La Coppa del Mondo di biathlon è arrivata al giro di boa. In campo maschile Johannes Bø sembra aver già tirato un colpo pressoché decisivo, soprattutto dal punto di vista del morale, a Martin Fourcade.
In campo femminile, invece, la partita è apertissima. Soprattutto all’interno della squadra azzurra.
Andiamo allora a scoprire le opinioni di René Laurent Vuillermoz in merito a quanto avvenuto in Baviera, anche in relazione degli esordi di Patrick Braunhofer e Irene Lardschneider.
Partiamo dalle donne. Ruhpolding sembra avere scremato la rosa di pretendenti alla Sfera di cristallo, limitandole alle rappresentanti di Italia e Slovacchia. Sarà questa la partita che vedremo fino alla fine?
“Io resto dell’idea che alla fine la Coppa del Mondo se la giocheranno Dorothea e Lisa perché, a mio modo di vedere, hanno una regolarità superiore a quella di Fialkova e Kuzmina. La prima non si è mai trovata a lottare per una stagione intera ad altissimo livello e potrebbe avere qualche passaggio a vuoto di troppo, come peraltro come già avvenuto a Oberhof. Invece le intenzioni della seconda non sono chiare, perché non si è ancora capito se andrà in America oppure no. Inoltre non ha la stabilità delle azzurre e lo si è visto a Ruhpolding. Sia chiaro, non le voglio sminuire, ma alla lunga ritengo abbiano qualcosa in meno”.
Riguardo le due punte italiane qual è il tuo giudizio in merito a quanto visto nella tappa bavarese?
“Lisa ha confermato di avere trovato una regolarità altissima. Dorothea non sarà quella di dicembre, però lei ha detto di aver lavorato tanto durante le vacanze di Natale e di conseguenza un calo può essere fisiologico. Se proprio si vuole recriminare su qualcosa, forse nella mass start Lisa ha esitato sull’ultimo bersaglio, mentre Dorothea non ha approcciato come di consueto il poligono nella prima sessione in piedi. Però ragazzi, stiamo cercando il pelo nell’uovo. Sono errori che capitano a tutti e non sarebbe giusto focalizzarsi su questi particolari negativi dimenticando quanto di buono fatto sinora. Entrambe stanno disputando una stagione eccellente”.
Allarghiamo il discorso alle altre azzurre, qual è il tuo occhio clinico sulle loro performance di Ruhpolding?
“Federica manca sempre quel bersaglio di troppo che la tiene fuori dai giochi. Peccato, perché ha grandi qualità sia sugli sci che al tiro, ma fatica a combinarle assieme. Speriamo ci riesca proprio nel momento più importante della stagione, come d’altronde avvenuto anche in passato, perché le manca veramente pochissimo per arrivare a sua volta là davanti. Per quanto riguarda Nicole e Alexia invece stanno evidentemente attraversando un periodo difficile. Però sento davvero il bisogno di aprire una parentesi riguardo la prima”.
Prego, aprila e chiudila a piacimento.
“Nicole ha dimostrato a Oberhof di essere riuscita a ritrovarsi nelle gare individuali, ma purtroppo la staffetta è diventata un buco nero. La mia impressione è che si sia generato un tarlo mentale dal quale fatica a liberarsi, quando invece è fondamentalmente capacissima di fare il suo lavoro e coprire i bersagli. Bisogna lasciarla tranquilla per farle ritrovare fiducia nei suoi mezzi, l’esatto contrario di un atteggiamento diffuso nei suoi confronti. Mi è capitato di vedere le sue gare in mezzo ad altra gente e ho sentito commenti aberranti. L’atleta, parlo in generale di qualsiasi atleta, non si diverte a sbagliare e non lo fa neanche apposta. Il biathlon è uno sport dove l’errore capita facilmente. Quanto accaduto a Nicole può succedere a chiunque e gli attacchi che sta subendo sono sintomo di ignoranza e di poco rispetto per tutti i ragazzi e le ragazze che per essere competitivi si fanno il mazzo dal 1° maggio al 31 marzo. Ci sarebbe bisogno di molto più rispetto e magari anche di una maggiore comprensione di ciò che è il biathlon, perché chi conosce davvero la disciplina certe sentenze non le sputerebbe neppure. Chiusa parentesi”.
A proposito di discorsi chiusi. La Coppa del Mondo maschile è finita?
“Mai dire mai, però visto il livello di Johannes Bø non vedo nessuno in grado di impensierirlo. In questo momento è mostruoso, può fare ciò che vuole. Ora come ora sembra anche più forte del Martin Fourcade in piena forma, nonostante resti un po’ più fragile al tiro”.
Proprio Martin Fourcade esce con le ossa rotte da Ruhpolding, almeno nel confronto con Bø. Ormai il suo obiettivo sono solo i Mondiali di Östersund?
“Penso di sì. Se non lo aveva già fatto, ora si focalizzerà solo sulle gare iridate. Sicuramente gli sembrerà strano di trovarsi in una situazione del genere, perché i fuoriclasse non sono abituati a essere in difficoltà. Infatti mi sembra perso, come se non avesse punti di riferimento su cui appoggiarsi per ritrovare fiducia e tranquillità”.
Cosa ci dici sugli italiani?
“Lukas ha fatto una grandissima sprint e poi ha steccato la mass. Capita, perché non si può pretendere di rendere al 100% in tutte le gare. Me lo aspetto molto forte ad Anterselva, contesto che conosce benissimo. Lui sta disputando una stagione di altissimo livello per la quale merita solo complimenti. Il resto della squadra maschile invece continua a fare fatica”.
Tutti? Bormolini e Montello non sono dispiaciuti nella sprint di Ruhpolding.
“Verissimo, si è visto qualcosa da parte loro e spero riescano a confermarsi anche nelle tappe a venire. Io però resto dell’idea che si debba cambiare marcia, perché dietro a Lukas in questo momento c’è poco e continuando così si farà dura sia in ottica classifica per nazioni che in chiave staffetta. Dominik è a mezzo servizio perché non riesce a trovare la quadra, Thomas e Beppe vanno a corrente alternata, mentre Thierry purtroppo ha un fisico un po’ fragile e gli basta poco per accusare la stanchezza. In ogni caso lui è molto forte mentalmente, perché è passato attraverso esperienze durissime per un atleta ed è sempre riuscito a risalire la china”.
Concludiamo con le tue impressioni sull’esordio di Braunhofer e Larschneider.
“Finalmente si è deciso di aggiungere qualcuno ai soliti noti. Entrambi hanno rotto il ghiaccio dimostrando qual è il loro valore attuale. Ovviamente se si è un po’ distanti dai migliori sugli sci in Ibu Cup, le differenze si acuiscono molto di più in Coppa del Mondo. Comunque per me hanno disputato una gara più che dignitosa, facendo una bella esperienza. Quindi il giudizio è positivo e speriamo sia solo l’inizio. Al riguardo torno a ribadire il mio pallino di riempire i contingenti quante più volte possibile sia in Coppa del Mondo che in Ibu Cup, perché è l’unico modo di confrontarsi per davvero a livello internazionale. Si cresce solamente gareggiando contro chi è di un livello superiore, non in Ibu Cup junior dove invece spesso si affrontano ragazzi più giovani”.