Un inizio di stagione così è quello di cui aveva bisogno la Coppa del Mondo femminile di salto speciale: maggior equilibrio tra le atlete di vertice, rivoluzioni delle classifiche tra le due serie di gara e soprattutto salti spettacolari anche da parte di coloro che non figurano tra le solite note. Questo pomeriggio a Lillehammer si è aperta la stagione 2018-19 del salto femminile con la prima competizione in programma sul trampolino piccolo del complesso denominato Lysgardsbakken.
Contro ogni più rosea aspettativa, a rubare la scena con merito è stata una veterana, non Daniela Iraschko-Stolz, bensì l’eterna incompiuta Juliane Seyfarth: l’ormai ventottenne di stanza ad Oberstdorf ha impressionato per le migliorie tecniche apportate al proprio modo di saltare, avendo aggiunto una notevole fase di stacco all’arcinota capacità di leggerezza in fase di volo.
Con delle prestazioni rispettivamente da 98.5 e 97 metri, Seyfarth ha battuto la più immediata inseguitrice di ben 12.6 lunghezze, seppur non sia stata la migliore in entrambe le manche: nella prima ha costruito il successo, avendo primeggiato con quasi 14 punti sulla seconda parziale, mentre nella seconda ha soltanto “difeso” la propria leadership, non tanto da misure migliori delle avversarie, quanto nello stile poiché non ha appoggiato un telemark regale come quello del primo salto.
Dunque un quadro quasi impeccabile per la navigata teutonica che si è presa gioco delle tre dominatrici della passata annata agonistica. Alla piazza d’onore si è classificata la detentrice della sfera di cristallo Maren Lundby, aiutata in entrambe le performance da un Eolo decisamente benevolo: la padrona di casa si è spinta a 97 e 99.5 metri, ma il dato sulla compensazione le ha fatto accumulare tutti i punti che l’hanno separata dalla vittoria, seppur lo stile sia stato sempre di alto livello.
In rimonta, sul terzo gradino del podio si è issata la migliore della qualificazione di ieri, Sara Takanashi: la nipponica, distante 6 lunghezze da Lundby, ha da recriminare per il primo salto effettuato che, a causa di alcune raffiche di vento trasversale, è stato portato a termine a soli 88.5 metri che le sono valsi l’ottavo posto parziale; nel momento decisivo, invece, la fuoriclasse di Kamikawa ha totalizzato il maggior numero di punti della seconda serie grazie ad una prestazione impeccabile da 94 metri con un vento spirante oltre il mezzo metro al secondo alle spalle.
Ai piedi della top three si è classificato un trio di tre saltatrici tedesche che hanno completato una prova di squadra senza eguali: Katharina Althaus – quarta – ha avuto la meglio di pochi decimi su Carina Vogt e con più margine su Ramona Straub. Queste tre teutoniche hanno dimostrato un’elevata consistenza nei salti effettuati, è però mancato a tutte quell’acuto che avrebbe potuto portarle sul podio.
Alle spalle delle ragazze allenate da Andreas Bauer, a completare la top ten, troviamo quattro atlete da cui ci si aspettava, per diversi motivi, delle risposte positive: ottimo settimo posto per la ritrovata Eva Pinkelnig, in linea col podio a metà gara ma incapace di superare con successo un vento superiore al metro al secondo alle spalle nel momento decisivo; risultato straordinario per la diciassettenne russa Lidiia Iakovleva – ottava – che è riuscita a non far sentire l’assenza alla propria squadra di Irina Avvakumova, alle prese con un anno sabbatico; nona piazza agrodolce per la leader del movimento sloveno Ema Klinec, in difficoltà nel primo salto ma capace di una rimonta di ben sei posizioni nel secondo, dimostrando di poter valere con costanza nel futuro la top 5; decima moneta per la seconda forza in campo messa dalla Norvegia, Anna Odine Stroem, che ha confermato i progressi della off-season in una fase di stacco senza eguali nel massimo circuito.
Tra l’undicesima e la quindicesima piazza si sono classificate atlete del rendimento alterno tra le due manche: dopo un primo salto di vertice sono precipitate in classifica Daniela Iraschko-Stolz (11^), Ursa Bogataj (12^) e Chiara Hoelzl (15^), mentre un leitmotiv inverso hanno avuto Nika Kriznar (13^) e Yuki Ito (14^). Tutte queste saltatrici sono rimandate nel giudizio a giorni migliori, certo è che quanto di buono messo in gioco lascia ben sperare.
Appena fuori dalla top 15 si sono posizionate le due azzurre presenti a Lillehammer, intervallate da una Sofia Tikhonova a corrente alternata: Lara Malsiner ha chiuso 16^ ed Elena Runggaldier 18^. Entrambe le gardenesi hanno dimostrato sostanza nelle proprie performance, certo è che per la più giovane delle due l’ottima forma di 12 mesi or sono è ancora leggermente distante.
A tante buone notizie per il panorama del salto femminile se ne contrappongono alcune meno positive: fa specie trovare Jacqueline Seifriedsberger (29^) e Spela Rogelj (30^) chiudere la zona punti – ambedue atlete già a più riprese sul podio – , range in cui non sono rientrate tra le altre la giovanissima Jerneja Brecl (31^), Julia Clair (33^) e la più giovane in gara Anna Shpyneva, tutte oltremodo sfavorite da Eolo.
Nella giornata di domani è in programma il secondo atto del week-end di Lillehammer: alle ore 17.15 scatterà la competizione, preceduta dall’apposita qualificazione.
LILLEHAMMER I – HS 98
1. SEYFARTH Juliane (GER) 258.8
2. LUNDBY Maren (NOR) 246.2
3. TAKANASHI Sara (JPN) 240.2
4. ALTHAUS Katharina (GER) 234.2
5. VOGT Carina (GER) 233.4
6. STRAUB Ramona (GER) 227.8
7. PINKELNIG Eva (AUT) 225.5
8. IAKOVLEVA Lidiia (RUS) 221.3
9. KLINEC Ema (SLO) 220.1
10. STROEM Anna Odine (NOR) 215.8
Clicca qui per i risultati completi.
Pazzesco a Lillehammer: contro ogni pronostico vince Juliane Seyfarth!
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