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Sci di fondo

Marcus Cramer: “Basta definire la Russia ‘Impero del male’!”

La Russia dello sci di fondo esce in maniera egregia dal Tour de Ski. Tra settore maschile e femminile si contano due atleti sul podio, cinque nella top-five e nove nella top-ten.
Questo ragguardevole risultato di squadra certifica definitivamente il ritorno in auge di un movimento travolto da una profonda crisi, e al tempo stesso gli consegna una nuova credibilità internazionale.
Dopo gli scandali doping certificati del passato remoto e quelli presunti di quello recente, dalla Russia emerge una nouvelle vague di ragazzi e ragazze venuti al mondo a metà degli anni ’90, che hanno già cominciato a lasciare il segno nel massimo circuito facendo apparire il ventiseienne Sergei Ustiugov come un veterano. Bolshunov, Spitsov, Sobakarev e Chervotkin tra gli uomini; Neprayeva, Belorukova e Sedova tra le donne sono tutti nati dal 1995 in poi. Come se non bastasse dietro di loro già spingono le ancor più giovani Marya Istomina e Polina Nekrasova.
Questa nuova primavera russa nasce anche grazie al contributo da un tedesco, il tecnico Markus Cramer.
Nativo di Winterberg, 56 anni, iniziò a ottenere risultati eclatanti sin dal principio della sua carriera da allenatore, soprattutto con la Svizzera. In particolare portò la staffetta femminile a una clamorosa medaglia olimpica a Salt Lake City 2002, portando successivamente nel gotha della disciplina un certo Dario Cologna.
Con l’avvento degli anni ’10 del XXI secolo, inizia la collaborazione con Alexander Legkov, solito allenarsi in terra elvetica. Il legame con il mondo russo diventa progressivamente sempre più forte e dal 2015 la federazione russa gli affida uno dei suoi quattro gruppi di allenamento principali. Per intederci quello di cui fanno parte Sergei Ustiugov e Yulia Belorukova, che non a caso raggiungono in tempi brevi le luci della ribalta internazionale. .
Il tecnico tedesco è stato recentemente intervistato dalla Tv finlandese Yle, spiegando come si sviluppa il lavoro nel sistema russo del fondo. “I nostri quattro gruppi con 10/12 atleti ciascuno lavorano in modo diverso. Non differiscono molto, ma comunque seguono sentieri differenti. Durante le gare invece siamo una squadra unica e lavoriamo tutti assieme. Fra gli allenatori ci sono idee diverse, messe continuamente a confronto. Per me è un buon sistema e possiamo dare agli atleti tutta l’attenzione possibile. Avere nello stesso gruppo ragazze e ragazzi implementa la competizione interna e porta tutti a migliorarsi. Per le donne fare allenamento con gli uomini, specialmente negli esercizi sulla velocità, è un punto di riferimento importante“
Cramer prosegue illustrando come vengono effettuate le scelte fra i vari gruppi nell’infinito serbatoio russo: “Nelle competizioni nazionali si vedono circa 200 atleti e vi sono continuamente volti nuovi espressi dalle varie associazioni regionali. La competizione è spietata e solo i migliori vengono inseriti nei nostri gruppi di lavoro. La durissima competizione interna si riflette anche in Coppa del Mondo. Visto il numero limitato di posti disponibili, un fondista russo non può permettersi un cattivo risultato nelle nostre selezioni neppure quando arriva al massimo livello. Essere in una squadra forte significa che se batti in allenamento un tuo compagno capace di ottenere risultati in Coppa del Mondo significa automaticamente essere al suo stesso livello“.
I metodi di preparazione, inoltre, non sono top secret: “Il nostro metodo non è speciale. Però bisogna ammettere che i metodi di allenamento in Russia sono cambiati completamente negli ultimi dieci anni, soprattutto sono aumentati gli esercizi sulla velocità. Ogni settimana noi facciamo allenamento sulla forza due volte, mentre curiamo la velocità in 2/3 occasioni. Questo è un buon compromesso che sviluppiamo fin dai nostri training camp estivi. Durante l’estate il mio gruppo passa metà del tempo in Europa occidentale. Abbiamo effettuato stage di preparazione a Maiorca, in Norvegia, Germania e Svizzera. Il resto del lavoro viene effettuato da ogni atleta a casa propria, mentre io coordino i piani di allenamento dalla mia abitazione a Winterberg“.
Tuttavia non è un mistero che molti addetti ai lavori, soprattutto scandinavi o d’oltreoceano, avanzino dubbi sulla pulizia del sistema. Cramer al riguardo prende una dura posizione: “Io sono stanco del costante sospetto di doping che aleggia sui nostri atleti. I nostri sciatori non sono nascosti in Siberia a prendere chissà quali sostanze. Noi ci prepariamo da maggio a novembre in Europa centrale e disputiamo tutte le tappe di Coppa del Mondo e dei Mondiali. I nostri atleti vengono testati continuamente come tutti gli altri e sono sempre reperibili in qualunque località. Tutti i personaggi e dirigenti coinvolti nei sospetti relativi a Sochi non stanno più lavorando nella nostra squadra. Ci dipingono come l’Impero del Male a livello sportivo, ma non è così. Tutti i nostri atleti sono estremamente motivati a raggiungere i massimi risultati possibili. Dopo la tappa di Davos abbiamo svolto un proficuo periodo di preparazione in quel di Seefeld ed i risultati si sono visti al Tour de Ski“.
Il coach Cramer termina poi la conversazione televisiva auspicandosi che d’ora in poi i fondisti russi vengano accostati esclusivamente ai risultati di grido, soprattutto quelli che potranno essere ottenuti ai Mondiali di Seefeld: “Ogni medaglia per noi sarà un successo. Teniamo particolarmente alle due staffette, in quanto sono la dimostrazione dei valori e della forza che il nostro sistema e la bontà della nostra squadra hanno raggiunto“.

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