Nel pomeriggio odierno, in quel di Seefeld, è terminato anche il programma iridato del salto speciale con il combattuto Mixed Team Event: le due formazioni che si giocavano la medaglia d’oro hanno fatto una gara a sé dal primo all’ultimo salto ed infine l’ha spuntata la Germania sull’Austria; la lotta per il terzo gradino del podio si è confermata molto avvincente ed ha riguardato ben cinque squadre, anche in questo caso è riuscita ad avere la meglio la più quotata Norvegia.
CRONACA DELLA GARA
Fin dal preludio della competizione le squadre di lingua tedesca hanno cominciato a fare il vuoto su tutti gli altri quartetti. Nella prima rotazione della serie iniziale, la tedesca Katharina Althaus e l’austriaca Eva Pinkelnig hanno eseguito delle performance al top del potenziale, atterrando rispettivamente a 107.5 e 105.5 metri con genuflessioni d’antologia, che le hanno separate di poco più di 3 lunghezze. La folta battaglia per il bronzo è cominciata molto bene per la Slovenia ed il Giappone grazie ad Ursa Bogataj e Yuki Ito, mentre la Norvegia con Anna Odine Stroem ha concesso qualche punto alle rivali.
Nella corsa all’oro, l’Austria ha cominciato a fare la voce grossa grazie Philipp Aschenwald, spintosi a 110 metri, a cui Markus Eisenbichler ha potuto rispondere soltanto parzialmente a causa di un vento frontale calato dal metro al secondo del tirolese. Alle loro spalle Robert Johansson ha riportato in auge gli scandinavi grazie ad un gran salto, superando ampiamente la Slovenia di Ziga Jelar ed avvicinando il Giappone di Yukiya Sato.
Se la gara era cominciata con forte vento frontale, a partire dalla seconda metà della prima manche ha iniziato a spirare una leggera brezza alle spalle che ha messo in difficoltà diverse donne. Tutto sommato al vertice Daniela Iraschko-Stolz e Juliane Seyfarth si sono equivalse, con la padrona di casa che ha guadagnato ancora qualche punticino sulla Germania, risultando ancora le migliori della rotazione. Tutte le altre big, invece, hanno faticato: Maren Lundby ha mancato il tempo di stacco, risultando in linea con Nika Kriznar e guadagnando comunque tantissimo terreno su una disastrosa Sara Takanashi.
Il cambiamento radicale delle condizioni del meteo ha continuato a rimescolare le carte in tavola nella quarta rotazione: con la sua proverbiale verticalità Karl Geiger ha battuto e superato nettamente Stefan Kraft, regalando una leadership insperata a metà competizione alla Germania. Nella lotta per il podio, al giro di boa della gara, una clamorosa Polonia ha chiuso al terzo posto in virtù dei salti notevoli di Dawid Kubacki e Kamil Stoch, seguita a strettissima distanza dalla Norvegia di un Andreas Stjernen in difficoltà, dal Giappone di Ryoyu Kobayashi – che ha messo una pezza al disastro di Takanashi – e dalla Slovenia di Peter Prevc.
L’MVP dell’Austria, al secolo Pinkelnig, nella seconda serie si è espressa nuovamente oltre il top del potenziale, venendo a capo di un fortissimo vento alle spalle e battendo ampiamente Althaus. La prima rotazione della manche conclusiva ha detto molto male al Giappone, poiché Ito ha perso punti pesantissimi da Stroem e Bogataj, mentre la polacca Kinga Rajda ha fatto la prestazione della vita.
Nel duello austro-tedesco, con condizioni comparabili, Eisenbichler si è dimostrato atleta di altro spessore rispetto ad Aschenwald, garantendo alla Germania un gruzzoletto di oltre 10 lunghezze sull’Austria a tre quarti di gara. Nel frattempo Jelar e Johansson non sono risultati granché distanti in termini di rendimento, avvicinati da Kubacki a cui questa volta è mancata qualità nell’atterraggio.
