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Fotogallery , Sci di fondo

FOTOGALLERY, Fondo – Guarda gli skiman al lavoro: “Che soddisfazione quando gli atleti sono contenti!”

È uno dei mestieri fondamentali dello sci di fondo, anche se chi lo fa è sempre dietro le quinte. Parliamo dello skiman, una figura importantissima, perché è colui che cura i materiali da mettere ai piedi dei fondisti per permettergli di avere tutto al meglio per potere raggiungere il massimo risultato.
In occasione della tappa di Opa Cup di Valdidentro abbiamo quindi deciso di entrare nella loro ski room due giorni consecutivi e vederli all’opera mentre preparavano gli sci per la distance in skating del sabato e quella in classico della domenica.
Per introdurci alla fotogallery che vi mostriamo qui di seguito, abbiamo parlato con Stefano Zampieri, responsabile dei materiali per le squadre Junior e Under 23, che lo scorso weeekend ha collaborato anche con i corpi sportivi militari per la preparazione degli sci dei nazionali Under 20 e Under 23.
Ciao Stefano, ti chiediamo di introdurci nel lavoro che svolgete durante i weekend di gara, in particolare quelli dove sono previste prove sia in skating sia in classico.
«Il lavoro iniziale è lo stesso sia per le gare in pattinato sia per quelle in alternato. La preparazione è quella, si lavora solo sullo scorrimento per rendere lo sci più veloce. La differenza arriva dopo, perché per il classico bisogna poi lavorare anche sulla sciolina di tenuta, per creare il giusto grip tra lo sci e la neve, permettendo così all’atleta di spingere e andare avanti. Diciamo che se lo scialpinista ha bisogno delle pelli di foca, a noi serve la sciolina».
Ti abbiamo visto esultare quando un’atleta ti ha comunicato via radio che gli sci testati fossero ottimi; a proposito di questo: a volte capita che durante la gara si scopra che i materiali preparati non siano ottimali; come mai l’atleta non se ne accorge già prima?
«Si avevo esultato perché mi faceva piacere sapere di aver fatto un buon lavoro (ride, ndr). Purtroppo nelle gare di Opa Cup, soprattutto quando il giro è corto, soltanto le atlete della categoria junior femminile possono provare l’intera pista, mentre gli altri successivamente sciano su una zona a loro riservata, preparata appositamente per questo. La neve può essere diversa. Bisogna quindi fidarsi della propria esperienza, avere intuito, mettere il prodotto più giusto tenendo in considerazione le tante varabili dello sport».
Personalmente mi ha colpito il bel clima all’interno della ski room dove si lavorava duramente ma sempre con il sorriso.
«È una cosa fondamentale che ci sia un clima sereno e amichevole nella ski room e all’interno di tutto il team. Noi ski man siamo soltanto un tassello, che insieme a tutto il resto della squadra vuole mettere l’atleta in condizione di portare a casa il miglior risultato possibile. Questi atleti si allenano tutto l’anno con grandissima serietà ma se noi sbagliamo completamente i materiali, rischiamo di fargli buttare via una gara e a volte un’intera stagione. Tutto deve essere al meglio, sia l’atleta deve essere in ottime condizioni di forma sia noi dobbiamo dargli tutto il meglio e rassicurarlo. Ecco, se un atleta entrasse in una ski room dove regnasse la tensione, probabilmente percepirebbe un po’ di dubbi da parte nostra e questo lo metterebbe in difficoltà in gara. Un bel clima, quindi, rassicura anche l’atleta».  
Provi però un po’ di tensione tra il momento in cui termini la preparazione degli sci e l’inizio della gara, quando capisci se hai fatto o meno un buon lavoro?
«Cerco di non farlo mai vedere ma ovviamente un po’ di tensione ce l’hai sempre perché ti senti responsabile della prestazione dell’atleta. Insomma non puoi mai avere tutte le certezze fino a quando l’atleta non taglia il traguardo e ti comunica di aver avuto degli ottimi sci, perché questo sport ha tante variabili, come dicevo in precedenza. Il nostro obiettivo principale è mettere gli atleti nella miglior condizione possibile e che al termine della gara ci dicano di aver avuto degli ottimi materiali. Poi, ovviamente, come possono sbagliare una gara loro, purtroppo può accadere anche a noi. Fa parte del gioco».
Riesci a seguire le gare? Perché in Opa Cup durante le gare femminili dovete già preparare quelli per le prove maschili.
«Anni fa ho sentito la seguente frase: “lo sci di fondo è uno sport individuale nel quale la vittoria del singolo è frutto del lavoro di tutti”. Insomma il nostro lavoro è quello di lavorare al meglio nella ski room, poi la gara la vedi soltanto dopo quando sei in camera magari al tablet. Sono stato cinque anni in Coppa del Mondo e anche lì è difficile avere il tempo di vedere le gare, perché c’è sempre lavoro da fare. Per esempio al Tour de Ski durante la gara puoi già riempire il furgone per il giorno successivo. Nonostante ciò amo questo lavoro, ho tanta passione per questo sport e come tutti gli altri, atleti compresi, ci metto tutto quello che ho».
Il successo di uno dei vostri atleti, poi, vi ripaga di tutto il lavoro svolto.
«Quando arriva la vittoria e i ragazzi vengono incontro a noi complimentandosi per i materiali, è sempre una bella soddisfazione. La sera, poi, ci si trova in compagnia con gli altri tecnici, magari si prende una birra o un caffè insieme e si tirano le somme della giornata, oppure si festeggia un bel risultato. È bello, ci sono momenti di tensione e altri piacevoli ma sono contento del lavoro che faccio».
A gennaio ti aspetta un lungo viaggio verso Lahti, dove si svolgerà il Mondiale.
«Si, ci stiamo organizzando e speriamo che anche quest’anno riusciremo a mettere a disposizione dei ragazzi degli ottimi materiali, come lo scorso anno a Goms. Il viaggio sarà lungo e come sempre lo faremo in furgone. Certo, rispetto alla Coppa del Mondo a noi aspettano sempre viaggi più brevi, ma questa volta ci metteremo più di due giorni per raggiungere la Finlandia. Partiremo in direzione Germania, fino a imbarcarci per la Svezia. Dormiremo in nave, poi il giorno dopo raggiungeremo Stoccolma, dove ci aspetterà un altro traghetto per Helsinki e da lì quindi Lahti».
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