Dopo il ritiro di Arianna Follis e Marianna Longa, avvenuto nel 2011, una delle più valide rappresentanti dell’Italia dello sci di fondo femminile è stata Virginia De Martin, soprattutto nelle gare distance e nell’amata tecnica classica.
Nelle sei stagioni di Coppa del Mondo comprese fra il 2011-’12 e il 2016-’17, la fondista di Padola di Comelico è entrata più volte nelle top 20, con alcune puntate nella top 10.
La sua annata migliore resta senza dubbio il 2015-’16, nella quale ha ottenuto il settimo posto nella 10 km mass star della Val di Fiemme, concludendo poi la classifica generale al 28° posto con 274 punti dimostrando grande continuità di risultati.
Nell’estate 2016 Virginia è stata invitata dai coach del Team Usa ad allenarsi con le amiche Jessica Diggins e Kikkan Randall per un traning camp collettivo in Alaska. Dall’Eagle Glacier, Virgy è rientrata in Veneto sicuramente rafforzata come ragazza e con uno status di atleta internazionale.
Tuttavia proprio a questo punto della carriera, è cominciata una parabola discendente. Dopo una discreta annata 2016-’17, la scorsa stagione per la fondista del gruppo sportivo dei Carabinieri è stata senza dubbio la peggiore della sua attività agonistica. Diversi malanni e piccoli infortuni l’hanno tormentata per mesi costringendola a rincorrere una condizione mai arrivata. Come conseguenza di ciò, De Martin Topranin non ha ottenuto il visto per prendere parte alle Olimpiadi di Pyeongchang e nella scorsa primavera la FISI l’ha addirittura esclusa dai quadri nazionali.
Tuttavia la fondista veneta ha una gran voglia di ripartire. Durante l’estate ha conseguito la Laurea in Scienze Motorie all’Università di Verona e ha positivamente continuato con successo il lavoro, assieme al finlandese Martti Jyhlä, di rappresentante per gli atleti nei vari Congressi e meeting che la Fis sta avendo per cercare di stabilizzare finalmente una disciplina che da oramai troppo tempo è alla ricerca della sua storica identità perduta.
Come è nato il suo incarico con la FIS di rappresentante degli atleti dello sci di fondo?
"È nato in modo tanto particolare quanto semplice: mancava qualche giorno alla partenza per il Tour de Ski e ricevo un sms da Kikkan Randall, allora rappresentante degli atleti, che mi chiede quando avessi tempo per una skype call. La mattina dopo ci siamo sentite e, dopo avermi annunciato che avrebbe lasciato l’incarico per candidarsi per far parte della Commissione Atleti del CIO, mi ha proposto di candidarmi per ricoprire il ruolo che lasciava vacante. Non avevo praticamente idea di cosa sarei andata a fare; la sua fiducia nei nostri confronti, unita al passaggio di strumenti e conoscenze, è stata fondamentale!"
Quali importanti obbiettivi avete conseguito tu e Martti Jyhlä in questo primo mandato in rappresentanza delle idee degli atleti di Coppa del Mondo per lo sci di fondo?
"Nel primo anno di rappresentanza siamo riusciti a raggiungere un obiettivo importante a cui aveva già lavorato Kikkan: estendere il compenso in denaro ai primi 20 classificati nelle gare di Coppa invece che soltanto ai primi 10. Questo ci ha costretti a “rubare” qualcosa ai primi tre: infatti, stiamo lavorando ad un piano di promozione dello sport con le LOCs (località organizzative ndr) in modo da “recuperare” quel gap. In generale, tornare ad alzare il valore del nostro sport è uno dei nostri maggiori obiettivi".
Quali sono le principali esigenze e mancanze espresse dagli atleti del circuito di Coppa del Mondo che lei e Martti avete poi riportato ai Comitati dello sci di fondo o avete intenzione di sottoporre alla FIS nei Congressi e riunioni programmate in futuro?
"Sicuramente un punto importante è l’innalzamento del prize money, che comparato ad altri sport è piuttosto basso e soprattutto è invariato da molti anni. Ciò è strettamente connesso all’esigenza di incrementare il valore dello sci di fondo, ad esempio con eventi collaterali alle competizioni, intrattenimento e migliore promozione dello sport e degli atleti. La necessità che vengano rispettati spazi consoni (changing room, family room) per gli atleti e per la salubrità degli stessi: nessuno vuole prendersi un’influenza nel clou della stagione! Infine, alcune esigenze legate alla disposizione del calendario di Coppa del Mondo: ad esempio avere più gare raggruppate e qualche weekend libero in più".
Negli ultimi dieci anni lo sci di fondo ha avuto un netto calo di popolarità (specialmente nell’area alpina) rispetto al biathlon. Qual è la sua visione personale su come dovrebbe rilanciarsi e svilupparsi nel futuro il fondo per riguadagnare l’audience di media e tifosi?
"La mia visione è in linea con l’idea della maggior parte degli atleti di Coppa: riacquistare valore mediante eventi collaterali alle competizioni, creare più intrattenimento, e dare una migliore promozione dello sport che noi facciamo e degli atleti."
Dalla stagione 2018-’19 la Commissione FIS per lo sci di fondo ha deciso di stabilizzare i format di gara e di porre fine ai molti esperimenti e cambiamenti avuti negli scorsi anni. Lei che opinione personale ha sul prossimo calendario di Coppa del Mondo?
"Il prossimo calendario è ancora un po’ un “work in progress”, ma sono concorde con la strada intrapresa dalla FIS: stabilità nei format, oltre che decisione preventiva del calendario per assegnare successivamente le località. Ci vorrà qualche anno, ma questo assicurerà una certa costanza e ricorrenza annuale, utile per fidelizzare pubblico e appassionati".
Con la fine dello scorsa stagione olimpica ed un nuovo quadriennio davanti a noi, nella prossima stagione non vedremo più in Coppa del Mondo Bjørgen e tante altre big, ma assisteremo al ritorno di Johaug. Quali sono le vostre previsioni sulla prossima stagione al femminile?
"Prevedo un rientro in grande stile di ‘Theresina’, ma sono certa che vi sarà più di qualche atleta, non solo norvegese, a darle del filo da torcere".
Da quest’anno si sta allenando in solitario dopo parecchi anni, che novità ha creato nella vostra preparazione estiva?
"Mi allenavo già in passato da sola a casa, quando non eravamo in raduno e devo ammettere che spesso mi piace (sono un po’ selvatica). Quest’anno in raduno faccio molti allenamenti con i ragazzi. È divertente e stimolante".
Vede ancora una certa luce nel futuro dello sci di fondo femminile italiano?
"Assolutamente sì. Ci sono molte ragazze, sia in squadra A che nelle squadre minori, che oltre alle capacità atletiche hanno l’attitudine giusta, entusiasta e combattiva. Mi piacerebbe che venissero fatti degli investimenti a lungo termine, lavorando con metodo e dando fiducia a tecnici e atlete: credo che un buon lavoro di squadra si veda non quando vince uno, ma quando tutto il team riesce ad esprimersi a livelli considerevoli".
Quale è per lei la reale essenza dello sci di fondo, dentro e fuori le competizioni?
"Ciò che mi affascina maggiormente è la sfida con se stessi, il conoscere i propri limiti e le proprie paure alle quali lo sport ci pone di fronte.
Nel suo blog lei si definisce come una farfalla bianca in libertà, dopo la scorsa sfortunata stagione, è nuovamente pronta a spiccare il volo e tornare ai suoi livelli massimi?
"Da quest’estate sto lavorando con impegno con quest’intento".