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Biathlon , Sci di fondo

Therese Johaug ha parlato della sua squalifica per doping con Halfvarsson e Samuelsson

Nel programma “Battle of The Countries”, registrato lo scorso aprile, che sta andando in onda su TV2, coinvolgendo i big di fondo e biathlon di Norvegia e Svezia, si è parlato ieri di un argomento al quale tutti gli sportivi sono molto sensibili, il doping. Molto interessante, la conversazione sull’argomento tenuta dagli svedesi Sebastian Samuelsson e Calle Halfvarsson con Therese Johaug.
La campionessa norvegese, vincitrice nella passata stagione di tre medaglie d’oro individuali ai Mondiali di Seefeld, era stata costretta a saltare le Olimpiadi di PyeongChang a causa di una lunga squalifica di 18 mesi, perché risultata positiva al Clostebol, un anabolizzante, in un controllo antidoping nel corso della preparazione estiva della stagione 2016/17. L’atleta si è sempre difesa sostenendo di averlo preso inconsapevolmente in quanto presente in una crema per le labbra.
Nel programma Johaug ha ribadito tutta la propria frustrazione riguardo alla vicenda, soprattutto per essere stata trattata come gli atleti che utilizzano EPO: «La parola dopato è solo una parola. Ho letto molte sentenze del TAS, ci sono stati molti incidenti come il mio. Ma sono stata bollata come drogata, allo stesso livello di coloro che hanno fatto uso di EPO e sono stati catturati. Avrei dovuto essere punita per la presenza di una sostanza proibita nel mio corpo, sono responsabile per questo, ma si può discutere del lungo periodo di squalifica».
Parole interessanti anche quelle di Sebastian Samuelsson. Il biatleta svedese, infatti, non si è mai tirato indietro nel parlare di doping: «Mi sono sempre preoccupato delle cose giuste e sbagliate, che ognuno possa competere nelle stesse condizioni. Mi è stato chiesto molto sulla questione (doping, ndr) e ho deciso di rispondere onestamente, non evitando l’argomento. Ho letto molto e approfondito l’essenza del problema. Forse ho ricevuto molta attenzione perché il solo a parlare di questo soggetto. Sarebbe più facile se gli altri avessero espresso la loro opinione. Questo vale per tutti noi ed è importante perché ciò che tutti sottoscriviamo è: noi siamo per lo sport puro nel quale ognuno possa competere sullo stesso piano».
Successivamente Samuelsson si è rivolto a Johaug: «Tu prendesti qualcosa per errore, per me questo non è doping. Ma come si può distinguere tra questi casi? Questo è il problema, quindi sarebbe stato strano se non fossi stata punita. Ti sono stati dati diciotto mesi, mentre chi usa EPO consapevolmente ne prende 24. Questo è sbagliato, perché credo che chi ha fatto uso di EPO non a nulla a che fare con lo sport».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Halfvarsson: «Credo che tutti noi atleti dovremmo sollevare questo problema. Ci sono casi come quello di Therese dove non c’era intenzione di fare uso di doping. Bisogna parlarne»

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