Dopo aver intervistato l’allenatore della Squadra A maschile di fondo, Stefano Saracco, alla vigilia del raduno norvegese, al ritorno abbiamo contattato Simone Paredi, allenatore responsabile della Squadra A femminile, che ha fatto il punto della situazione sulla preparazione delle atlete da lui allenate.
Buon pomeriggio Paredi. Partiamo dall’ultimo raduno: come sono andate le cose in Norvegia?
«Il ritiro è andato bene. In queste due settimane abbiamo lavorato tanto, anche prima del Toppidrettsveka abbiamo portato avanti il lavoro programmato. Nonostante ciò le gare sono andate bene. Lucia Scardoni ha confermato il suo buonissimo stato di forma, anche perché con lei abbiamo fatto un programma diverso in ottica Mondiali di skiroll, al quale voleva arrivare bene. Le altre ragazze sono sul livello dello scorso anno, Anna Comarella è più avanti rispetto a un anno fa, Greta Laurent allo stesso punto, mentre Caterina Ganz, nonostante avesse fatto un po’ fatica nell’ultimo periodo, è riuscita a fare bene. Elisa invece è più indietro, a causa di alcuni problemi di salute accusati in estate. Quest’anno abbiamo cambiato qualche lavoro, vediamo se questo darà i frutti sperati. In Norvegia abbiamo fatto dei test sul tappeto con il protocollo tipico dei norvegesi al Centro Olimpico di Trondheim. Nei prossimi giorni dovremmo ricevere da loro dei dati. Sono comunque molto soddisfatto dei test fatti».
Avete anche avuto l’occasione di allenarvi con atlete di altre nazionalità. È stata un’esperienza positiva?
«Sicuramente si. Ormai Lampic possiamo considerarla parte del gruppo, visto che è sempre stata con noi. Lei è felice di stare con noi, lo stesso vale per le nostre atlete, molto contente di lavorare con una fondista di valore, capace di vincere anche una medaglia ai Mondiali di Seefeld. In Norvegia erano presenti anche le statunitensi Bjornsen e Caldwell, insieme al loro allenatore. Così abbiamo organizzato alcuni allenamenti di intensità e uscite lunghe con loro, pure per vedere come lavorano. Una cosa molto utile anche per me, in quanto ho potuto confrontarmi con il loro allenatore. Una sera i nostri due gruppi sono stati a cena insieme, le ragazze hanno avuto modo di confrontarsi, conoscere le loro abitudini, come gestiscono la giornata, il recupero e gli allenamenti. Anche sotto questo punto di vista è stato un raduno importante. Loro hanno delle abitudini diverse da noi, magari curano meno l’alimentazione ma hanno idee diverse di allenamento, anche se nei carichi lavoriamo in modo simile. Abbiamo anche avuto l’opportunità di fare un’uscita a scivolata a spinta con Slind, che è stata molto proficua. Ho visto che Lucia non è così lontana nella scivolata a spinta, come si è visto poi anche nella 47km del Toppidrettsveka, dove si è staccata solo sul tratto più ripido. C’era anche la possibilità di far fare una giornata di allenamento a Greta Laurent in compagnia di Stenseth a Trondheim, ma purtroppo non abbiamo fatto in tempo a organizzarla. Comunque è stata un’esperienza bellissima, quando giri sulla pista da skiroll a Trondheim, trovi sempre cinquanta o cento skirollisti. È proprio un altro mondo».
Quella passata è stata la sua prima stagione alla guida della nazionale femminile; ha imparato cose nuove?
«Tantissimo, perché la Coppa del Mondo è tutta un’altra cosa rispetto alle gare nazionali. Ho visto che nel corso dell’inverno, più che la fatica per le gare, a incidere sulle atlete sono soprattutto i tanti viaggi. Bisogna organizzare tutto affinché loro non spendano energie inutili. Per fortuna abbiamo Paolo Riva che è bravissimo nell’organizzare questo tipo di cose, anche perché senza di lui non avrei mai potuto farlo, la FIS ha delle regole delle quali nemmeno ero a conoscenza. Inoltre in Coppa del Mondo il recupero è fondamentale, in quanto le atlete spendono tante energie fisiche ma soprattutto mentali, perché lo stress è enorme. Per quanto riguarda il resto, se nella passata stagione non avevo voluto cambiare tanto rispetto al passato, quest’anno ho fatto qualche modifica in più. Viaggiando per il mondo hai modo di vedere e conoscere quello che fanno gli altri, quindi ho imparato cose nuove. Penso di aver imparato più negli ultimi 15 giorni in Norvegia che nel resto della mia carriera. Il centro olimpico norvegese ci ha dato delle informazioni che non avevamo e potrebbero risultare importanti. Adesso ci manderanno altri dati e in base ad essi decideremo se porre altre modifiche».
