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Sci di fondo

Marcialonga e CeRiSM: sci di fondo elisir di lunga vita

Marcialonga di Fiemme e Fassa, al via da Moena con la 46.a edizione domenica alle ore 8, è un grande ombrello sotto cui sport, turismo, agonismo, storia e tecnologia vanno a braccetto. C’è anche la scienza, ed ogni anno il CeRiSM (Centro di Ricerca Sport Montagna e Salute, Università degli studi di Verona) – in collaborazione con il comitato Marcialonga – propone un progetto interessante sul quale riflettere. Questa volta è toccato a “Marcialonga Science on elderly”, indagine dedicata agli sportivi ultra sessantacinquenni.
Ne ha parlato Chiara Zoppirolli, una delle responsabili del progetto: “46 atleti da tutta Italia hanno aderito al nostro appello, vogliamo abbinare lo sci di fondo al concetto di salute, studiamo e confrontiamo questo gruppo di master atleti con un gruppo di persone sedentarie e con altre che svolgono attività fisica utilizzando però solo le gambe come ciclisti e corridori. Lo sci di fondo è uno sport completo e mantenersi attivi con questa disciplina garantisce capacità fisiche elevate rispetto alla controparte sedentaria o che svolge altri sport”.
Per la quinta edizione di Marcialonga Science il CeRiSM e Marcialonga hanno raccolto parametri correlati con la qualità della vita su popolazione over 65 partecipante alla ski-marathon trentina da parecchi anni, confrontando atleti fondisti, sedentari, atleti maratoneti ultra 65-enni, e verificando se i benefici di un allenamento costante e duraturo svolto con arti superiori ed inferiori siano maggiori di quelli derivanti da uno stesso tipo di allenamento ma svolto principalmente con gli arti inferiori.
I test svolti sono stati molti: “Abbiamo effettuato un prelievo ematico, l’analisi della pressione sanguigna, la valutazione della composizione corporea, la valutazione dell’elasticità delle arterie, test per la valutazione delle strategie neuro-muscolari per il mantenimento dell’equilibrio, test per verificare i tempi di reazione”, affermano i ricercatori, abbinati a questionari appositi atti a valutare la qualità della vita e del sonno, stimando la quantità di attività fisica svolta dagli atleti analizzati. L’ipotesi dello studio è che lo sci di fondo – come modello di attività fisica – oltre a richiedere resistenza, forza, coordinazione, flessibilità e prontezza di riflessi, coinvolgendo tutti i distretti corporei, rappresenti anche un’attività che apporta benefici alle persone che lo praticano per mantenersi attive durante tutto il corso della propria vita, sia rispetto ai sedentari sia a chi si impegna in attività sportive che richiedono un utilizzo limitato degli arti inferiori. I test si sono svolti a Rovereto lo scorso dicembre e a Predazzo in questi giorni sui valligiani fiemmesi e fassani e su soggetti provenienti dal centro Italia. Uno studio di questo tipo mancava nella letteratura scientifica e rivela un motivo in più per partecipare alla Marcialonga.

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