La settima rotazione è stata il vero spartiacque per tutte le posizioni del podio: Seyfarth è riuscita a guadagnare un’inezia su Iraschko-Stolz, concedendo un margine rassicurante alla Germania in vista dell’ultimo salto; per il bronzo Kriznar ha sfruttato al meglio il trampolino molto performante per tamponare una Lundby tornata ad eseguire al meglio la propria performance, mentre con una prestazione debole (comunque convincente) Kamila Karpiel ha tirato fuori dalla battaglia per il metallo meno pregiato la Polonia.
Nel momento clou Geiger si è confermato saltatore solido mentalmente, conducendo la Germania ad un netto successo grazie ad un’altra prestazione migliore di quella di Kraft. L’Austria dal canto suo ha terminato la gara alla piazza d’onore con un margine abissale sul bronzo. L’infinita corsa al terzo gradino del podio è stata infine spuntata dalla Norvegia in virtù di uno Stjernen tornato sui livelli abituali dopo un primo salto decisamente deficitario, mentre la Slovenia di Prevc si è dovuta accontentare di una medaglia di legno amara dopo una prova di squadra notevole. Quinta moneta per il Giappone e sesta per la Polonia.
DISAMINA STATISTICA
Dei quattro Mixed Team Event iridati disputati nella storia il filo conduttore è la vincitrice odierna: la Germania. Questa superpotenza del salto oggi è diventata l’unica squadra ad andare sempre a medaglia, essendosi imposta negli ultimi tre disputati (Falun 2015, Lahti 2017 e Seefeld 2019) e cogliendo il bronzo nel primo (Val di Fiemme 2013). Dei membri del quartetto teutonico il solo Markus Eisenbichler era campione in carica “sul campo”, dal canto suo Katharina Althaus – seconda donna di giornata – fu membro del team vincente in Svezia, mentre Juliane Seyfarth e Karl Geiger – secondo uomo assoluto quest’oggi e decisivo più degli altri per il successo germanico – erano esordienti assoluti nel format. Ciò non può che significare una capacità incomparabile di ricambio al vertice della squadra tedesca, senza che il risultato finale possa avere ripercussioni negative. Fra le file mitteleuropee si conclude al meglio un’edizione iridata da ricordare fatta di 6 medaglie d’oro e 3 d’argento tutte conquistate tra il salto speciale e la combinata nordica, ma buoni segnali sono arrivati anche dallo sci di fondo. Senza dubbio l’uomo immagine è stato Eisenbichler – capace di conquistare tre allori –, tuttavia hanno guadagnato altrettante medaglie Althaus e Geiger e poco da meno è stata la veterana Seyfarth.
Passando ai padroni di casa balza subito all’occhio un dato eclatante: 9 medaglie ma nessuna del metallo più pregiato, fatto che non accadeva da Trondheim 1997. Va detto che in questa competizione ci hanno provato a vincere e verosimilmente è stata quella in cui ci sono andati più vicini grazie alla miglior donna di giornata – Eva Pinkelnig – di cui non sono riusciti ad imitare gli exploit i vari Philipp Aschenwald, Daniela Iraschko-Stolz e Stefan Kraft. In controtendenza con le previsioni della vigilia, l’Austria ha perso la gara nelle frazioni maschili dove sulla carta avrebbe dovuto concedere meno terreno ai tedeschi. Senza il minimo dubbio il personaggio iridato austriaco non può che essere Iraschko-Stolz, al cui collo sono appese tre medaglie tutte conquistate con merito sul trampolino – discorso diverso per Kraft, vista la gara obbrobrio di ieri.
È riuscita a conquistare il bronzo la Norvegia, seppur con una certa difficoltà: in opposizione al recente passato, ma in accordo con le aspettative, sono state le donne le trascinatrici del quartetto con Maren Lundby che ha realizzato il terzo punteggio assoluto ed Anna Odine Stroem in linea con il potenziale attuale; tra gli uomini è stato Robert Johansson a tenere alto l’onore scandinavo, mentre ha faticato maggiormente Andreas Stjernen. Questa è una medaglia storica per il movimento nordico, che ha raggiunto quota 23 podi nel Mondiale in corso (già record assoluto), anche se nel salto maschile sono arrivati risultati non proprio esaltanti, basti dire che Johansson e Stjernen sono così entrati per la prima volta nella top three.
