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Sci di fondo

Fondo – Parte la terza stagione di Underup; il presidente Pellegrinelli: “Vogliamo dare un’opportunità agli Under 23”

È iniziata con le gare FIS di Santa Caterina la terza stagione dell’Underup Ski Team di Bergamo, società nata nell’autunno del 2017 con l’obiettivo di dare spazio agli atleti usciti dal comitato Alpi Centrali, che non trovavano spazio all’interno della nazionale Under 23 e dei Corpi Sportivi. In questi anni, però, il sodalizio bergamasco del presidente Giuseppe Pellegrinelli ha deciso di aprire anche a fondisti provenienti da altre regioni. Non a caso quest’anno all’interno del team ci sono anche due atlete, Michaela Patscheider e Noemi Glarey, che arrivano rispettivamente da Alto Adige e Valle d’Aosta.
«L’obiettivo è rimasto invariato – ha ribadito il presidente Pellegrinelli a Fondoitaliavogliamo dare l’opportunità a questi ragazzi di ritornare nel giro giusto, avere la possibilità di mettersi in mostra e attirare l’attenzione dei corpi sportivi militari o delle squadre nazionali. Spesso ci sono giovani che sfiorano l’ingresso in una squadra o in un corpo sportivo e non hanno poi l’occasione di andare avanti. Prendete il caso di Noemi Glarey, che abbiamo inserito quest’anno nella squadra perché non si poteva abbandonare così».
Pellegrinelli ha quindi chiarito in quale modo l’Underup aiuta questi atleti: «Diamo un sostegno finanziario ai ragazzi per il ritiro e le gare. Al di là dell’iscrizione, le tute, un aiuto sui materiali, li aiutiamo anche con gli alberghi; diamo delle importanti opportunità a questi giovani. I ragazzi hanno dei programmi stilati da tecnici professionisti nostri amici, che seguono nel corso della preparazione. Loro poi si allenano da soli e hanno anche creato un bel clima all’interno della squadra».
Il presidente del sodalizio lombardo ha quindi insistito sull’importanza e bontà di questo progetto, che vorrebbe nazionale. «L’ho proposto alla FISI – ha affermato il presidente di Underupnon sono certo geloso. Sarebbe bello se, oltre agli atleti top, si seguissero tutti i ragazzi Under 23, anziché abbandonarli al loro destino una volta usciti dal comitato. Sarebbe bello se, oltre alla nazionale Under 23, ci fosse una sorta di squadra osservati, un super comitato con tanti atleti. Bastano veramente due pulmini e tre tecnici federali. Servirebbe un team della federazione per far si che i giovani non lascino, anche perché non tutti maturano entro i vent’anni, a volte c’è chi inizia ad esprimersi al meglio successivamente. Se gli atleti che non sono riusciti a entrare subito in nazionale vogliono andare avanti, bisogna coltivare quel loro desiderio».
Proprio per questo motivo l’Underup ha deciso, con quelle che sono le proprie risorse, di aprirsi anche ad atleti extra Lombardia: «Abbiamo sempre visto questo progetto al di fuori del Comitato. Nel primo anno avevamo tanti atleti di Alpi Centrali, unendo diversi sci club del bergamasco. Fin dall’inizio però avevamo fatto capire di volerci aprire agli altri territori, tanto da inserire in squadra il piemontese Francesco Becchis. Nell’ultimo periodo ho ricevuto diverse chiamate da altri comitati, che si informano per conto degli atleti che al termine della prossima stagione non saranno più juniores. Vorremmo tanto poter prendere tutti, ma per noi è difficile. Per questo motivo dico che la federazione deve fare in modo di prendere spunto da questa iniziativa e salvare i giovani, permettendogli in questa maniera di proseguire. Credo che non sarebbe nemmeno difficile trovare aziende e altre risorse private per portare avanti un progetto del genere, se si coinvolgessero anche tutti i comitati».
L’Underup, insieme ad altri team privati, ha anche consentito alla Coppa italia di avere più atleti, altrimenti il numero degli iscritti sarebbe tristemente più basso rispetto a quello attuale, già esiguo: «Questi atleti vanno salvati anche per fare in modo che le nostre competizioni possano avere un numero più alto di partecipanti. Poi trovo una contraddizione nel non fare nulla per aiutare i giovani fuori da nazionali e corpi sportivi, ma istituire ugualmente la “classifica civili”. Non ha senso abbandonare gli Under 23, perché c’è l’OPA Cup, addirittura il Mondiale Under 23. Insomma un giovane può uscire fuori a 21 o 22 anni, ma se nessuno lo aiuta e lo porta in giro a gareggiare, sicuramente si ferma. Si parla tanto di bacino d’utenza, ma se i giovani li abbandoniamo, è anche inutile fare tanti discorsi».  
In questi anni Pellegrinelli si è già tolto alcune soddisfazioni, non obbligatoriamente legate ai risultati: «Quella più grande l’ho avuta quando per la prima volta abbiamo ricevuto la sacca di Underup con i nostri pettorali, per noi è stato una sorta di riconoscimento. Significa che anche in federazione hanno capito che non siamo degli sprovveduti ma persone che vogliono seriamente provarci. Poi si, ci sono anche i risultati, perché vedere un nostro ragazzo convocato per l’OPA Cup fa già molto piacere. La più grande soddisfazione, però, sarebbe vedere qualcuno di questi giovani conquistare un posto in nazionale oppure entrare in un corpo sportivo».
Infine il presidente di Underup ha presentato la squadra della stagione 2019/20: «Abbiamo il nostro veterano, Nicola Castelli, classe 1997. Lui è all’ultimo anno Under 23 e nella passata stagione si è tolto la soddisfazione di essere convocato per l’OPA Cup. Sarebbe bellissimo se quest’anno riuscisse a ottenere la convocazione per il Mondiale Under 23. Poi abbiamo Pietro Magli, appena entrato essendo un ’99, e altre due giovani passate quest’anno alla categoria Under 23: Michaela Patscheider e Noemi Glarey. Attorno a loro ci sono alcuni volontari, come Marco, Gianluca e Alberto, che portano in giro gli atleti, e tre skiman: Ermanno Carrara, Ivo Tiraboschi e Paolo Visini, che ha anche gareggiato con i nostri colori. E non dimentichiamo che abbiamo con noi anche uno scialpinista, William Boffelli, atleta che fa parte della nazionale e prende regolarmente parte alla Coppa del Mondo. Ringrazio infine i nostri partner commerciali, che ci permettono di proseguire e aiutare questi atleti»

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