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Sci di fondo

Il giovane Augusto Celon, dalla città alle piste da sci di fondo: “La nazionale juniores è una grande occasione da sfruttare”

Da Verona alla Norvegia, dalle splendide note musicali provenienti dall’Arena alla corsa nella palude norvegese. Augusto Celon, nato nella città di “Romeo e Giulietta”, è entrato quest’anno a far parte della nazionale juniores Under 20 italiana e poche settimane fa ha partecipato insieme ai suoi compagni di squadra all’International Junior Camp di sci di fondo, organizzato dalla federazione norvegese, dove ha avuto l’opportunità di allenarsi e gareggiare con giovani fondisti provenienti da tutto il mondo, oltre a incontrare grandi campioni come Haga, Jacobsen e soprattutto Klaebo. L’abbiamo intervistato conoscendo un ragazzo appassionato e determinato, pronto a fare tanti sacrifici per inseguire una passione chiamata sci di fondo.
Ciao Augusto. Partiamo dall’esperienza vissuta in Norvegia insieme ai tuoi compagni della nazionale e tantissimi altri giovani fondisti.
«È stato molto bello perché abbiamo fatto questo camp in Norvegia insieme ad atleti provenienti da altre 19 nazioni. Un’occasione del genere non capita spesso perché hai la possibilità di confrontarti con atleti provenienti da realtà diverse dalla tua, scambiare opinioni, allenarsi insieme e vedere a che punto stanno i tuoi avversari internazionali. È stato emozionante poi incontrare alcuni big della nazionale norvegese, soprattutto Klaebo, non mi sembrava vero di vederlo. Abbiamo fatto la foto insieme e ne ho approfittato anche per porgergli qualche domanda sull’allenamento quando è venuto a vederci nella palude. Dopo le ripetute abbiamo chiacchierato un po’».
Sei entrato a far parte della nazionale; come hai reagito quando l’hai saputo?
«Per me è stata una sorpresa. Sapevo di aver fatto una buona stagione ma non immaginavo di rientrare addirittura nella squadra nazionale. Quando mi hanno comunicato che ero stato inserito nel gruppo della nazionale Juniores sono stato felicissimo al punto che mi sembrava tutto un po’ surreale».
Qual è stato il tuo impatto con questa nuova realtà?
«Il primo raduno si è svolto a La Thuile insieme anche agli atleti del gruppo di interesse nazionale. I miei compagni già li conoscevo in precedenza grazie alle gare di Coppa Italia e Opa Cup in Germania, ma in queste settimane ho avuto la possibilità di legare con loro e approfondire la conoscenza. Con i tecnici mi sto trovando bene. Paolo (Rivero, ndr) mi ha fatto un’ottima impressione, è un allenatore molto bravo e con lui mi sto trovando davvero bene. Anche perché è sempre molto attento alle nostre sensazioni, vuole conoscere il nostro pensiero ed è anche pronto a modificare il programma di allenamento se qualcosa non va. Ciò è molto positivo».
Torniamo alla passata stagione: immagino tu sia molto soddisfatto per come siano andate le cose.
«Si, sono soddisfatto delle mie prestazioni anche se in alcune gare avrei anche potuto fare di più. Sicuramente ho fatto un bel salto di qualità rispetto alla stagione precedente e mi sono allenato molto meglio. I risultati si sono visti. Ora voglio proseguire ad allenarmi in questa maniera e fare ancora meglio, anche perché sono in squadra nazionale e voglio sfruttare questa occasione».
Qual è il tuo obiettivo in vista del prossimo inverno?
«L’obiettivo principale è la qualificazione per i Mondiali Under 20 che si disputeranno in Finlandia, a Lahti. Ovviamente voglio fare bene in Coppa Italia e cercare in tutti i modi di guadagnarmi il posto nella squadra Under 23».
Puoi descriverti come atleta? Qual è il tuo punto di forza e in cosa ritieni di dover migliorare?
«Mi comporto piuttosto bene in salita, una cosa che mi viene abbastanza naturale. In questi primi raduni ho capito di dover migliorare molto sulla tecnica, dove ho molti margini di miglioramento. Quindi, nell’allenarmi con attenzione su tutti i particolari, mi focalizzerò soprattutto sulla tecnica».
Da Verona alla nazionale di sci di fondo: puoi raccontarci come è nata questa tua passione?
«Anche se sono cittadino, vengo da una famiglia di appassionati, quindi già all’età di sei anni facevo discesa, poi mio padre si fece male cadendo ma da appassionato di sport invernali non mollò e iniziò a praticare sci di fondo. Chiesi a mio papà di portarmi una volta con lui, così ho provato, mi è piaciuto e mi sono iscritto allo Sci Club Bosco».
Vivevi distante dalle piste da sci: come hai fatto a conciliare sport e studio?
«Sicuramente per me è stato tutto logisticamente più scomodo rispetto a chi è nato in paesi di montagna. Ogni giorno quando tornavo da scuola facevo un’ora di macchina per andarmi ad allenare sulla neve. Per fortuna i miei genitori mi hanno sempre accompagnato avendo una grande passione per il fondo. Non fosse stato per loro non avrei mai potuto allenarmi. Una volta tornato a casa, però, mi mettevo subito sotto con i libri, anche perché ho fatto il liceo scientifico. Devo ammettere che nonostante tutto non ho avuto grandi difficoltà a fare le due cose perché mi è sempre piaciuta la matematica, magari ho sofferto di più con altre materie ma alla fine me la sono sempre cavata pur studiando la sera».
In estate ti sei diplomato: pensi di proseguire gli studi?
«Ho già passato il test per la facoltà di statistica e credo che mi iscriverò a Padova. Quest’anno, però, mi concentrerò soprattutto sullo sci di fondo, voglio giocarmi al meglio l’occasione che mi è stata data dalla nazionale e anche dai Carabinieri che mi hanno tesserato da aggregato. Al termine della stagione saprò qualcosa in più sul mio futuro. Ovviamente mi tengo aperta ogni porta».
Hai un idolo o un punto di riferimento nel mondo dello sci di fondo?
«Non me ne voglia Klaebo (ride, ndr) ma fin da piccolo mi è sempre piaciuto tantissimo Northug che per me è un grande e rimane sempre il migliore. Per quanto riguarda un punto di riferimento, credo che da italiano un atleta da prendere come esempio sia Federico Pellegrino, anche se non essendo io uno sprinter, cerco di ispirarmi nel mio piccolo a Francesco De Fabiani, che ha caratteristiche più simili alle mie».
Hai un sogno nel cassetto?
«Preferisco restare con i piedi per terra, quindi non sto qui a sognare le Olimpiadi. Al momento il mio sogno è quello di far bene quest’anno e poter poi continuare con lo sci di fondo, magari trasformandolo in un lavoro».

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