Per il terzo gradino del podio oltre ai norvegesi erano accreditati con buone chance i giapponesi, mancati questi c’è stato spazio per la Slovenia: tra i rappresentanti del Tricorno è mancato un atleta capace di mettere l’acuto vincente, ma nel complesso è stata una prova di squadra molto equilibrata che ha permesso di eguagliare il risultato ottenuto a Lahti due anni or sono. La Slovenia conclude questo Mondiale senza aver conquistato medaglie in quello che è lo sport nazionale, assume così un valore ancora maggiore l’argento di Katja Visnar e Anamaija Lampic nella Team Sprint di sci di fondo dello scorso fine settimana.
Il capitolo iridato nipponico ha più ombre che luci, frutto chiaramente non soltanto dei demeriti degli atleti: nella seconda serie odierna Ryoyu Kobayashi ha fatto capire a tutti che era saltatore meritevole di una medaglia individuale poiché, con un gesto tecnico/atletico senza eguali nelle intere due settimane austriache, è atterrato a 113 metri (4 oltre l’Hill Size) per di più con telemark sontuoso. Pochi istanti di classe immensa per far sentire “piccole” tutte quelle persone che l’hanno privato di un titolo appena 24 ore prima. Per il resto il Giappone si è potuto affidare ad un Yukiya Sato espressosi oltre ciò che la forma calante del momento poteva permettergli, mentre notte fonda per quanto riguarda le donne – irriconoscibili rispetto a tutto il resto della loro carriera. Alla fine i nipponici hanno festeggiato un metallo nella competizione in cui partivano verosimilmente con meno chance (Team Event maschile), per il resto è arrivata una delusione dietro l’altra.
Se il Giappone quest’oggi è stata la grande delusa, lo stesso non si può dire dell’esordiente Polonia: il sesto posto finale non è abbastanza indicativo della prova effettuata, qualitativa oltre ogni possibile aspettativa. Dawid Kubacki e Kamil Stoch hanno ribadito il concetto di essere tra i migliori al mondo in un contesto di gara simile, in ogni caso ciò non legittima la competizione-farsa trionfale di ieri. I segnali positivi più interessanti non possono che essere emersi dalle donne (Kinga Rajda e Kamila Karpiel), anni luce indietro di competitività rispetto agli uomini e bisognose di un’occasione simile per portarsi agli occhi del folto seguito che ha la disciplina in patria. Detto ciò non ci sarà da meravigliarsi se a partire da Oberstdorf 2021 la Polonia sarà nel novero delle candidate al podio in questo format di gara.
Capitolo Italia: gli azzurri hanno raggiunto l’obiettivo di fare breccia nella manche conclusiva e l’ottavo posto finale era il piazzamento aspettato, impossibile da migliorare e veramente difficile da peggiorare. Cionondimeno la Repubblica Ceca è andata veramente vicina ad eliminare gli italiani a metà gara, più per demeriti azzurri che meriti cechi. Pound-for-Pound hanno ben eseguito Elena Runggaldier, Lara Malsiner e Sebastian Colloredo, mentre è stato autore di un’altra prova estremamente sottotono Alex Insam. L’avventura nostrana ai Mondiali di Seefeld si conclude senza infamia e senza lode, certo guardando ai grandi investimenti degli ultimi anni ci si poteva aspettare qualche risultato dal peso specifico maggiore.
WSC SEEFELD 2019 – MIXED TEAM EVENT HS 109
3. GERMANIA (Althaus K., Eisenbichler M., Seyfarth J., Geiger K.) 1012.2
2. AUSTRIA (Pinkelnig E., Aschenwald P., Iraschko-Stolz D., Kraft S.) 989.9
3. NORVEGIA (Stroem A. O., Johansson R., Lundby M., Stjernen A.) 938.4
4. SLOVENIA (Bogataj U., Jelar Z., Kriznar N., Prevc P.) 930.8
5. GIAPPONE (Ito Y., Sato Y., Takanashi S., Kobayashi R.) 928.6
6. POLONIA (Rajda K., Kubacki D., Karpiel K., Stoch K.) 914.9
Clicca qui per i risultati completi.
La Germania si conferma micidiale nei Mixed Team Event iridati: oro anche a Seefeld!
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