Insomma avete già cambiato qualcosa.
«Si, non essendoci Mondiali od Olimpiadi, abbiamo provato a introdurre dei nuovi allenamenti, svolgendo per esempio tanti lavori sul tappeto. Inoltre le ragazze sono seguite in palestra da Eric Benedetto, con il quale abbiamo deciso di personalizzare il lavoro delle atlete in base alle singole caratteristiche di ognuna. Quindi sono contento che Eric ci segua in questo ambito e spero che quanto introdurremo porti i risultati sperati».
Quest’anno il gruppo è composto da appena cinque atlete.
«Si abbiamo fatto la squadra in base ai risultati della passata stagione. Purtroppo non è con noi Ilaria Debertolis, che lo scorso hanno ha fatto fatica. Non so come mai non sia riuscita a ottenere risultati, se sia stato un mio errore ma ho sempre creduto in lei. Anzi so di doverle ancora tanto e non ho dubbi che se nelle prime gare di Coppa Italia dovesse andare forte, non avrei alcun problema a riportarla presto in Coppa del Mondo. Mi auguro che con le Fiamme Oro possa ritrovare se stessa e raggiungerci già nelle prime gare di Coppa del Mondo. Stesso discorso per Sara Pellegrini, che faceva parte della squadra, anche se in estate non aveva partecipato a tutti i raduni. Le porte per loro e per tutte le altre atlete fuori dal gruppo A sono aperte».
A proposito, cosa pensa di questi raduni interforze tra Fiamme Gialle, Esercito, Fiamme Oro e Carabinieri; ritiene saranno utili?
«È una cosa molto positiva, la miglior novità possibile. Non abbiamo tanti atleti, quindi se dovessero anche allenarsi da soli sarebbe un problema. In questa maniera invece, unendo le forze, è possibile alzare il livello degli allenamenti. So che Fulvio (Scola, ndr) è stato tra i promotori, uno dei primi a crederci. Avevo in mente un’idea simile un paio di anni fa, ma non sapevo da dove partire. Loro sono riusciti a farlo e sono certo che questo porterà il nostro movimento a un livello più alto. Anche perché ciò non sarà importante solo per gli atleti ma anche per gli allenatori, che potranno scambiarsi idee e alzare il proprio livello di conoscenze. Sarebbe ancora più bello se si potessero unire le forze anche con le nazionali. Mettersi tutti d’accordo per fare una programmazione simile, far corrispondere le settimane di carico e scarico, affinché anche fuori dai raduni gli atleti che vivono in località vicine possano allenarsi insieme. A Trondheim, per esempio, hanno un livello di professionismo altissimo. È possibile vedere allenarsi insieme Klæbo, Iversen, Tønseth, Dyrhaug e anche l’atleta appena fuori dalle nazionali».
Passiamo a parlare nello specifico delle cinque ragazze. Cominciamo da Elisa Brocard.
«Purtroppo in questo momento è un po’ indietro di condizione, perché in estate ha avuto un infortunio e successivamente anche la febbre che l’ha costretta a prendere degli antibiotici. Da tre settimane riesce a lavorare bene e in Norvegia ha concluso un bel carico di lavoro. Per questo motivo sapevamo già alla vigilia che non avrebbe potuto avere alte aspettative per il Toppidrettsveka. Ovviamente ci auguriamo che nei prossimi mesi ritrovi la forma migliore. Per fortuna le gare sono ancora lontane e probabilmente la sua Coppa del Mondo inizierà con Davos. Abbiamo tutto il tempo, lei deve solo stare tranquilla e lavorare, tanto già in passato ha saputo trovare la forma in autunno. In Norvegia ha fatto fatica, ma ha trovato le motivazioni per soffrire».
