L’arpa e i violini, la pioggia e la birra scura, il verde e le magnifiche scogliere. Sono queste le prime cose che alla maggior parte delle persone vengono in mente quando si parla di Irlanda. Ovviamente l’isola di smeraldo è famosa per tanto altre cose, sicuramente però tra esse non c’è lo sci di fondo. Anche perché gli sport più popolari in Irlanda sono football gaelico e hurling per i più nazionalisti, oppure rugby, calcio e boxe.
Ha fatto quindi impressione vedere un irlandese, Thomas Maloney Westgaard, chiudere al 22° posto la gara più importante nel calendario della Coppa del Mondo di sci di fondo, la 50km di Holmenkollen, disputata ieri in tecnica classica. Un risultato straordinario, se si considera che prima della gara di sabato il suo miglior piazzamento era un 44° posto, sempre nella 50km in classico di Holmenkollen (2017, ndr). L’irlandese ha chiuso nel gruppo con Salvadori e Nyenget, a 2’00” da Bolshunov, dopo una gara generosissima, nella quale non ha mai mollato. Soltanto la settimana scorsa Westgaard aveva chiuso al 55° posto la 50km di Seefeld, nella quale nel corso dell'ultimo giro, all’ingresso dello stadio, si era messo a scherzare con i tifosi e a ringraziare il pubblico per gli applausi, mostrando tutta la sua grande passione per questo sport.
La storia di Thomas Maloney Westgaard, però, come dimostra il suo secondo cognome, non è quella tipica dell’irlandese cresciuto a Guinness e football gaelico, ma del ragazzo nato in Norvegia, che si è appassionato a uno sport poco conosciuto in Irlanda. Thomas è infatti nato a Leka, isola norvegese con circa duecento abitanti e all’interno del circolo polare articolo. A legarlo all’Irlanda è sua mamma, Celia, cresciuta a Kiltevna, vicino a Dunmore nella contea di Galway, famosa quest'ultima per un festival di birra scura e ostriche che si svolge ogni anno a settembre. La donna lavorava nella sua città come infermiera, quando nel corso dell’estate, come facevano tanti giovani irlandesi all'inizio degli anni novanta, nel periodo di rinascita economica dell'Irlanda, soprannominata allora la "tigre celtica", andò in vacanza alle Canarie, dove conobbe Ove Westgaard, l’uomo che diventò poi suo marito e insieme al quale si trasferì a Leka. In questa piccola isola norvegese, il 10 ottobre del 1995, nacque Thomas.
Nonostante quanto si possa immaginare, però, Leka non è il posto ideale per sciare. «Molte persone credono che io sia stato facilitato nello sciare perché sono nato in Norvegia – spiegò tempo fa Thomas in un’intervista rilasciata in Irlanda a www.the42.ie – ma a Leka non avevamo molta neve, anzi eravamo fortunati se fosse presente per un mese. Sono cresciuto in una fattoria in un piccolo posto dove non vive tanta gente. Mi rendo conto che è un po’ strano per un fondista».
Suo papà Ove lo incoraggiò comunque a fare sport, il ragazzo iniziò ad innamorarsi della neve in quei pochi giorni l'anno in cui aveva l’opportunità di giocarci, poi iniziò a frequentare la scuola a Steinkjer, a un paio di ore da casa, dove è presente una stazione sciistica specializzata nello sci nordico, che ha ospitato anche la tappa conclusiva della Coppa del Mondo di biathlon nel 1989. A dieci anni, quindi, il piccolo Thomas, praticandolo a scuola, si innamorò dello sci di fondo e iniziò a sognare di diventare un atleta professionista e partecipare un giorno alle Olimpiadi. Soltanto a 16 anni, però, iniziò a praticarlo in maniera agonistica.
Ovviamente Thomas Maloney Westgard provò a entrare nel giro della nazionale norvegese, ottenne anche dei discreti risultati, ma certamente troppo bassi per avere anche soltanto la speranza di gareggiare una volta per la nazione in cui è nato. Così ebbe l’idea, per realizzare il suo sogno a cinque cerchi, di gareggiare per la nazionale irlandese, avendo ovviamente la doppia cittadinanza. L'Irlanda, in fin dei conti, era sempre stata una presenza costante della sua vita. «Sono stato diverse volte in Irlanda fin dalla mia infanzia - raccontò nella stessa intervista – ho diversi parenti e cugini sia a Dublino che a Galway. Quando ero più piccolo una volta ogni due anni andavamo in Irlanda con i miei genitori, alternandoci con i nostri parenti irlandesi che venivano a loro volta a trovarci in Norvegia».
Un grande aiuto al nazionale irlandese è poi arrivato nelle ultime stagioni da un grande fondista degli anni duemila, Frode Estil, vincitore di due ori e un argento alle Olimpiadi di Salt Lake City del 2002, oltre a un argento a Torino 2006, più 4 ori, 2 argenti e 3 bronzi mondiali, che è diventato suo allenatore. I miglioramenti sono stati costanti, fino ad arrivare alla bella prestazione nella 15km in classico dei Mondiali di Seefeld e il sorprendente 22° posto di Holmenkollen. «Quando a 16 anni decisi di puntare tutto su questo sport ero abbastanza indietro rispetto agli altri. Nel corso degli anni ho avuto una progressione costante e sono abbastanza soddisfatto di tutto ciò che ho ottenuto in così poco tempo. Quando ho iniziato avevo tanta motivazione guardando il livello degli altri sciatori e ne ho ancora tanta. Sono veramente curioso di vedere quanto lontano potrò arrivare quando raggiungerò il mio picco».
A 24 anni ancora da compiere, il 22° posto di Holmenkollen probabilmente non sarà il suo picco ma lo vedremo crescere ancora. Nei suoi geni ha il talento per il fondo tipico dei norvegesi e la voglia di lottare del popolo irlandese, gente che, come insegna la storia, è capace di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. La passione di questo ragazzo per lo sci di fondo è tanta e siamo convinti che sentiremo ancora parlare di lui. Gli auguriamo il meglio.