimo per fare ancora un salto di qualità ma, per essere concreti, voglio provare a dimostrare di valere la Coppa anche così".
Mikael Abram: “Vorrei disputare più gare possibili di Coppa del Mondo”
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