Passiamo a Lucia Scardoni, in estate anche medagliata ai Mondiali di skiroll.
«Con lei abbiamo fatto un percorso diverso a luglio, schiacciando di più sull’acceleratore per avere già un picco ai Mondiali di skiroll e in Norvegia. Come da programma il picco è arrivato a Madona, dove fatto delle belle gare, poi è andata bene anche al Toppidrettsveka. Probabilmente potrebbe risentirne un po’ a settembre, già in occasione delle gare di Forni Avoltri, perché alla fine dovrebbe scendere per poi risalire in occasione delle prime gare di Coppa del Mondo. In ogni caso la vedo molto motivata, i risultati dello scorso anno le hanno dato tanti stimoli. Sa di dover lavorare per essere più continua, perché quando sta bene può stare con le prime. Il suo obiettivo è iniziare bene già nelle prime gare».
È il momento di Greta Laurent. In Norvegia ha fatto la 47km, significa che la vedremo anche nelle distance?
«Greta è stata coraggiosa, pur essendo una sprinter ha voluto provare la 47km e l’ha portata a termine. Ne ha un po’ risentito nella sprint del giorno dopo, ma ha fatto una bella qualificazione e ha corso bene anche la sua batteria, nella quale è stata però molto sfortunata perché un’avversaria le ha involontariamente rotto un bastone con lo skiroll a trecento metri dall’arrivo. La sua preparazione sta andando abbastanza bene e da adesso in poi la personalizzeremo in base alle sue caratteristiche, specializzandoci sulle sprint. Quindi si, anche quest’anno si concentrerà unicamente sulle sprint, anche perché ha l’obiettivo di superare finalmente lo scoglio della prima batteria, entrare in semifinale e chiudere la classifica della Coppa del Mondo sprint nelle prime quindici posizioni».
Per quanto riguarda Caterina Ganz, che nella passata stagione ha anche sfiorato la sua prima top ten in Coppa del Mondo, quale tipo di lavoro state svolgendo?
«Caterina è leggermente più indietro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando stava meglio. In realtà fisicamente non sta male, perché nelle prove atletiche è su buonissimi livelli, mentre fatica più sugli skiroll rispetto all’agosto di un anno fa. Vedendo le ultime gare in Norvegia è in crescita, in ogni gara ha fatto meglio rispetto alla precedente. Vediamo un po’ come andrà questo periodo di scarico, se la condizione salirà in vista di Forni Avoltri. Lei sta lavorando veramente tanto sulla tecnica, quindi questo magari la porta oggi a essere più stanca, ma dovrebbe portare dei vantaggi in inverno se automatizzerà questa nuova tecnica. Alla vigilia della preparazione abbiamo parlato e deciso insieme di lavorare tanto su questo aspetto. Ovviamente cambiando il modo di sciare sta facendo lavorare dei muscoli che prima non usava, ci vuole un po’ di tempo».
Chiudiamo con Anna Comarella, ottima seconda nella 25km in skating del Toppidrettsveka.
«Anna è più avanti rispetto allo scorso anno, forse è più convinta nei propri mezzi ed è anche cresciuta nella personalità. Nel gruppo fa sentire la sua presenza, sta bene. La gara in skating è stata una mezza sorpresa, ma sappiamo che quando c’è la salita, lei ha un grande motore, può fare delle belle cose. È stata l’unica ragazza a salire col doppio, impressionante. In palestra lavora con meno chili rispetto alle altre, poi sugli sci riesce a trasmettere tutta la forza. Sta bene, ha iniziato con il piede giusto, mentre lo scorso anno in questo periodo aveva dei problemi risolti poi ad ottobre. Deve convincersi dei propri mezzi un po’ come tutte le ragazze della nostra squadra. Credo che questi lavori con le statunitensi abbia dato una maggiore convinzione a tutto il gruppo. Tornando ad Anna, ritengo che possa fare bene, correre in Coppa del Mondo per trovare i giusti ritmi ed essere protagonista al Tour de Ski. Il Cermis si svolgerà quest’anno in mass start e lì può fare molto bene perché ha un grande motore. Da lì vedremo come starà, ma l’obiettivo è farla arrivare al meglio per il Mondiale Under 23».