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Salto – La storia: dall’infortunio fino al Mondiale a 16 anni, conosciamo Giada Tomaselli

SEEFELD – È il 13 febbraio 2018, Giada Tomaselli, come ogni giorno sta saltando dal trampolino di Predazzo per allenarsi. Qualcosa non va come al solito, in fase di atterraggio il ginocchio destro cede, la giovane finisce a terra. Le lacrime, le urla di dolore, la corsa in ambulanza e la paura che si trasforma in realtà, quando insieme al suo allenatore le viene comunicata la rottura del legamento crociato anteriore e del menisco. Il mondo le crolla addosso, la giovane cresciuta nel GS Monte Giner di Pellizzano, società del presidente Massimino Bezzi, teme di dover rinunciare a tutti i suoi sogni, vede improvvisamente sprecati tutti i sacrifici fatti per emergere e realizzare il suo sogno di arrivare a gareggiare contro le big.
Giada va quindi sotto i ferri, viene operata dalle mani esperte dei dottori della FISI, e dopo un periodo di convalescenza inizia la lunga e noiosa fase della riabilitazione. In questo momento si aggrappa alle proprie speranze, alla sua grande passione e guarda a chi prima di lei ha vissuto un momento simile, come Manuela Malsiner, che era stata capace di recuperare da un brutto infortunio fino a vincere un oro al Mondiale Juniores e salire sul podio in Coppa del Mondo. Così Giada guarisce, rimette gli sci ai piedi, fa le sue prime discese proprio a Predazzo, poi si trasferisce a Stams dove a settembre torna a saltare dal trampolino da 60 metri.
Da lì è tutto un crescendo, così Giada Tomaselli a soli sedici anni partecipa ai Mondiali Juniores di Lahti, poi, dopo la bella vittoria in FIS Cup a Villach, i tecnici azzurri la portano addirittura al Mondiale di Seefeld. A 16 anni, 378 giorni dopo quel maledetto infortunio, quindi, Giada Tomaselli riesce a realizzare il suo sogno di saltare con le big della Coppa del Mondo, ma addirittura lo fa in un Mondiale davanti a 3400 spettatori.
Abbiamo approfittato di questa occasione per intervistarla al termine della gara. Giada ha vinto la timidezza iniziale e ci ha raccontato le sue emozioni dopo questa bellissima partecipazione al Mondiale, che per lei però non è solo un punto di arrivo ma di partenza, come si capisce subito quando le abbiamo chiesto della gara. Allora sentiamo la sua storia, anche per rinconciliarci con lo sport dopo l’orribile giornata di ieri.
Ciao Giada. Partiamo da un tuo commento sulla gara.
«Poteva andare sicuramente meglio perché i salti tecnicamente c’erano ma il tempo non era al top. Purtroppo quando dal trampolino ho visto tutta quella gente lì sotto mi sono emozionata. Per me è stato l’esordio, ho rotto il ghiaccio e mi auguro di andare meglio tra due anni».
Cosa significa per te aver fatto parte della prima squadra di salto femminile azzurra in un Mondiale?
«È stata senza dubbio una grande emozione, sono contenta di essere stata tra le quattro atlete scelte».
Parliamo un po’ di te: quando hai iniziato?
«Ad appena sei anni quando con gli sci da discesa saltavo dal trampolino da venti metri. Ho fatto le prime discese, mi sono appassionata sempre di più e salto dopo salto, allenamento dopo allenamento, sono arrivata fin qui, superando anche difficoltà e sfortuna».  
Sei cresciuta nel GS Monte Giner.
«Si e vado fiera di far parte del GS Monte Giner di Massimino Bezzi. A volte, poi, quando può viene anche Davide Bresadola. Da noi, oggi, abbiamo solo il trampolino da trenta metri, quindi non mi allena più direttamente, ma quando ero più piccola, appena poteva, non si tirava mai indietro nell’aiutarmi».
Un anno fa, nel giorno di quel brutto infortunio, avresti mai immaginato di essere qui oggi?
«No, quel giorno ho soltanto immaginato il peggio, avevo mille paure. Quando sono tornata a saltare, all’inizio di questa stagione, mai avrei pensato di arrivare fin qui. È andata benissimo e non potevo chiedere di più. Sono sorpresa di tutto ciò che ho fatto, anche di quel primo salto a Schonach, quando ero in testa al termine della prima serie di Alpen Cup. Purtroppo anche quella volta mi emozionai e il secondo salto fu un disastro, tanto da chiudere un’undicesima. Comunque è un’emozione essere qui, sono contenta di tutto, anche se a volte il ginocchio fa ancora male».
Puoi essere un esempio per tante atlete che, come accaduto a te, sono oggi alle prese con gravi infortuni.
«Lo spero. Io per esempio presi come punto di riferimento Manuela Malsiner, che aveva subito un grave infortunio alcuni anni fa, per poi riprendersi e fare ciò che ha fatto. Ecco, purtroppo lei ci sta passando nuovamente e mi auguro, quindi, di poter essere questa volta io un esempio per lei».
Nel giorno del tuo esordio in un Mondiale vuoi ringraziare qualcuno?
«Soprattutto mio zio, Angelo Tomaselli, che è la mia roccia. Già da bambina mi faceva saltare dal divano ed è stato lui a portarmi sul trampolino. Si emoziona in ogni gara e sono contentissima di questo. Poi, ovviamente papà e mamma, i miei allenatori, senza i quali oggi non sarei qui, la mia squadra che mi sostiene e il GS Monte Giner».
Chi è il tuo punto di riferimento nel salto?
«Essendo un ex saltatore, proprio mio zio Angelo»

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